Incontro di giovani a Loreto guidato da don Alberto Ravagnani

Quando il virtuale è reale

 Quando  il virtuale è reale  QUO-194
26 agosto 2022

In principio era un giovanissimo prete dell’arcidiocesi di Milano che, privato della vicinanza con i suoi ragazzi dell’oratorio a causa del lockdown, cominciò a cimentarsi con i video on line per mantenere viva la relazione. Gli venivano molto bene perché don Alberto Ravagnani ha una bella faccia plastica che “buca” lo schermo, perché possiede una buona tecnica di ripresa e di montaggio, perché parla veramente la lingua dei giovani (a differenza di quei preti ed educatori meno giovani che la scimmiottano) e soprattutto perché nei suoi contenuti essenziali coglie e risponde efficacemente alle domande di senso che pervadono la vita dei ragazzi.

Nella società della polarizzazione (sempre necessaria) il mondo degli adulti si divise nelle critiche: troppo trasgressivo per i conservatori e troppo “vecchio oratorio” per i progressisti o pseudo tali; entrambi afflitti dalla malattia dell’autoreferenzialità. Per la verità, a noi dell’Osservatore Romano, don Alberto piacque subito: gli dedicammo un articolo e gli affidammo anche la realizzazione di un divertente video-promo del nuovo quotidiano on line. Ma più del nostro gradimento ha contato quello dei giovani. I frizzanti video di Ravagnani sono diventati rapidamente virali dal nord al sud Italia, e oggi le sue pagine Instagram e YouTube raggiungono circa 150.000 follower, in un segmento, quello dei giovani, che — tanto se ne discute in questi tempi sinodali — appare abbastanza ostico ad accogliere la parola del Vangelo.

Don Alberto ha curato molto in questi due anni tutti questi contatti, ascoltando, spiegando, aiutando e consigliando. Ne è venuta fuori una fitta rete di relazioni basate sull’esigenza più forte espressa dai giovani: quella dell’amicizia nella Verità, quella di una vita vissuta all’insegna della Fraternità. Da lunedì a giovedì prossimi alcune centinaia di giovani, provenienti da tutta Italia, toccati dal desiderio di fraternità e mossi dai video di Ravagnani si incontreranno a Loreto per cercare insieme di declinare nel pratico cosa significhi vivere fraternamente. Ad accompagnarli, insieme a don Alberto, anche alcuni adulti particolarmente dedicati all’ascolto empatico e non giudicante, come, tra gli altri, don Luigi Maria Epicoco. Racconta Giorgia Azimanti, 17 anni, 4ª liceo: «Io ho avuto la fortuna di partecipare alle iniziative di don Alberto anche “dal vivo” del nostro oratorio di Busto Arsizio e di praticare concretamente una vita in fraternità. Sento oggi uno spazio diverso dentro di me, che si realizza nel piacere della preghiera, ma anche in un modo diverso di vedere il mondo, di stare con le persone e custodirle». Anche Federico Acali è al quarto anno di liceo e viene da Roma: «I video di don Alberto su Instagram mi intrigavano e mi facevano pensare. Così ho deciso di scrivergli e mi sono ritrovato qui a condividere con lui e gli altri ragazzi l’esperienza dell’oratorio. Un’esperienza che mi ha cambiato e maturato nel profondo, perché oggi sento che l’amore di Dio abita tutte le mie relazioni. Un amore integrale che vive in ogni ambiente in cui mi trovo, e soprattutto che mi dà un’autentica felicità. L’ incontro con gli altri, spesso tanto diversi da te, ha però il sapere della scoperta. Degli altri e di te stesso». «È vero — gli fa eco Giorgia — anche quando mi relaziono con i miei coetanei diversi da me, magari non credenti, sento che mi guardano con benevola curiosità, perché se c’è verità nei tuoi occhi puoi toccare il cuore di chiunque. La fraternità non è una prerogativa di pochi eletti, è per tutti, con tutti». La fraternità «ha cambiato la mia vita», racconta Pietro Laguardia, 18 anni, di Siena: «Faccio le stesse cose di prima ma mi sembrano completamente diverse, perché sono illuminate da un’altra luce. Una luce che splende in modo uguale su tutti noi ed è questa luce comune che ci fa sentire fratelli. Il virtuale non sostituisce la presenza, ma lo arricchisce. L’essere in una relazione virtuale con tanti giovani che altrimenti non avrei mai incontrato mi fa sentire ancora più viva l’universalità della Chiesa. Grazie ai social so che girando l’Italia in ogni posto posso trovare un amico, un fratello. La fratellanza è espressione di quella relazionalità che è proprietà di Dio e che noi mutuiamo da lui, essendo fatti a sua immagine. E la fratellanza è la migliore testimonianza che puoi dare del tuo essere cristiano. Sapessi quanti ragazzi che non erano credenti sono stati affascinati dal nostro vivere da fratelli! E poiché anch’essi mi sono fratelli, anche da loro io sento di poter prendere qualcosa».

Conclude don Alberto Ravagnani: «La Chiesa è fraternità, è comunione di fraternità. Chiesa significa semplicemente fraternità. Anche nel virtuale c’è la comunione dei santi, perché in realtà , anche quando non ci conosciamo di persona, siamo una comunità, siamo tutti più vicini di quanto pensiamo». «Cosa vi aspettate da questi quattro giorni d’incontro a Loreto?», domando. «Vorremmo che da questo incontro uscisse tanto rumore — dice don Alberto — un rumore salutare: il rumore di ragazzi che non si accontentano dell’esistente, di ragazzi che non pongono l’“io” al centro della propria vita, ma che sono convinti che ci si realizzi soltanto nel “noi”, nel sentirsi fratelli, figli di uno stesso padre». Risponde più semplicemente per tutti i ragazzi Giorgia: «Ci aspettiamo tanta bellezza».

di Roberto Cetera