Il cardinale Semeraro a Bibione e Concordia

La porta della misericordia

 La porta della misericordia  QUO-177
04 agosto 2022

«Ogni porta parla!». Una porta sbarrata «è un rifiuto, una porta aperta è accoglienza, una porta sbattuta è un’offesa che lascia il segno». Così il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi, all’apertura della Porta Santa, martedì 2 agosto, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, in occasione della vi perdonanza di Bibione. L’iniziativa prevede momenti di preghiera e di incontro all’insegna della solidarietà missionaria e i fedeli possono lucrare l’indulgenza plenaria fino al 16 agosto, quando la perdonanza si conclude.

Nell’omelia il porporato ha detto che una porta «delicatamente aperta per non svegliare chi dorme, magari da un padre che rientra tardi dal lavoro, o tenuta socchiusa da una mamma per ascoltare il respiro del figlioletto ammalato, sono segni d’amore». Infatti, una porta «è sempre qualcosa di più di quel che vediamo». È sempre «simbolo: di presenza o di assenza, di un invito o di un respingimento». Perfino in informatica, una «porta», o un «portale» apre a «universi inesplorati e a relazioni nuove, ma può anche precipitarti in pozzi oscuri e in rapporti perversi». E a Bibione è stata aperta una «porta della misericordia. La porta è Cristo!».

Il giorno successivo Semeraro ha presieduto, nella cattedrale di Concordia Sagittaria, la concelebrazione in occasione del «rinvenimento delle reliquie» del patrono santo Stefano, alla presenza del vescovo Pellegrini e del presbiterio diocesano di Concordia-Pordenone.

Stefano è anzitutto «un annunciatore, un evangelizzatore, un missionario», ha detto il cardinale all’omelia. Egli è stato «il primo ad avere avviato» quella che sarà poi chiamata l’«inculturazione del Vangelo», un «fatto molto importante».

Primo in quel gruppo di «sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza», ai quali i Dodici affidarono l’incarico dell’assistenza verso i poveri, Stefano fu, «diremmo oggi, un operatore di carità», ha aggiunto, rimarcando che non si deve «tenere mai separati l’impegno sociale della carità dall’annuncio coraggioso della fede».