Il saluto del primo ministro Justin Trudeau

La riconciliazione
è una responsabilità di tutti

 La riconciliazione è una responsabilità di tutti  QUO-171
28 luglio 2022

«La riconciliazione è una responsabilità di tutti noi. È nostra responsabilità vedere le nostre differenze non come un ostacolo, ma come un’opportunità per imparare, per capirci meglio e per agire». Lo ha detto il primo ministro canadese Justin Trudeau salutando Papa Francesco all’inizio dell’incontro nella “Citadelle de Québec” e riconoscendo che il pellegrinaggio penitenziale del Pontefice — con la sua richiesta di perdono per il male commesso da tanti cristiani — ha avuto «un impatto enorme» sulle popolazioni indigene.

«Riconosciamo tutti — ha ammesso Trudeau — che il sistema delle scuole residenziali ha tentato di assimilare i bambini indigeni». In questi istituti residenziali i piccoli «erano soli e isolati nel loro dolore e nella loro sofferenza, lontani dalle loro famiglie e comunità. E peggio ancora, privati della loro lingua, della loro cultura, della loro identità». Essi vivevano, ha insistito, «una profonda solitudine: una perdita non solo della famiglia e della comunità, ma anche della lingua, della cultura e dell’identità».

Per questo il primo ministro ha sottolineato l’importanza del cammino intrapreso, in particolare da quando nel 2015 è stato pubblicato il rapporto finale della Commissione per la verità e la riconciliazione. «Nelle nostre precedenti conversazioni, fin dalla prima volta che ne abbiamo parlato — ha detto rivolgendosi al Papa — lei ha sempre offerto il suo tempo, cercando sinceramente di capire, di fare del bene e di riparare». E «l’evento di questa settimana a Maskwacis — ha sottolineato riferendosi all’incontro di lunedì scorso con i rappresentanti delle comunità originarie del Paese — non sarebbe stato possibile senza il coraggio e la perseveranza dei sopravvissuti che hanno condiviso i loro ricordi dolorosi e raccontato le loro esperienze, anche direttamente al Santo Padre».

Del resto, il riconoscimento degli «abusi subiti nelle scuole residenziali, che hanno portato alla distruzione di culture, alla perdita di vite umane e ai continui traumi subiti dalle popolazioni indigene in ogni regione di questo Paese», costituisce «un punto di partenza, un primo passo», come ha detto il Pontefice. «I sopravvissuti e i loro discendenti devono essere al centro di tutto ciò che faremo insieme in futuro» ha assicurato Trudeau, ricordando che il capo nazionale dei Dene, Gerald Antoine, ha paragonato questo momento «all’esperienza di camminare sulla neve e vedere le tracce fresche di un alce». Si tratta di «un sentimento di speranza». E, ha affermato il primo ministro, «oggi voglio dire: continuiamo a lavorare tutti insieme per mantenere viva questa speranza».

«So che la sua presenza qui questa settimana non sarebbe stata possibile senza le sue convinzioni personali e la sua integrità» ha aggiunto rivolgendosi a Francesco e ringraziandolo «di essere venuto con il cuore aperto». Nel ricordare la festa di sant’Anna celebrata il giorno prima, Trudeau ha parlato della madre di Maria come «simbolo dell’amore materno e della famiglia», ma anche come «simbolo di guarigione». E, ha concluso, «nello spirito della guarigione, non arrendiamoci mai. Canadesi, istituzioni — continuiamo a lavorare insieme ai popoli indigeni fino a raggiungere un futuro migliore per tutti».