Nell’intervista con Phil Pullella della Reuters Francesco ha parlato
delle nomine dei vescovi nella Repubblica Popolare Cinese

Il Papa spera che l’Accordo provvisorio con la Cina
sia presto rinnovato

 Il Papa spera  che l’Accordo provvisorio  con la Cina  sia presto rinnovato  QUO-151
05 luglio 2022

Il Papa afferma che che l’Accordo Provvisorio della Santa Sede con la Repubblica Popolare Cinese «va bene» e spera che possa essere rinnovato il prossimo ottobre. È quanto ha detto Francesco nell’intervista con l’agenzia Reuters, condotta dal corrispondente Phil Pullella.

Come si ricorderà, grazie all’Accordo Provvisorio siglato nel 2018, il cui testo è al momento riservato, si è sanata la situazione della Chiesa cattolica in Cina riportando nella piena comunione con Roma i vescovi nominati senza il mandato papale. L’Accordo, che prevede un percorso condiviso per arrivare alla nomina dei nuovi vescovi, lascia al Pontefice l’ultima parola.

Come risulta dalla trascrizione dell’intervista, Papa Francesco ha difeso l’accordo e ha innanzitutto espresso apprezzamento per il ruolo svolto dal cardinale segretario di Stato: «Chi porta avanti questo accordo è il cardinale Parolin che è il migliore diplomatico della Santa Sede, un uomo di alto livello diplomatico. E lui sa muoversi, è un uomo di dialogo, e dialoga con le autorità cinesi. Credo che la commissione che lui presiede ha fatto di tutto per portare avanti e cercare una via di uscita e l’hanno trovata».

Francesco ha quindi difeso la politica dei piccoli passi, quel «martirio della pazienza» di cui parlava il cardinale Agostino Casaroli, artefice dell’Ostpolitik vaticana verso i Paesi dell’Europa dell’Est allora nel blocco sovietico. «Molti hanno detto tante cose contro Giovanni xxiii, Contro Paolo vi, contro Casaroli — ha spiegato il Papa —. Ma la diplomazia è così. Davanti a una situazione chiusa bisogna cercare la strada possibile, non ideale, la diplomazia è l’arte del possibile e fare che il possibile divenga reale. La Santa Sede ha sempre avuto questi uomini grandi. Ma questo con la Cina lo porta avanti Parolin, che in questo punto è un grande».

Paragonando la situazione attuale a quella precedente al 1989, Francesco ha detto che la nomina dei vescovi in Cina dal 2018 procede lentamente, ma che ci sono dei risultati. «Si va lentamente ma (dei vescovi, ndr.) sono stati nominati. Si va lento, come dico io, “alla cinese”, perché i cinesi hanno quel senso del tempo che nessuno li affretta». «Anche loro hanno dei problemi», ha aggiunto Francesco, facendo riferimento ai diversi atteggiamenti delle autorità locali in Cina, «perché non è la stessa situazione in ogni regione del Paese. Perché anche (il modo di tenere i rapporti con la Chiesa cattolica, ndr.) dipende dai governanti, ce ne sono diversi. Ma l’accordo va bene e mi auguro che a ottobre si possa rinnovare».