Le parole del governatore generale Mary Simon

Sulla strada della guarigione

 Sulla strada della guarigione  QUO-171
28 luglio 2022

La visita di Papa Francesco in Canada manifesta al mondo che la Chiesa cattolica romana e il successore di Pietro stanno camminando «con noi sulla strada della riconciliazione, della guarigione, della speranza e del rinnovamento». Così il governatore generale del Canada, Mary Simon, ha salutato il Pontefice nella storica “Citadelle de Québec, un «luogo dove condividere storie e scambiare idee». Simon ha ringraziato il Pontefice per questa tappa che si inserisce nell’ambito del «pellegrinaggio penitenziale» iniziato a Maskwacis, dove si sono evidenziate alcune realtà. La prima è «la sofferenza e il dolore dei sopravvissuti, dei membri della comunità che hanno sofferto per decenni»: popoli autoctoni «sottoposti a politiche volte a eliminare le loro culture, lingue, credenze e pratiche spirituali»; sopravvissuti che «portano con sé ogni giorno il trauma dell’esperienza della scuola residenziale».

Ma queste persone, ha fatto notare il governatore, «sfidano ogni etichetta». Sono genitori che «hanno difeso i loro figli quando nessuno lo faceva». Sono dei difensori che «hanno lottato, e lottano tuttora, per le loro lingue e culture, affinché possano prosperare per le generazioni a venire». Sono anche artisti che «trasmettono le loro storie attraverso la musica, la danza, la cultura e la lingua». Senza dubbio sono tutti «orgogliosi. Tutti determinati».

Il governatore ha sottolineato che questi popoli sono venuti ad «ascoltare ciò che il Papa ha da dire, con cuore e mente aperti, alcuni pronti a perdonare, altri a vivere ancora con dolore, ma tutti pronti ad ascoltare. Ognuno di loro vuole andare avanti nel proprio percorso di guarigione».

I popoli autoctoni, ha detto Simon, «hanno dimostrato al mondo, e continuano a dimostrarci che nonostante le sfide che possono affrontare, le affronteranno con dignità e grande determinazione». Queste persone, ha spiegato, non si sono mai arrese. «Ricordiamo — ha aggiunto — che è grazie al loro coraggio e alla loro resilienza che oggi siamo qui». Infatti, «i loro sforzi rendono il Canada una nazione più forte». Ed è responsabilità collettiva ricordare «gli eventi delle scuole residenziali, raccontare le storie dei sopravvissuti e di coloro che non sono mai tornati a casa, e sostenere e curare coloro che lo hanno fatto».