Dizionario di dottrina sociale della Chiesa

Shareholders e stakeholders

 Shareholders  e stakeholders   QUO-150
04 luglio 2022

Nel mondo imprenditoriale termini come shareholders e stakeholders sono ormai parte del linguaggio quotidiano. Con shareholders ci si riferisce a coloro che sostengono il rischio d’impresa e mettono a disposizione le risorse per realizzare le attività aziendali (i cosiddetti proprietari), mentre gli stakeholders sono il più ampio insieme di soggetti che contribuiscono allo svolgimento dell’attività d’impresa e, conseguentemente, hanno un interesse (non necessariamente economico) in essa. Si pensi per esempio a lavoratori, fornitori, comunità vicine alle aziende e così via.

Ma perché tali termini sono di uso quotidiano? Perché le emergenze sociali e ambientali in atto portano a un confronto attorno alla necessità di un’azienda di agire nell’interesse dei soli shareholders o nel più ampio insieme di attese degli stakeholders e, in ultima battuta, attorno a quale debba essere il contributo delle imprese alla società.

A riguardo Papa Francesco ha evidenziato come le imprese debbano dare un positivo contributo allo «sviluppo economico integrale» e come l’agire imprenditoriale «[…] non dev’essere orientato all’accumulazione crescente di pochi, bensì deve assicurare “i diritti umani, personali e sociali, economici e politici, inclusi i diritti delle nazioni e dei popoli”» (Fratelli tutti, 122). Il Papa sottolinea inoltre come è proprio nella misura in cui l’impresa è capace di «[…] produrre ricchezza» e «[…] migliorare il mondo per tutti» che l’attività economica dimostra la propria originale nobile dimensione (Fratelli tutti, 122).

Muoversi in questa direzione porta chi governa le imprese a non accontentarsi di accettare l’apparente contrapposizione tra interessi degli shareholders e degli stakeholders, quanto piuttosto a innovare e intraprendere un cammino di sperimentazione di nuovi modi di fare impresa. È da questo dinamismo che si sta progressivamente sviluppando un mondo di imprese “ibride” che, superando la contrapposizione tra organizzazioni profit e non profit, cercano di coniugare l’orientamento al profitto e alla remunerazione degli shareholder con la produzione di un beneficio per la società e un diretto contributo al bene comune.

di Matteo Pedrini
Docente di Strategia aziendale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore