Non solo Archie

 Non solo Archie  QUO-181
09 agosto 2022

Mary ha 89 anni e vive da qualche anno in Scozia, in una casa di riposo, con un po’ di acciacchi sulle spalle.

Un giorno contrae un’infezione che colpisce polmoni e apparato digerente. Le sue condizioni si aggravano e viene ricoverata in ospedale. Dove viene trattenuta solo due giorni e poi rispedita a casa, mentre l’infezione raggiunge il culmine. Il verdetto è tranchant : non ha un orizzonte di vita che giustifichi una permanenza (costosa) in ospedale e ancor meno in terapia intensiva. Ma prima di dimetterla i medici si premurano di agevolarle il percorso, togliendole perfino i suoi farmaci abituali e negandole qualsiasi terapia palliativa che lenisca almeno i dolori. Mary ha una nipote, medico e italiana, che si infuria coi medici, sentendosi laconicamente però rispondere “Questo è il protocollo”. Prova lei a somministrarle qualche antibiotico e antidolorifico. Ma il tempo è ormai passato e Mary inevitabilmente si spegne nella sofferenza.

Il caso di Archie ha avuto ampia risonanza mediatica ed ha commosso in tutto il mondo, per le sue circostanze e per la sua giovane età. Ma a quanti vecchietti, ogni giorno, nel silenzio e nell’accettazione più totali, è riservata la stessa sorte toccata a Mary? Il “protocollo” diviene prassi abitudinaria, e questa diviene cultura diffusa: cultura dello scarto, del valore solo economico della vita, del “funzionalismo” esistenziale, come lo chiama Papa Francesco. Se, come insegna la dottrina cristiana, occorre sempre scorgere il bene nelle occasioni di male, sarebbe bello se il sacrificio di Archie servisse ad accendere uno spot di luce sulle tante, silenziose e dimenticate, vittime quotidiane del “protocollo”.

Ma c’è anche un’altra lezione da apprendere dalla triste vicenda del bambino inglese. Archie è morto due volte. La prima, leggendo le cronache, sembrerebbe riportare a quel tragico incidente occorsogli mentre emulava un “gioco” preso da internet. Un particolare, se vero, un po’ sottaciuto nelle ricostruzioni giornalistiche. Anche qui, per quanto l’orrore non conosca gradi, la differenza — come nel caso sopra — la fanno i numeri.

Per una storia di clamore come quella del piccolo Archie, ogni giorno migliaia di giovani fanno scempio del proprio corpo e della propria mente, attraverso i trabocchetti “anestesizzanti” — come li ha definiti Papa Francesco — indotti dalla rete. E sempre con finalità primarie di carattere economico. Anche questa è un’emergenza di cui si parla poco e malvolentieri. Perché inchioda il mondo degli adulti a severe responsabilità.

A pagare, in entrambi i casi, sono i più deboli: i più giovani e i più vecchi. Economicamente inutili. Entrambi centri di costo, non di ricavo. Eppure questo mondo in crisi quanto avrebbe oggi bisogno della bellezza dei vecchi e dei bambini. Ma lo dice solo Papa Francesco. (roberto cetera)

di Roberto Cetera