Domenica l’apertura della Porta santa nella basilica di Collemaggio

Il Pontefice a L’Aquila
per la Perdonanza

 Il Pontefice a L’Aquila  QUO-195
27 agosto 2022

La visita pastorale di Papa Francesco a L’Aquila si innesta nella tradizione della Perdonanza, che nella città scorre ininterrottamente da 728 anni.

La geniale iniziativa di Celestino V anticipa di sei anni la celebrazione del primo Giubileo della storia, indetto da Bonifacio VIII nel 1300. Papa Francesco raccoglie la intuizione pastorale celestiniana (che ha una straordinaria carica profetica), arricchendola con il suo magistero e la proietta a livello planetario.

«La prima verità della Chiesa — scrive nella Misericordiae vultus — è l’amore di Cristo. Di questo amore, che giunge fino al perdono e al dono di sé, la Chiesa si fa serva e mediatrice presso gli uomini. Pertanto, dove la Chiesa è presente, là deve essere evidente la misericordia del Padre» (n. 12).

Nella logica evangelica, il perdono va anzitutto “accolto” dalle mani di Dio per essere poi “dato” e “chiesto” nei rapporti umani.

Va sempre precisato che perdonare il prossimo non vuol dire “giocare al ribasso”, far finta di niente, come se la cosa non fosse accaduta; né pretendere di cancellare il passato dalla memoria. Chi perdona prende “sul serio” ciò che è accaduto, anche se è marcato da impronte negative, ma lo supera mettendo in campo l’amore. Non si lascia imbrigliare dal male, ma vince il male con il bene.

Perdonare è un atto di libertà, effetto della grazia che opera in noi. Solo chi, dentro di sé, ha sciolto i nodi che lo legano all’egoismo, al risentimento e al desiderio di ritorsione può perdonare. Coloro che non hanno conquistato una vera autonomia nei confronti delle emozionalità ostili — proprie e altrui — non sono capaci di misericordia inclusiva e operosa.

Il perdono mantiene aperta la mente alla verità e ristabilisce l’obiettività nelle valutazioni, che vengono distorte dalla volontà di rappresaglia. Infatti, il rancore è come una lente deformante che altera la percezione degli eventi.

La misericordia neutralizza le tossine dell’odio, che non solo avvelenano le relazioni interpersonali e sociali, ma inquinano il cuore e i suoi sentimenti: per cui, il primo danneggiato è chi lascia circolare in sé questi “flussi ostili”, che scompensano la capacità di “amare”, di “amarsi” e di “lasciarsi amare”. Chi “fa il male”, anzitutto “si fa male”.

Il perdono ha una valenza “terapica”, sia sul versante spirituale che su quello psicologico e comunitario, perché consente di mantenere transitabili (o di ripristinare) le vie dell’ascolto, della benevolenza, della speranza.

La prontezza al perdono, suscitata dallo Spirito, porta impressa in sé “il sigillo della Pasqua”, perché è frutto della partecipazione alla morte e alla risurrezione di Gesù. Il perdono può comportare “costi”, anche alti, ma ci ottiene grazie molto più grandi rispetto alla “misura generosa” che abbiamo adottato nei confronti degli altri.

La misericordia non scavalca la giustizia


Va pure evidenziato che la misericordia non scavalca la giustizia: anzi, la esige e la promuove. Infatti, come afferma san Giovanni Paolo II, «il perdono si oppone al rancore e alla vendetta, non alla giustizia. La vera pace, in realtà, è “opera della giustizia” (Is 32, 17)». Perciò «la capacità di perdono sta alla base di ogni progetto di una società futura più giusta e solidale» .

Papa Francesco riprende e sviluppa questo insegnamento, fissando la inscindibile connessione tra Perdono-Giustizia-Pace. In questo tempo, turbato dalla guerra in Ucraina e da sanguinosi conflitti che sconvolgono molte regioni del mondo, il messaggio della Perdonanza può risultare decisivo per scoprire e percorrere i sentieri del dialogo e della concordia.

Inoltre, Papa Francesco ha asserito con vigore che dal perdono proviene una spinta propulsiva non solo per l’edificazione della città di Dio ma anche per rendere più equa e fraterna la città dell’uomo: «c’è un’idea forte che mi ha colpito, pensando all’eredità di san Celestino V. Lui, come san Francesco di Assisi, ha avuto un senso fortissimo della misericordia di Dio, e del fatto che la misericordia di Dio rinnova il mondo». È da questa esperienza di “trasformazione”, spirituale ed etica, che scaturisce «l’amore come forza di purificaazione delle coscienze, forza di rinnovamento dei rapporti sociali, forza di progettazione per un’economia diversa, che pone al centro la persona, il lavoro, la famiglia, piuttosto che il denaro e il profitto».

