L’arrivo del Pontefice a Edmonton

Nella terra che si estende «da un mare all’altro»

 Nella terra che si estende «da un mare all’altro»  QUO-168
25 luglio 2022

«A mari usque ad mare»: la locuzione tratta dal Salmo 72 è iscritta sullo stemma canadese per ricordare l’immensità di un territorio che si estende “da un mare all’altro”: dall’oceano Atlantico al Pacifico. Papa Francesco si trova in questo Paese sconfinato che è il Canada da domenica mattina, quando è atterrato poco dopo le 11 locali all’aeroporto di Edmonton, dando così inizio alla 37a visita internazionale del suo pontificato. Nonostante i dolori al ginocchio che lo affliggono, costringendolo a muoversi in sedia a rotelle, è venuto per compiere «un viaggio penitenziale. Facciamolo con questo spirito», ha detto ai giornalisti presenti sul volo che da Roma lo ha condotto in Nord America; soprattutto per incontrare e ascoltare i popoli indigeni. Per tale motivo ha voluto iniziarlo dalla capitale dell’Alberta, la provincia canadese che ha il maggior numero di ex scuole residenziali. Queste istituzioni educative governative, gestite da enti cristiani e cattolici in particolare, sono state usate per una politica di assimilazione forzata degli autoctoni, che rivendicano il diritto a vivere secondo le loro culture tradizionali ancestrali.

Essi sono giunti su queste terre dall’Asia circa tremila anni fa, attraverso una striscia che univa la Siberia all’Alaska. Tanto che all’arrivo degli esploratori europei erano abitate da popolazioni nomadi di cacciatori o pescatori che usavano il termine kanata nel senso di “comunità”, “villaggio”. Da qui il nome Canada, dove le colonie permanenti inglesi e francesi furono istituite nel 1600 e dalle quali sarebbe nata più tardi quella che è una delle nazioni più vaste del mondo, seconda per superficie solo alla Russia. Stato federale composto da dieci province e tre territori, è una monarchia costituzionale con capitale Ottawa, città sorta alla “linea di frontiera” tra l’area anglofona e quella francofona.

In questa terra ricca di materie prime, che ne fanno una potenza estrattiva mondiale, su 38 milioni di persone il 75% abitano vicino alla frontiera con gli Stati Uniti, un confine non presidiato militarmente di oltre 8.000 km. Il resto, fino al gelido Artico, sono vaste regioni scarsamente abitate a causa del clima particolarmente rigido.

Nonostante ciò la 56a nazione visitata da Papa Bergoglio ha un elevato indice di sviluppo ed è anche ai primi posti al mondo per alfabetizzazione e qualità della vita. Tuttavia del benessere economico non hanno beneficiato in egual misura tutti i settori della società. In particolare tra gli indigeni, che sono il 4% della popolazione, si registrano tassi alti di povertà e bassi di scolarizzazione, difficile accesso alla casa e all’assistenza sanitaria e altri indicatori di malessere come alcoolismo e suicidi. E il grande clamore suscitato dalla tragedia delle scuole residenziali ha nuovamente richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica su queste perduranti condizioni di discriminazione ereditate dal passato.

Oggi i cattolici sono il 44%, seguiti dai protestanti di varie denominazioni. Ma anche il Canada, come tutto l’Occidente, ha subito una marcata secolarizzazione. Basti pensare che nel 1984, in occasione del primo viaggio di Giovanni Paolo ii, su 24 milioni di abitanti, oltre il 90 per cento erano cristiani e quasi la metà — undici milioni — cattolici suddivisi in una settantina di diocesi, più o meno lo stesso numero di oggi.

Francesco era partito circa dieci ore prima da Roma. Allo scalo di Fiumicino era salito a bordo del velivolo in sedia a rotelle grazie a un elevatore. Perciò grande è stata la sorpresa quando, verso le 10.25, aiutandosi con un bastone da passeggio ha raggiunto la parte posteriore dell’aereo riservata agli ottanta giornalisti di dieci Paesi che lo accompagnano in questo viaggio. Restando in piedi ha rivolto ai presenti un breve benvenuto, ha ribadito i temi della visita e ha offerto anche una meditazione sull’importanza dei nonni e degli anziani nella Giornata ad essi dedicata. Quindi è passato a salutare personalmente ogni singolo membro di quella che ha definito «una compagnia», composta da redattori, fotografi, cameramen.

E il leit-motiv della visita è stato rilanciato anche con un tweet sull’account @Pontifex: «Cari fratelli e sorelle del #Canada, vengo tra voi per incontrare le popolazioni indigene. Spero che, con la grazia di Dio, il mio pellegrinaggio penitenziale possa contribuire al cammino di riconciliazione già intrapreso. Per favore, accompagnatemi con la #preghiera».

Dal nostro inviato
Gianluca Biccini