«Tifo» di Marchesini e Pivato sulla passione sportiva in Italia

Una malattia giovanile
che dura tutta la vita

 Una malattia giovanile che dura tutta la vita  QUO-162
18 luglio 2022
Per gli amanti del calcio c’erano Gianni Rivera e Sandro Mazzola; ma prima ancora Silvio Piola e Giuseppe Meazza. Per gli appassionati di ciclismo non si discuteva: o Fausto Coppi o Gino Bartali; e anni dopo si era o per Francesco Moser o per Giuseppe Saronni. Per gli amanti dei motori, invece, ancora prima ci si divideva tra Tazio Nuvolari e Achille Varzi. E nel pugilato i favori andavano a Mario Bosisio o a Leone Jacovacci. E fin qui siamo ai dualismi per così dire storici, rimasti nell’immaginario collettivo degli sportivi italiani, almeno in quello degli appassionati. Ma pochissimi sanno che anche in precedenza, nell’Ottocento, lo sport italico aveva i suoi campioni, che dividevano le folle. Non c’era ancora il football, ma un suo lontano parente: il pallone a bracciale. E a Bologna, una delle capitali di questo gioco molto ...

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