La celebrazione presieduta dal cardinale De Donatis nella basilica Vaticana

Gli anziani insegnano a bussare alla porta di Dio

 Gli anziani insegnano a bussare alla porta di Dio  QUO-168
25 luglio 2022

«In questa giornata rendiamo grazie al Signore che ci chiama a essere artefici della rivoluzione della tenerezza»: in apertura della celebrazione eucaristica per la Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, il cardinale Angelo De Donatis, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, ha richiamato subito il cuore del messaggio con cui Francesco ha esortato le persone nella terza età ad un nuovo protagonismo spirituale.

Il porporato, che ha presieduto la messa per mandato del Santo Padre impegnato nel viaggio apostolico in Canada, anche nell’omelia ha rivolto il primo pensiero a Papa Francesco «che ha voluto questo giorno per voi, anziani e anziane perché, con le vostre famiglie e con la Chiesa, possiate sentire l’affetto e il sostegno di tutti, certi che, come dice il salmo 44, nella vecchiaia darete ancora i frutti: la vostra sapienza, la vostra fede, il vostro amore».

Il cardinale si è ricollegato quindi alla liturgia della Parola domenicale in cui Gesù insegna ai discepoli a pregare il Padre Nostro e a rivolgersi a Dio nelle necessità. Sempre dalle letture del giorno il porporato ha ripreso l’episodio di Abramo che chiede; domanda al Signore di salvare Sodoma e Gomorra, un’immagine nella quale il porporato ha rivisto gli anziani che vedendo «il mondo in grande difficoltà, continuano ad intercedere e a chiedere a Dio la pace, la salute, la concordia, non per loro stessi, ma per i figli e per i nipoti». Il vicario del Papa ha poi ricordato che molti anziani sono nati durante o subito dopo la guerra e il male che hanno visto da piccoli è stato sufficiente, per tanti di loro, per desiderare solo il bene e la pace. E assumono quindi il ruolo di tanti Abramo che chiedono a Dio di salvare il mondo.

«Carissimi, con il vostro desiderio di bene — ha proseguito il porporato — ci ricordate che lassù palpita proprio il cuore di questo Dio. È un cuore di Padre. È un cuore di Amico e spesso proprio voi anziani avete insegnato a noi, figli e nipoti, a pregarlo, a bussare alla sua porta, a chiedergli qualcosa». «Quante volte voi anziani — ha continuato — vi siete trovati a camminare nel mezzo della notte della vita, ma guidati dalla bussola del cuore. E da casa a casa, da cuore a cuore, ci avete insegnato che pregare è far circolare il pane dell’amore nelle vene del mondo [...]. Voi, cari nonni, ci avete insegnato a bussare alle porte di Dio. Ci avete insegnato che, anche quando la porta è chiusa, oltre la porta sta un amico, sta un Padre».

Il vicario del Papa ha poi offerto una similitudine tra l’amore di Dio, che «ci dà sempre qualcosa anche se non lo abbiamo chiesto», e quello gratuito rivolto dai nonni ai nipoti. In questo contesto il cardinale si è rivolto ai giovani esortandoli a bussare alla porta di Dio passando per quella dei nonni: «Quella porta non è lontana, è quella della casa che vi ha generato». Un incontro con Dio che in pratica avviene tramite l’esperienza della relazione con l’anziano. L’invito pertanto è quello di andare a trovare gli anziani più soli, a casa o nelle residenze dove sono ospiti, facendo in modo che nessuno viva nella solitudine. Per avvalorare questa azione il cardinale De Donatis ha attinto al messaggio del Papa che definisce la visita agli anziani soli «un’opera di misericordia del nostro tempo».

Infine il cardinale si è soffermato sull’importanza della preghiera e sul Padre Nostro che ci è stato riconsegnato nella liturgia domenicale. «Forse molti di noi hanno imparato questa preghiera proprio dai nonni, vedendoli pregare — ha fatto notare il porporato —. Questa è la preghiera dove non si dice mai “io”, dove non si dice mai “mio”, ma sempre “tuo” e “nostro". Gesù, con queste parole, secondo la versione di Luca, ci insegna le poche cose veramente necessarie. Sono tre: il pane, il perdono e la lotta contro il male». Il vicario del Papa ha ricordato inoltre che una quarta cosa è ancor più necessaria: la certezza di avere un Padre, un Dio che chiede di essere chiamato amico. «E non potevamo ricevere un dono più grande — conclude — siamo nonni, figli, nipoti, ma insieme siamo fratelli che si rivolgono a Dio chiamandolo papà».

di Marco Guerra