Casa accogliente per tutti

 Casa accogliente  per tutti  QUO-171
28 luglio 2022

Québec city, 27. «Che questo grande Paese sia sempre d’esempio nel costruire il futuro custodendo e valorizzando le radici, in particolare le popolazioni indigene, e nell’essere casa accogliente per tutti». Questo l’auspicio, ripetuto per ben due volte — in un discorso e scrivendolo nero su bianco — con cui Papa Francesco ha iniziato oggi la seconda parte del pellegrinaggio penitenziale in Canada, atterrando sulla costa Atlantica, nella Provincia di Québec, che da sola copre il 15 per cento dell’intera nazione. In pratica l’equivalente totale di Spagna, Francia, Italia, Paesi Bassi, Portogallo e Svizzera, con una popolazione che è un quarto di quella complessiva canadese.

È stata una giornata “protocollare” quella di mercoledì, una “tappa di trasferimento” per dirla con linguaggio mutuato dal ciclismo, eppure anch’essa segnata da incontri significativi. Ad Edmonton, dopo aver celebrato la messa in privato, il vescovo di Roma si è congedato dal seminario di Saint Joseph, offrendo in dono una statua lignea del patrono: raffigura il “Custode del redentore” che tiene in braccio il piccolo Gesù benedicente. «Vi lascio il mio più caro amico», ha detto alla comunità educativa e formativa che lo ha ospitato dalla domenica precedente, con evidente riferimento alla sua personale devozione nei confronti del santo.

Quindi in aereo Francesco ha raggiunto Quebéc City, dopo circa quattro ore di volo. Disceso con una pedana mobile dall’airbus a330 Ita airways, ha ricevuto un benvenuto informale ma ancora all’insegna delle tradizioni dei popoli autoctoni: Frist nations, Métis e Inuit.

Dallo scalo internazionale in auto si è quindi recato in automobile verso l’arcivescovado, per una breve pausa. Accanto a lui il cardinale Lacroix, arcivescovo di Québec, che proprio oggi compie 65 anni. Lungo le strade tanta gente radunatasi per salutare il passaggio del corteo papale, che poco dopo si è diretto al palazzo del Governatore generale presso la “Citadelle de Québec”, l’unico insediamento americano a nord del Messico che conserva tuttora una cinta muraria.

La cerimonia di benvenuto ha infatti avuto luogo nell’enorme fortezza a forma di stella — proclamata dall’Unesco nel 1985 “patrimonio dell’umanità” — che si trova nel cuore della città vecchia, lo storico quartiere “Vieux Québec”. Per consentire ad alcune autorità provenienti da Edmonton di parteciparvi, essa è stata posticipata di circa un’ora rispetto al programma.

Nell’assolato giardino il Papa in sedia a rotelle, con il governatore generale Mary May Simon e il primo ministro Justin Trudeau seduti accanto a lui, ha assistito all’esecuzione degli inni da parte di una banda militare nella caratteristica uniforme con la giubba rossa e al picchetto d’onore. Entrambi i leader canadesi lo avevano accolto al suo arrivo a Edmonton domenica scorsa e ambedue avevano partecipato l’indomani al suo incontro con le popolazioni indigene a Maskwacis.

Alla presentazione delle rispettive delegazioni sono seguite nel “Salon des Anges” la visita di cortesia al governatore Simon, prima indigena a ricoprire tale carica, essendo figlia di una inuk; e l’incontro con il capo del governo Trudeau, eletto nel novembre 2015 e riconfermato per un secondo mandato nel 2019.

Alla prima il Papa ha lasciato in dono una formella della medaglia del viaggio: l’artista Arianna Cicconi vi ha raffigurato le foglie di acero, simbolo del Canada fin dal xviii secolo, e l’immagine di sant’Anna di Beaupré a cui è dedicato l’omonimo santuario quebecchese, nel quale Francesco celebra la messa giovedì mattina.

Infine nella “Ballroom” della stessa residenza l’appuntamento pubblico con le autorità civili, il corpo diplomatico e i rappresentanti delle popolazioni indigene in abiti tradizionali — che, giunti anche da altri luoghi del Paese, non hanno mancato di far sentire i suoni delle loro culture — durante il quale il Papa ha pronunciato l’unico discorso della giornata. «Oggi, di fronte all’insensata follia della guerra, abbiamo nuovamente bisogno di lenire gli estremismi della contrapposizione e di curare le ferite dell’odio», ha detto tra l’altro. Il tema del conflitto in Ucraina è entrato dunque nell’agenda di questa visita in terra canadese, dopo che nella prima parte erano stati affrontati soprattutto quelli della riconciliazione e della guarigione dei popoli indigeni e del ruolo dei nonni nella trasmissione dei valori.

Quei valori che anche qui nell’est del Canada, stanno subendo un processo di secolarizzazione dopo che a lungo la Chiesa ha avuto un ruolo centrale nella vita sociale. Una Chiesa che da qui ha saputo rapidamente irradiarsi nell’ovest canadese, nel Grande nord e in molte altre regioni dell’America, ma che ora rischia di perdere quell’influenza detenuta fino a pochi decenni orsono, sebbene ancora oggi nell’arcidiocesi che conta circa un milione e trecentomila anime, quasi un milione sono i cattolici.

È qui alla foce del San Lorenzo, sulla linea di terra che lo separa dal suo affluente Saint Charles, che agli inizi del Seicento venne fondata la prima colonia francese in America: l’esploratore Samuel Champlain si stabilì dove sorgeva un insediamento indigeno chiamato Stadacona. E il nome dovrebbe derivare dall’algonchino Kebek, che significa “strettoia”. Ecco allora spiegata la realtà odierna di una metropoli contemporanea con la classica skyline di grattacieli e ponti avveniristici, all’interno della quale sopravvivono vecchi quartieri che conservano l’architettura coloniale europea, soprattutto di matrice francese, come testimonia anche la toponomastica bilingue.

Nel lasciare la “Citadelle de Québec” il Papa ha ribadito quanto detto poco prima, scrivendo sul libro d’onore in spagnolo: «Pellegrino in Canada, terra che va da mare a mare, chiedo a Dio che questo grande Paese sia sempre d’esempio nel costruire il futuro custodendo e valorizzando le radici, in particolare le popolazioni indigene, e nell’essere casa accogliente per tutti».

Infine uscendo il Pontefice ha usato la papamobile per tornare al vicino arcivescovado. Due ali di folla festante lo hanno scortato lungo il percorso fino all’edificio di tre piani che qui a Québec City lo ospita fino a venerdì prossimo.

dal nostro inviato
Gianluca Biccini


Gli incontri con le autorità


Nel pomeriggio di mercoledì 27 il Papa ha compiuto la visita di cortesia al governatore generale del Canada presso la sua residenza nella “Citadelle de Québec”  e subito dopo ha incontrato in privato il primo ministro. Durante l’appuntamento iniziale del Pontefice si è svolto un breve colloquio tra il cardinale segretario di Stato  Parolin e il primo ministro canadese, alla presenza del sostituto della Segreteria di Stato,  del segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali e del nunzio apostolico in Canada.

Dopo la presentazione della famiglia del governatore generale, il primo ministro ha raggiunto il Pontefice e la delegazione della Santa Sede si è intrattenuta con la signora Simon.

 Al termine dell’incontro, il Santo Padre, il governatore generale e il primo ministro si sono recati sul terrazzo per la foto ufficiale. Quindi si sono trasferiti nel salone per l’appuntamento con le autorità civili, i rappresentanti delle popolazioni indigene e i membri del corpo diplomatico.