Camminare insieme
Il contributo della “Rete sulla via del silenzio”

Sinodo e meditazione

 Sinodo e meditazione  QUO-195
27 agosto 2022

Come amava ripetere Thomas Merton, il cristianesimo è la religione del paradosso. E allora può risultare accettabile il fatto che a un’occasione discorsiva per eccellenza - qual è il Sinodo - facciano sentire la loro voce anche i propugnatori del silenzio. Parliamo di un contributo proposto nella preliminare fase dell’ascolto sinodale dalla “Rete sulla via del silenzio”, movimento spontaneo sorto negli ultimi quattro anni in favore di un recupero delle pratiche meditative e della preghiera silenziosa nella vita della Chiesa. Il documento è stato presentato dal giornalista Fabio Colagrande e sottoscritto da una decina tra i promotori dell’evento (tra essi Antonella Lumini, fra Emiliano Antenucci del santuario della Madonna del Silenzio, padre Guidalberto Bormolini dei “Ricostruttori nella preghiera”) che nel dicembre 2019 raccolse al Pontificio ateneo Sant’Anselmo a Roma più di cento tra studiosi e interessati alla preghiera meditativa.

Da allora il tempo passato è stato il tempo della pandemia e dei lockdown, nel quale l’opzione di una preghiera individuale e silenziosa si è spesso imposta più per necessità che per scelta. Ma cosa propone in effetti la “Rete sulla via del silenzio” alla Chiesa universale impegnata nel Sinodo? «Siamo convinti — si legge nel documento — che l’antica tradizione cristiana dei padri e delle madri della Chiesa, occidentali e orientali, che insegnavano le pratiche dell’esicasmo, della preghiera del cuore e della meditazione, siano state e siano tuttora una risposta potente alla domanda di una spiritualità rinnovata sempre più crescente». Non dunque un recupero nostalgico di un passato lontano quanto piuttosto il tentativo di dare un’ulteriore risposta a quel bisogno di spiritualità diffuso che l’altrettanto diffuso senso utilitaristico della vita non è riuscito a sopprimere ma che trova spesso canali di espressione particolare al di fuori della tradizione cristiana.

«Nonostante la grande richiesta di maestri e guide spirituali, nelle parrocchie e nelle comunità ecclesiali mancano percorsi strutturali che insegnino ai giovani a pregare semplicemente, senza “dire preghiere” ma apprendendo forme di meditazione e che consentano a chi prega di porsi con semplicità e genuinità davanti a Dio. Questa domanda», continua il testo, «resta purtroppo spesso inevasa all’interno della tradizione cristiana, spingendo molte persone a rivolgersi a guide spirituali di altre religioni o filosofie non cristiane» che hanno la capacità di insegnare pratiche meditative verso la scoperta di sé e la pace interiore. Senza giri di parole gli estensori sostengono che non saranno la riscoperta della liturgia, dell’etica o della dottrina sociale a rilanciare oggi la Chiesa ma solo la riscoperta della dimensione mistica della fede in Cristo. Cioè solo una spiritualità rinnovata, laica e feriale, basata su una preghiera individuale assidua e sulla capacità d’ascolto dello Spirito, potrà dare, secondo Colagrande, linfa vitale a una fede vissuta sia individualmente sia comunitariamente.

La “Rete sulla via del silenzio” ha fatto partire a marzo il progetto della “Scuola delle scuole di meditazione cristiana”, cioè un ciclo di seminari mensili tenuti dai principali ispiratori della meditazione in ambito cristiano, perché «pensiamo che dall’incontro personale quotidiano con Cristo ne risulterebbero beneficiate anche le dimensioni comunitarie, a cominciare dall’Eucarestia domenicale. Siamo convinti che questo sia il tempo dell’ascolto, dell’ascolto di Dio come del prossimo. Perché la ricerca del silenzio non nasce dal bisogno di una fuga mundi o da un ripiegamento intimistico ma dalla convinzione che solo una vita spesa “in contemplazione” di Dio può aprirsi all’altro in modo libero e appassionato».

In un tempo di post secolarizzazione la riscoperta di una preghiera che sia soprattutto attesa, ascolto, affidamento alla volontà del Padre e abbandono al suo sguardo rassicurante e salvifico, può essere una grande opportunità per ridare vigore alla vita della Chiesa e alla sua missione evangelizzatrice. «Alla radice del dialogo con Dio c’è un dialogo silenzioso, come l’incrocio di sguardi tra due persone che si amano: l’uomo e Dio incrociano gli sguardi, e questa è preghiera. Guardare Dio e lasciarsi guardare da Dio: questo è pregare» (Papa Francesco, 13 febbraio 2019).

di Roberto Cetera