Celebrati i funerali del cardinale Hummes

Quel “sogno” missionario

 Quel “sogno” missionario   QUO-153
07 luglio 2022

«Voleva essere missionario in Amazzonia»: così il cardinale Odilo Pedro Scherer ha rievocato il “sogno” giovanile del cardinale Cláudio Hummes, suo predecessore come arcivescovo metropolita di São Paulo e poi prefetto emerito del Dicastero per il clero, scomparso lo scorso lunedì 4 luglio. Lo ha fatto all’omelia delle esequie presiedute mercoledì 6 dal nunzio apostolico in Brasile, l’arcivescovo Giambattista Diquattro, nella cattedrale paulista.

Sottolineando lo slancio evangelico e la sensibilità nei confronti della «cara Amazzonia», Scherer ha ricordato di Hummes il contributo significativo dato alla nascita, nel 2014, della Rete ecclesiale pan-amazzonica (Repam) e, dopo il Sinodo speciale per la regione (di cui è stato relatore generale), alla creazione nel 2020 della Conferenza ecclesiale per l’Amazzonia (Ceama). È stato soprattutto in questo periodo, «che l’Amazzonia si è imposta all’attenzione di tutto il mondo e l’azione della Chiesa ha ricevuto un nuovo e importante impulso».

Il porporato ha poi raccontato che quando Hummes, dopo le dimissioni da prefetto del Dicastero presentate nel 2010, rientrò a São Paulo in età avanzata ma pieno di energia, la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) lo invitò a presiedere la Commissione episcopale speciale per l’Amazzonia. Si trattava di «viaggiare molto, non per turismo, ma in modo scomodo, visitando i vescovi, ascoltando la gente, valutando la situazione delle popolazioni indigene» e pensando a come «dare nuovo dinamismo missionario all'azione della Chiesa nella regione». Ed egli accettò e svolse il suo compito sempre «con dedizione».

Nel periodo in cui Hummes ha guidato l’arcidiocesi di São Paulo, Scherer è stato al suo fianco come ausiliare dal 2001 al 2006. Richiamando quell’esperienza, il cardinale ha confidato di essere sempre rimasto colpito dallo spirito di libertà e di fiducia che animava il loro rapporto. E ha evidenziato che tra le sue preoccupazioni spiccavano soprattutto l’evangelizzazione e la carità: «Dom Cláudio — ha detto — voleva vedere l’impegno sociale di tutte le comunità, era anche preoccupato per la crescente disoccupazione e per la necessità di estendere l’evangelizzazione nel suo complesso». Hummes si sentiva interpellato a un rinnovato impegno evangelico perché «la missione aveva bisogno di essere ripresa», dato che «la Chiesa è missionaria per sua natura». E i vescovi della Regione Sud 1, sulla base di questa urgenza missionaria, elaborarono le linee guida di un piano d’azione permanente che per molti versi anticipava le linee guida della Conferenza di Aparecida, che si tenne nel 2007.

Scherer ha poi ricordato quando nel 2006 Benedetto xvi nominò Hummes prefetto del Dicastero (allora Congregazione) per il clero. Egli impresse un’impronta missionaria al suo incarico, «dando istruzioni per rinnovare la formazione del clero secondo le esigenze e le sfide del nuovo millennio appena iniziato. La dimensione missionaria doveva integrare la formazione di tutti i sacerdoti».

L’arcivescovo di São Paulo ha quindi parlato degli ultimi anni di vita del compianto porporato. L’età avanzata e i problemi di salute che si facevano sempre più pesanti lo avevano costretto nel marzo scorso alle dimissioni da tutti gli incarichi «per il bene della sua missione». Per due volte chiese e ricevette l’unzione degli infermi, ha raccontato Scherer. E «ogni mattina pregava» — il cardinale ha fatto riferimento alla corona del rosario che Hummes ha tenuto sempre in mano fino alla fine — e «trovava la forza per continuare» ad andare avanti. Diceva: «Siamo nelle mani di Dio». Con il suo esempio «ha sparso i semi del Vangelo e della vita nuova. Che possano germogliare — è stato l’auspicio di Scherer — e dare frutti nel corso del tempo». Come l’apostolo Paolo, Hummes può dire di aver combattuto la buona battaglia e di aver mantenuto la fede. E se la morte non «ha sempre una spiegazione razionalmente accettabile», ha concluso, «la fede e la fiducia in Dio ci danno un motivo di serenità».

Il rito è stato concelebrato, tra gli altri, dai cardinali Raymundo Damasceno Assis, Orani João Tempesta e Sérgio da Rocha, oltre che da decine di presuli, tra i quali il vescovo ausiliare di Rio de Janeiro e segretario generale della Cnbb, monsignor Joel Portella Amado. Quest’ultimo, all’inizio della celebrazione, ha evidenziato tre “amori” che hanno segnato la vita, il ministero e il servizio del compianto cardinale: quello per i poveri, maturato come giovane vescovo affrontando le sfide di un momento molto delicato della storia del Paese; quello per le famiglie, quando ha accompagnato la preparazione e la realizzazione dell’incontro mondiale tenutosi nel 1997 a Rio de Janeiro; e quello per l’Amazzonia. Il presule ha voluto ricordare, in particolare, «l’ultima immagine» di Hummes custodita nella memoria: la presentazione dell’esortazione apostolica post-sinodale Querida Amazonia. «I suoi occhi — ha detto — brillavano così tanto. E la nostra gratitudine è per quella testimonianza, per tutta quella vita di servizio al Vangelo, la gratitudine a Dio e il desiderio che quegli occhi così commossi davanti ai poveri, alla famiglia e all’Amazzonia possano ora contemplare il Dio che ha servito durante la sua vita».

Da parte sua, il cardinale Pedro Ricardo Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo (Perú) e successore di Hummes nel suo duplice ruolo di presidente della Ceama e della Repam, ha inviato un messaggio che è stato letto alla fine della celebrazione: «Dalla nostra fede in Gesù, morto e risorto — si legge tra l’altro — crediamo fermamente che dom Cláudio partecipi della gioia eterna alla presenza di Dio, che ha amato durante la sua vita terrena» servendo «la Chiesa con generosità come persona, come francescano, vescovo e cardinale». Il porporato ha anche indicato l’«eredità» più significativa lasciata da Hummes: «scommettere sugli ultimi, sugli invisibili dell’umanità». Egli «ha saputo insegnarci la via di Gesù nell’annuncio del Regno di Dio a partire dal popolo amazzonico e dalla biodiversità del suo ambiente naturale». E in questo modo «indica il cammino sinodale che la Chiesa sta percorrendo oggi, con il nostro amato Papa Francesco, nel suo processo di rinnovamento, dalla comunione alla partecipazione e alla missione evangelizzatrice»

Al termine della messa, il corpo del cardinale Hummes è stato inumato nella cripta della cattedrale.