Videomessaggio del cardinale Ayuso Guixot

Estremismi e fondamentalismi frutto di un uso distorto delle religioni

 Estremismi e fondamentalismi  frutto di un uso distorto delle religioni  QUO-152
06 luglio 2022

«Nel nostro mondo, estremismo e fondamentalismo trovano terreno fertile non solo nello sfruttamento della religione a fini di potere, ma anche nel vuoto di ideali e nella perdita di identità che colpiscono drammaticamente molte società, soprattutto quelle che sono, in termini materiali, “sviluppate”». Lo sottolinea il cardinale prefetto del Dicastero per il dialogo interreligioso Miguel Ángel Ayuso Guixot in un videomessaggio alla Conferenza sulla libertà di religione o di credo (FoRB), apertasi ieri, 5 luglio, a Londra. All’appuntamento promosso dal governo britannico partecipa per la Santa Sede il sottosegretario del Dicastero, padre Paulin Batairwa Kubuya, dei missionari saveriani.

Nell’intervento alla due giorni di lavori, che si concludono oggi, il cardinale da un lato stigmatizza il «vuoto di senso» che «fa nascere facilmente la paura che porta a vedere l’altro come una minaccia e un nemico, e alla chiusura mentale nel difendere nozioni preconcette»; dall’altro, elogia gli sforzi di Papa Francesco, che «in collaborazione con molti leader religiosi e persone di buona volontà» ha indicato come antidoto «il cammino della fratellanza umana». Il Documento dedicato proprio a questo tema nel 2019 “per la Pace mondiale e la convivenza comune” e la successiva enciclica Fratelli tutti costituiscono — spiega il porporato — «solide basi per vedere l’umanità come una sola famiglia e tutte le persone come fratelli e sorelle, nel rispetto delle reciproche differenze e delle convinzioni di coscienza». Del resto, prosegue, le riflessioni del Pontefice «sono state in parte il frutto di rapporti interreligiosi, in particolare con il Grande imam di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayyeb».

Inoltre la visione dialogica del vescovo di Roma si innesta nel solco tracciato dal Vaticano ii , soprattutto con la dichiarazione conciliare Dignitatis humanae “sulla libertà religiosa”, che ha per sottotitolo «il diritto della persona umana e delle comunità alla libertà sociale e civile in materia di religione». Di conseguenza, conclude il cardinale attualizzando la riflessione, nell’area sacra della fede, gli Stati non devono interferire indebitamente per forzare o vietare il libero esercizio della coscienza.