Il primo bagno di folla

 Il primo bagno di folla  QUO-170
27 luglio 2022

Edmonton, 26. «Per il cammino di riconciliazione che stiamo vivendo, perché, attorno alla mensa dell’Eucaristia ci riconosciamo come figli dell’unico Padre e fratelli fra di noi». Nell’ultima delle quattro intenzioni elevate alla preghiera dei fedeli il significato più autentico della messa presieduta stamane da Papa Francesco al Commonwealth Stadium di Edmonton.

Nel terzo giorno del viaggio in Canada, che coincide con la festa liturgica dei santi Gioacchino e Anna, genitori della Vergine Maria, il Pontefice ha presieduto due celebrazioni, le prime da quando è qui: quella eucaristica del mattino, nell’impianto sportivo della capitale dell’Alberta, e quella della liturgia della Parola del pomeriggio a Lac Ste. Anne, luogo di pellegrinaggio dei popoli indigeni. Entrambe le tappe di martedì hanno avuto come comune denominatore la figura della nonna di Gesù, venerata come garante della trasmissione della fede, della cultura, della lingua e dell’amore. Una devozione diffusa in tutto il Paese, anche tra gli autoctoni, grazie all’intuizione dei missionari capaci di legare la figura di sant’Anna al loro tradizionale rispetto per gli anziani e alle credenze popolari in cui le donne avevano un importante ruolo.

Quello di oggi è stato anche il giorno del primo vero e proprio bagno di folla in terra canadese, quando a bordo della papamobile il vescovo di Roma ha percorso il perimetro della struttura polivalente all’aperto, che ha una capienza di oltre 50mila posti. Complice anche la bella giornata di sole, tutti erano stati occupati: così come lo erano quelli del vecchio Clarke Stadium attiguo. Proseguendo il giro sulla jeep bianca il Papa ha voluto passare a salutare e benedire anche loro, alzandosi in piedi, nonostante il dolore al ginocchio che lo costringe a spostarsi in sedia a rotelle, per baciare i bambini che gli venivano presentati.

Tra i partecipanti, moltissimi esponenti dei tre popoli autoctoni: First nations, Métis e Inuit. Soprattutto per loro ha cantato la corale coordinata da Karen Koester e diretta da Johanna Dietrich. Composta da voci delle varie parrocchie di Edmonton, si è esibita anche in lingua cree, sebbene nessuno la conoscesse: «è anche questo un impegno nel cammino di riconciliazione e guarigione», dicono gli organizzatori. Nemmeno Napora, uno dei soprani, appartenente alla First nation Dene; perché sua madre era una sopravvissuta al trauma delle scuole residenziali e aveva perso il contatto con le proprie radici. Insieme avevano cantato alla messa di Giovanni Paolo ii qui ad Edmonton nel 1984, ma oggi Napora ha potuto usare l’idioma degli antenati ancestrali grazie all’anziana cree Betty Letendre, anch’ella vittima della stessa tragedia, che ha insegnato ai coristi la pronuncia nell’antica lingua. Insomma il “camminare insieme” che anima questo pellegrinaggio penitenziale di Papa Bergoglio, passa anche attraverso la musica.

Utilizzato soprattutto per il football, lo stadio scelto per la messa si trova nel quartiere McCauley, lo stesso visitato nel pomeriggio precedente per l’incontro nella parrocchia del Sacro Cuore “chiesa dei Primi popoli”. Una volta indossati i paramenti e raggiunto il grande palco, Francesco ha presieduto la messa in inglese e latino concelebrata dagli ecclesiastici del suo seguito e da numerosi presuli canadesi.

Dopo la proclamazione delle letture, tratte dal libro del Siracide 44, 1.8. 10-15 (Il loro nome vive per sempre), dal Salmo 31 (Il Signore gli darà il trono di Davide, suo padre) e dal Vangelo di Matteo 13, 16-17 (Molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate), il Papa in spagnolo ha pronunciato l’omelia — tradotta in inglese a ogni passaggio — dedicata all’importanza dei nonni. Un tema questo già anticipato durante il volo verso il Canada, incontrando i giornalisti presenti sul suo stesso aereo. Nella circostanza odierna ha stigmatizzato la «cultura dell’indietrismo come rifugio egoistico» esortando al contempo a conservare i ricordi di chi «ci ha preceduto» in «un luogo apposito, un piccolo sacrario familiare» fatto di «immagini e oggetti cari». E sempre ai nonni e agli anziani è stata dedicata una delle intenzioni di preghiera, affinché «siano apprezzati e trattati con cura, e offrano ai bambini la loro compagnia, ai giovani il consiglio, la sapienza degli anni agli adulti».

Al termine della messa l’arcivescovo Smith di Edmonton ha rivolto un saluto al Papa, che gli ha offerto in dono un calice. Subito dopo Francesco ha fatto ritorno in automobile al seminario Saint Joseph, dove ha pranzato. (gianluca biccini)