Attraverso la voce di Papa Francesco il messaggio universale della Perdonanza troverà nuovi “registri” dottrinali e inedite “tonalità” espressive, spingendosi con raggio dilatato dentro nuovi ambiti ecclesiali e verso “periferie esistenziali” non ancora raggiunte.

Un’ondata di entusiasmo e commozione


La notizia della visita pastorale di Papa Francesco ha suscitato un’ondata di entusiasmo e di commozione, che ha coinvolto per intero la città e il suo territorio.

Si è subito registrata una “mobilitazione generale” che ha “allertato”, nel segno della unanimità, la comunità ecclesiale e le istituzioni (in prima fila la prefettura e il municipio, insieme all’amministrazione regionale e provinciale) come anche gli organismi rappresentativi, le associazioni culturali e le aggregazioni sociali.

La Chiesa aquilana ha messo in cantiere attività formative e liturgiche per favorire una preparazione adeguata a questo straordinario evento: poiché vuole puntare ad essere, il più possibile, “degna” di questo dono. I fedeli più impegnati, infatti, avvertono la responsabilità di essere buoni “amministratori” della grazia ricevuta. Il seme fecondo della Perdonanza va sparso ovunque, con gesti larghi e perseveranti, specie sul terreno delle comunità famigliari dissestate, sui centri decisionali (pubblici e sociali) che presentano “criticità” di gestione, sui solchi spesso aridi delle relazioni internazionali.

Le ferite ancora vive del terremoto


La visita pastorale di Papa Francesco è polarizzata sulla riconciliazione e sulla conversione, ma diventa anche incontro con una città che — nella sua anima e nei suoi edifici — porta ancora le ferite del terribile terremoto che l’ha devastata il 6 aprile del 2009: quella calamità demolitiva ha causato lutti e rovine, provocando sofferenze immani. Venendo tra gente che ha subìto gravi traumi, come vero “Papa-Papà”, eserciterà il ministero della consolazione, con lo stile sapiente e la tenerezza avvolgente che lo caratterizzano. Ecco perché a piazza Duomo incontrerà i parenti delle vittime, insieme ad altri rappresentanti della popolazione. Si recherà poi nella spianata antistante la basilica di Santa Maria in Collemaggio, dove, in comunione con una assemblea, che riassume le varie componenti della comunità ecclesiale e sociale, celebrerà l’eucaristia. L’apertura della Porta Santa spalancherà ai pellegrini l’ingresso nella misericordia infinita di Dio, attraverso la concessione della indulgenza plenaria.

Dopo la dichiarazione dell’Unesco, che ha riconosciuto la Perdonanza come patrimonio immateriale dell’umanità, pure gli uomini “di buona volontà”, che si riconoscono nei valori contenuti nella “eredità” spirituale e culturale di Celestino V, sono chiamati ad essere protagonisti nella splendida avventura di edificare la civiltà dell’amore, a servizio di ogni uomo e di tutto l’uomo.

Papa Francesco non mancherà di incoraggiare il processo di ricostruzione, che si è attivato rapidamente e avanza con passo deciso, sostenuto dalla tenacia fattiva della gente abruzzese, che mai si è arresa davanti ai disastri che hanno segnato dolorosamente la sua storia. Il territorio aquilano conosce oggi un percorso di rinascita: ogni giorno nuovi spazi, edilizi e sociali, vengono sottratti al dominio mortale del sisma e riconquistati ad una vita, collettiva e personale, più piena ed intensa. Davvero la città che risorge è più forte e più bella di prima.

L’Aquila, sapendo di vivere un evento-epocale, accoglie con giubilo il successore di Pietro e intende corrispondere al suo gesto di predilezione facendosi eco del “sì” di Maria: maestra, Madre e modello di fedeltà al Vangelo. Con la venuta di Papa Francesco una sovrabbondante benedizione si riverserà su questo territorio e sulla sua gente: per questo la nostra Chiesa, con tutta la città, desidera con filiale riconoscenza cantare il suo Magnificat.

di Giuseppe Petrocchi
Cardinale arcivescovo de L’Aquila