Gli incontri e le parole nei viaggi del 1984 e del 1987

Giovanni Paolo ii e i popoli indigeni del Canada

 Giovanni Paolo  ii  e i popoli indigeni del Canada  QUO-166
22 luglio 2022

«Le relazioni tra autoctoni e bianchi sono spesso ancora tese e pregne di pregiudizi. Inoltre... in parecchi luoghi essi sono tra i più poveri e i più emarginati della società [e] soffrono per i ritardi apportati ad una giusta comprensione della loro identità e delle loro attitudini a partecipare agli orientamenti del loro avvenire... È auspicabile che si sviluppino delle collaborazioni efficaci e un dialogo basato sulla buona fede e sull’accettazione dell’altro nella sua differenza». È nel santuario quebecchese di Saint Anne de Beaupré che il 10 settembre 1984 Giovanni Paolo ii testimonia pubblicamente per la prima volta con le parole e con i fatti la sollecitudine nei confronti delle popolazioni indigene del Canada. Nel corso del lungo viaggio, il Pontefice polacco mette in agenda tre incontri con i discendenti degli abitanti originari dei territori ancestrali.

Quello d’esordio è espressamente voluto in uno dei santuari più frequentati dell’immenso Paese nordamericano, meta annuale di grandi pellegrinaggi da parte «delle differenti nazioni di Amerindi, dispersi in numerose regioni del Canada» e «degli Inuit, il cui orizzonte familiare è quello delle nevi e dei ghiacci prossimi al Polo Nord». Entrambi i gruppi sono presenti all’incontro con Papa Wojtyła. Ma è nel secondo appuntamento, quello del successivo 15 settembre ad Huronia, presso il santuario dei Martiri canadesi, che celebrando la liturgia della Parola con le popolazioni indigene, egli usa i termini più forti: «È giunta l’ora di fasciare le ferite, di sanare tutte le divisioni — dice —. È tempo di perdono, di riconciliazione e di impegno a costruire relazioni nuove». E aggiunge: «Oggi voglio proclamare quella libertà che è richiesta per una giusta ed equa misura di autodeterminazione nella vostra vita di popoli autoctoni... Proclamo tutti i vostri diritti, e i relativi doveri. E condanno l’oppressione fisica, culturale e religiosa, e tutto ciò che... potrebbe privare voi... di quanto a giusto diritto vi appartiene».

Il terzo degli appuntamenti programmati dovrebbe essere a Fort Simpson tre giorni dopo, ma avverse condizioni meteo impediscono al velivolo papale di atterrare, costringendolo a deviare verso lo scalo di Yellow Knife. Tuttavia attraverso un radiomessaggio il Pontefice fa giungere ugualmente il proprio pensiero: «So che molti di voi sono giunti in pellegrinaggio da tutte le parti del Canada, dall’Artico gelido e dalle grandi praterie, dalle foreste e dalle regioni dei laghi, dalle grandi montagne e dalle zone costiere», esordisce. «So che le principali organizzazioni aborigene — l’Assemblea delle Prime nazioni, il Consiglio indigeno del Canada, l’Inuit Tapirisat del Canada, il Consiglio nazionale Métis — hanno deciso di programmare insieme questo evento spirituale» aggiunge. «Questo tipo di collaborazione, data la diversità di tradizioni culturali e religiose che esiste tra voi, è un segno di speranza per costruire solidarietà tra i popoli aborigeni di questo Paese», prosegue. E rimarca: «Voi avete scelto come vostro tema generale per questa celebrazione “l’autodeterminazione e i diritti dei popoli aborigeni”. Da parte mia, sono lieto di poter riflettere con voi sugli argomenti che così da vicino toccano la vostra vita». Infine conclude ricordando «che, agli albori della presenza della Chiesa nel Nuovo Mondo, Papa Paolo iii proclamò i diritti dei popoli indigeni di quei tempi (cfr. Pastorale Officium, 29 maggio 1537). Affermò la loro dignità, difese la loro libertà e dichiarò che non potevano essere ridotti in schiavitù o privati dei loro beni o delle loro proprietà. Questa è sempre stata la posizione della Chiesa. La mia presenza tra voi oggi segna la mia riaffermazione e riconferma di quell’insegnamento».

Giovanni Paolo ii promette anche di tornare. E mantiene la parola: tre anni dopo, il 20 settembre 1987, al termine di un viaggio negli Stati Uniti d’America si reca a Fort Simpson per incontrare le popolazioni indigene del Canada e celebrare la messa per esse, pronunciando un discorso e un’omelia in cui riafferma: «È un tempo di riconciliazione, di nuovi rapporti di reciproco rispetto e di collaborazione, per arrivare a una soluzione veramente giusta di problemi ancora irrisolti».

di Gianluca Biccini