La Giornata mondiale della popolazione

Gli abitanti del globo crescono insieme
alle diseguaglianze

 Gli abitanti del globo crescono  insieme alle diseguaglianze   QUO-156
11 luglio 2022

La popolazione mondiale è in costante crescita e raggiungerà entro la fine dell’anno gli 8 miliardi di persone. La Giornata mondiale della popolazione che ricorre oggi, istituita dall’Onu nel 1990 per celebrare i 5 miliardi di persone raggiunti nel 1987, si pone come un’occasione imprescindibile per riflettere sulle dinamiche demografiche globali e sul loro impatto a livello sociale ed economico.

«Ciò che più caratterizza le sfide di questo secolo rispetto al precedente non è tanto la crescita della popolazione in sé — visto che già nel Novecento si è registrata una crescita accelerata, esuberante e inedita —, quanto il fatto che l’aumento demografico sta rallentando ed andrà probabilmente a stabilizzarsi verso il 2050 mentre permane e si fa marcata una differenza su “due assi” nei ritmi della crescita», spiega a «L’Osservatore Romano» Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e statistica sociale all’Università cattolica di Milano, co-autore di un approfondimento diffuso in questi giorni sul tema demografico insieme ad altri esperti del network internazionale di atenei cattolici Sacru (Strategic Alliance of Catholic Research Universities). «La prima differenza nella crescita è per fasce d’età, in quanto a crescere è la popolazione anziana mentre i giovani diminuiscono. Questo determina una popolazione che andrà a invecchiare con le conseguenti crescenti fragilità, un tema che già si pone con tutta evidenza in Europa e che si porrà sempre di più soprattutto nei Paesi più sviluppati. L’altro asse riguarda una differente crescita a livello geografico: in Europa la popolazione non cresce più, mentre cresce come non mai in passato in particolare nell’Africa sub-sahariana; questa regione va quindi aiutata a completare la propria transizione demografica in coerenza con favorevoli condizioni di uno sviluppo sostenibile», afferma il professore dell’Università cattolica.

Pochi Paesi rimangono a fare da traino all’aumento della popolazione mondiale, che prosegue comunque verso la soglia dei 10 miliardi nel 2050. «La crescita demografica viene trainata oggi, oltre che dall’Africa ed in particolare quella sub-sahariana, da pochi Paesi dell’Asia», dichiara Rosina facendo notare che la Cina, arrivata a ridosso di 1,5 miliardi di abitanti, «di fatto già non cresce più». «L’India mantiene una media di 2 figli per donna e sarà il primo e unico Stato al mondo a superare nel 2030 la soglia di 1,5 miliardi e mezzo di abitanti. Ma anche l’India ha finito la fase di crescita propulsiva, in quanto a due genitori in media si sostituiscono due figli, quindi l’aumento della sua popolazione continua sulla scia di una crescita solo inerziale visto che ha una popolazione giovane molto consistente; in prospettiva, tuttavia, anche l’India non crescerà più», sottolinea il professore che riporta quindi l’attenzione all’Africa sub-sahariana, dove vi è un tasso di fecondità medio di almeno 4 figli per donna, che la rende «motore quasi esclusivo della crescita demografica per cui quanto aumenterà la popolazione mondiale dipenderà dalle dinamiche di crescita del continente africano».

Secondo l’esperto di demografia, «una crescita così diseguale andrà ad alimentare sempre più i flussi migratori. La sfida — osserva — sarà gestire in maniera migliore anche a livello internazionale i flussi migratori, come un’occasione per riequilibrare le disparità». Rosina tocca poi un altro aspetto importante, ovvero quello legato alla crescente urbanizzazione. «I flussi migratori ci sono anche tra Paesi vicini e, all’interno degli stessi Paesi, tra aree rurali a aree urbanizzate. Nei Paesi poveri, questo flusso di ricerca di opportunità nelle grandi metropoli non produce un’integrazione effettiva, ma porta alla crescita di periferie che diventano aree di forte marginalizzazione dove si vanno ad accentuare le diseguaglianze», afferma il professore osservando che «soprattutto nei Paesi in forte crescita demografica in Africa e Asia, ci sono molte megalopoli attrattive di una popolazione in cerca di opportunità, che diventano invece luoghi dove si toccano con mano le differenze sociali».

Nella visione di Rosina, serve un maggiore impegno per fare fronte a questi fenomeni e proprio l’India è un caso interessante «in quanto diventerà il Paese più popoloso al mondo ma con delle fortissime diseguaglianze interne. L’incapacità di affrontare queste diseguaglianze è uno dei freni maggiori alle possibilità di sviluppo, in quanto comprime anche traguardi rispetto alla sostenibilità energetica, alla qualità dell’ambiente e all’uso delle risorse. E diventa pertanto molto difficile investire su uno sviluppo oltre che inclusivo anche sostenibile», conclude il professore.

di Valerio Palombaro