Trasformare la crisi in opportunità

In this file photo taken on July 12, 2022, people walk past the New York Stock Exchange (NYSE) on ...
21 luglio 2022

Il mondo è piatto, diceva Thomas Friedman. Il celebre analista del «New York Times» riassumeva così, in un libro del 2005, l’essenza della globalizzazione nel ventunesimo secolo. Dopo la caduta del Muro e l’avvento di internet, abbiamo creato un sistema sempre più omogeneo e standardizzato, nel quale ogni punto del globo è connesso ad altri attraverso un’infrastruttura virtuale e materiale pervasiva, onnipresente, capace di rompere qualsiasi barriera. Un sistema veloce ed efficiente. E tuttavia, profondamente fragile. La pandemia, la guerra in Ucraina e l’inflazione crescente negli Usa e nei Paesi europei sono solo gli ultimi segnali di un ingolfamento del sistema e della necessità di un ripensamento radicale.

Le generazioni nate negli anni duemila non hanno mai conosciuto il “mostro” dell’inflazione. Dopo la crisi finanziaria, e per oltre un decennio, il vero fenomeno da contrastare era stato piuttosto la deflazione, cioè la discesa dei prezzi. Per questo le Banche centrali hanno messo in campo politiche fortemente espansive in grado di sostenere la ripresa dell’attività economica e dell’occupazione e di assolvere alla missione primaria degli istituti, quella della stabilità dei prezzi.

Tutto è cambiato verso la fine del 2021, quando ormai si iniziava a vedere la fine della pandemia. Negli Usa e nell’Ue i prezzi hanno iniziato a correre a causa del rimbalzo della domanda e delle difficoltà di adeguamento dell’offerta.

Lo scoppio della guerra in Ucraina ha fatto capire agli economisti di mezzo mondo che questo non era un fenomeno temporaneo. Il conflitto ha provocato un effetto a catena: il rialzo dei prezzi si è diffuso dall’energia verso altri comparti, le Banche centrali sono corse ai ripari annunciando la cessazione di acquisti di titoli di stato e il ritorno a tassi di interessi positivi, la ripresa europea — che sembrava solida — sta rallentando inesorabilmente. Ora il rischio più concreto è che l’inflazione galoppante — così come gli effetti collaterali delle politiche monetarie messe in campo per contrastarla — produca conseguenze sul piano sociale, con il risultato di un progressivo ulteriore allargamento della distanza tra ricchi e poveri e l’eliminazione della classe media.

La soluzione, al momento, sembra essere una sola. Nell’Unione europea, Banche centrali e governi devono attuare misure congiunte e coordinate per monitorare i prezzi, sostenere gli attori sociali più vulnerabili, contrastare politiche speculative e diffondere un’informazione puntuale ai cittadini. Solo così la crisi inflazionistica potrebbe diventare un’opportunità. L’opportunità per completare la costruzione europea attraverso lo sviluppo di politiche veramente europee, politiche comuni. (luca m. possati)