Messaggio del cardinale Czerny per la Domenica del mare

Garantire
il diritto allo sbarco

07 luglio 2022

Il mondo marittimo continua a essere colpito dagli effetti della pandemia, nonostante un miglioramento della situazione mondiale che ha portato a una maggiore libertà di movimento per tutti, ma non per coloro che lavorano in questo settore, anche se vaccinati. A ciò si aggiungono le conseguenze della guerra in Ucraina, con le navi costrette ad affrontare una rischiosa navigazione per via di mine alla deriva tra il Mar Nero e il Mar d’Azov che hanno causato affondamenti e perdite di molte vite umane. Un quadro critico su cui punta l’attenzione il messaggio per la Domenica del mare a firma del cardinale prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, Michael Czerny. Con questo appuntamento, che si celebra ogni anno la seconda domenica di luglio — quest’anno cadrà il 10 — le comunità cristiane ricordano il lavoro essenziale di oltre un milione di lavoratori sulle navi che trasportano merci.

La diversità di trattamento legata alla pandemia, si legge nel messaggio, esprime una «ingiusta» e «immorale» discriminazione nei confronti di questa categoria, la cui «innata dignità» come esseri umani deve essere sempre rispettata. «Purché adottino le dovute precauzioni — osserva il prefetto del Dicastero — i marittimi hanno il diritto di scendere a terra e incontrare persone diverse dai colleghi che hanno a bordo», senza vedersi discriminati da alcuni governi o compagnie di navigazione ai quali i cappellani e volontari dell’Apostolato del mare - Stella Maris hanno rivolto un appello affinché sia garantito il diritto allo sbarco.

Questo per evitare di aggravare una situazione che durante la pandemia ha bloccato a bordo oltre 400.000 marittimi, impossibilitati a lasciare l’imbarcazione alla fine del contratto e ritornare a casa dalle famiglie. «Hanno continuato a lavorare giorno dopo giorno — commenta Czerny — aggiungendo fatica su fatica. Gli equipaggi che dovevano sostituirli non hanno potuto raggiungere le navi, cosa che per alcuni ha significato un disastro economico perché non sono stati in grado di prendersi cura dei bisogni quotidiani dei loro cari».

È pertanto necessario focalizzare l’attenzione su una categoria che sovente appare «invisibile», puntualizza il porporato gesuita. «Chi vive nell’entroterra, raramente può vedere le navi o i marittimi che vi lavorano. Anche coloro che vivono sulla costa di solito intravedono un’unica nave “laggiù” all’orizzonte. Ma nessuno può vedere le migliaia di navi che navigano all’orizzonte. Sono invisibili, ma ci sono»; persone che «non solo muovono l’economia mondiale, ma incidono anche direttamente sulla vita quotidiana di ciascuno di noi. Giorno dopo giorno, essi ci forniscono i beni che utilizziamo e consumiamo, e senza di loro la qualità della nostra vita sarebbe notevolmente inferiore».

L’esortazione che ne consegue è quella di non ignorarli, «perché dipendiamo da loro», e di riconoscere i loro diritti e la loro dignità affinché la navigazione sia sicura e l’ambiente marino protetto. Importante in tal senso, puntualizza il messaggio, è appunto la questione del congedo a terra, la cui concessione continua a essere sospesa a causa del virus pandemico, dato che la possibilità di lasciare la nave e scendere a terra, anche se solo per un breve periodo, è fondamentale per il benessere dei marittimi. «La maggior parte di noi — scrive Czerny — dà per scontata la libertà di uscire, di godere di spazi aperti, di camminare su terra ferma o su erba soffice e vedere persone diverse. I marittimi non hanno questa libertà. Non possono lasciare la nave e ogni giorno camminano su pavimenti di metallo e vedono le stesse persone. L’unico modo per cui possono condividere la libertà di cui godiamo è avere accesso al congedo a terra anche per solo poche ore, ma questo può fare la differenza».

Quello che sembra un piccolo momento, conclude il prefetto, è in realtà un grande riconoscimento a chi dà il meglio di sé per portare avanti una società, lavorando «tutti i giorni della settimana, ogni settimana di contratto, per fornire tutto ciò di cui disponiamo. È tempo di dire: “Grazie!”».