Dizionario di dottrina sociale della Chiesa

La priorità del lavoro
per la ripresa

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18 agosto 2022

La crisi presente è gravata da molte incertezze e preoccupazioni: cambiamenti tecnologici, destabilizzazione geopolitica, crisi economico-finanziarie, emergenze ambientali e sanitarie che hanno alimentato povertà diffusa e crescenti disuguaglianze. Stiamo attraversando uno snodo cruciale della storia: le politiche di ripresa che adottiamo oggi incideranno profondamente sul futuro. Nonostante un ampio consenso sulla necessità di realizzare una “giusta” transizione digitale ed ecologica, rimane difficile adottare una strategia che non si limiti a perseguire tecnocraticamente singoli obiettivi, talvolta fra loro confliggenti, ma assuma l’orizzonte ampio del bene di tutti. Come dirigere la ripresa verso il bene comune?

Esperta di umanità, la tradizione sociale della Chiesa indica anche oggi il lavoro umano come chiave della questione sociale. L’obiettivo concreto è il lavoro per tutti, perché la ripresa deve essere inclusiva per essere sostenibile. «Il grande tema è il lavoro […] non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro» (Fratelli tutti, 162). La priorità del lavoro costituisce un criterio semplice e robusto per la ripresa, che può ispirare e far convergere sia l’azione “dal basso” di persone e comunità, sia le macro-decisioni politiche ed economiche.

Nel lavoro è in gioco tutta la persona e la sua libertà: «Il primo fondamento del valore del lavoro è l’uomo stesso» (Laborem exercens, 6). Lavorare non solo è un “fare”, ma un agire dove contano moltissimo il “come” e il “perché”; fare una data “cosa” incide in modo diverso sulla realtà a seconda delle ragioni e dell’atteggiamento di chi agisce. Chiunque, lavorando, non può che rimettere in circolo ciò che ha ricevuto: il dato materiale, le conoscenze, le infrastrutture. Ma conta il perché e il come lo fa: nell’orizzonte del bene comune, la gratitudine per quanto si riceve si traduce in dinamismo di gratuità, creatività personale e comunitaria nel lavorare “con” e “per” gli altri.

Di tale creatività abbiamo bisogno per riannodare le due facce del lavoro: necessità per la persona e, al contempo, risorsa inestimabile per lo sviluppo. Disoccupazione, lavoro povero e precarietà sono infatti problemi reali, quanto è reale il fatto che troppi bisogni umani sono ancora senza risposta. Il tentativo umile e fantasioso di una ripresa basata sul “lavoro per tutti” potrebbe dunque non essere un miraggio.

di Simona Beretta
Docente di Politiche economiche internazionali e direttrice del Centro di Ateneo per la dottrina sociale della Chiesa