Bailamme

(Ri)partenze

 (Ri)partenze  QUO-178
05 agosto 2022

Partiamo per le vacanze finalmente, mare, montagna, città d’arte, sarà un tempo di quiete e meritato riposo, oppure un tempo di avventure e divertimento. Già che ci siamo, portiamoci anche un libro, magari ci viene voglia di leggere. Ma a ben vedere scegliamo sempre libri che siamo certi ci piacerà leggere. Insomma, letture comode, facili da indossare, che in anticipo scegliamo confortevoli. Invece, la cronaca dei giornali e dei social ci racconta di dolori, tragedie umanitarie, ingiustizie, follie della solitudine. Se non siamo proprio insensibili, il nostro umore ne risente e scopriamo che la letteratura, anche la più alta, non può addomesticare la vita. Ma la questione è tutta nella postura che assumiamo quando ci avviciniamo al meraviglioso mondo dei libri.

La verità è che scegliendo, “le cose che ci interessano”, in realtà spesso scegliamo quelle che ci offrono semplicemente conferme. Forse però la grande letteratura deve farci saltare dalla sedia, deve turbare l’apparente tranquillità, deve scomodarci, infastidirci. E così facendo deve connetterci sempre con la verità (che sappiamo essere spesso scomoda).

In sostanza, ci accomodiamo su qualcosa di già noto, e cosa c’è di più noto e confortevole se non il passato? In particolare, quella porzione di passato che ci piace ricordare, nella quale ci vediamo in gran forma e in perfetta armonia con gli elementi. Quando non hai un buon rapporto con il futuro, tanto vale rifugiarsi nel passato.

Ne parla un libro che sto leggendo in queste calde giornate. Cronorifugio, si intitola, di Georgi Gospodinov (Voland Ed.). Il romanzo racconta di un dottore che inventa una “clinica della memoria”, in cui si ricostruisce il passato per coloro che stanno perdendo i ricordi.

Il fatto è che pian piano tutti vogliono ricostruire il proprio passato migliore e rifugiarvisi. Finché ogni Stato indice addirittura un referendum per decidere a quale passato collettivo tornare (tutti sembrano stranamente indifferenti al ripetersi di eventuali errori). Ecco un libro scomodo, mi son detto. Perché è inevitabile che io mi chieda se e a quale passato vorrei tornare. È una tentazione sempre in agguato, che smaschera le nostre fragilità rispetto al presente e alle incognite del domani.

Fortunatamente qualcosa ci suggerisce anche che la vita, pur nel suo ritmo ripetitivo, è sempre proiettata in avanti. L’importante è avere un orizzonte che offra una prospettiva, uno slancio di rinnovamento.

In fondo è un po’ anche quello che ha detto il Santo Padre nel suo recente viaggio in Canada, pensando a questo pellegrinaggio penitenziale non come punto di arrivo, ma di (ri)partenza. (nicola bultrini)

di Nicola Bultrini