Il Vangelo
un incontro di volti

 Un incontro di volti   QUO-144
25 giugno 2022

Il brano del Vangelo di domani, domenica 26 giugno, è tratto dal capitolo 9 di Luca (versetti 51-62) e riporta il racconto, quasi telegrafico, domanda e risposta, di tre incontri, tutti non andati a buon fine. Di fronte all’urgenza di Gesù che, dice il versetto 51, aveva preso «la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme», i suoi tre interlocutori non si fanno trovare pronti e purtroppo perdono l’occasione, forse della loro vita. Come dirà poi sant’Agostino: ho paura che il Signore passa e io non me ne accorgo. Quel «prendere la ferma decisione» è una traduzione di «indurì il suo volto» ed è un dettaglio non irrilevante. Perché questo sono i quattro Vangeli: una grandiosa galleria di volti, a partire da quello del protagonista, il volto dei volti.

Come questo breve brano del Vangelo di Luca ci ricorda infatti, si può dire che questo ha fatto Gesù durante la sua avventura umana, sin da quando era adolescente: andare incontro alle persone. Il suo è stato davvero l’Avvento, qualcosa che «viene verso»; quel «farsi carne» del Verbo vuol dire che Dio viene a dimorare in mezzo a noi, a «mettere le tende» nei luoghi degli uomini. E cerca il nostro volto. Perché ci vuole vedere da vicino, incontrare nel faccia a faccia, occhi negli occhi. Le parole del salmo 26, «Il tuo volto, Signore, io cerco, non nascondermi il tuo volto», si possono tranquillamente rovesciare perché non siamo noi a cercare Dio ma è Dio che cerca l’uomo, sin dall’inizio: «Adamo, dove sei?».

Sì, è vero, anche noi ricerchiamo il volto, per noi misterioso, di Dio, ma la nostra è appunto una ri-cerca, una risposta ad un’iniziativa che è di Dio. È lui che per primo ci cerca e noi rispondiamo con la fede, che è questa risposta, un’adesione profonda alla proposta di Dio e, quindi nasce soltanto dopo come ricerca di un contatto che Lui per primo ha attivato. È Gesù che cerca il contatto, cerca il nostro sguardo, ci vuole fissare e amare, come ha fatto con il giovane ricco. Si tratta quindi di «sostenere lo sguardo» di Gesù, come i tre del brano di Luca non riescono a fare.

Ma quanti sono gli incontri di Gesù, quanti sono i volti che vediamo immortalati da pochi versetti, a volte anche uno solo come nel brano da cui siamo partiti, che troviamo nei racconti dei quattro evangelisti? Tanti, difficile tenerne il conto.

Alcuni, molti di questi, sono stati raccontati nel programma Volti dei Vangeli ideato da Lucio Brunelli e Andrea Tornielli e realizzato dal Dicastero della Comunicazione che è andato in onda a partire dalla domenica di Pasqua sui canali della Rai. Il racconto mette insieme tre elementi: il testo dei Vangeli relativo a quel volto particolare (l’adultera, Zaccheo, il buon ladrone, Giuda..), le parole del Papa che più che commentare ri-racconta la scena evangelica, le immagini della grande arte cristiana (quella che Joseph Ratzinger indicava, insieme alle vite dei santi, come la vera “apologia” della fede) che si è lasciata ispirare da quel testo, da quella scena, da quel volto che esce dal buio e diventa luce, calorosa o inquietante, grazie all’incontro con la luce di Gesù, che è Gesù.

Colpisce la brevità e la discrezione come cifra stilistica di un programma che permette allo spettatore di raggiungere, tra gli altri, due obiettivi semplici quanto notevoli: di conoscere meglio, in modo più profondo, il testo dei Vangeli e, al tempo stesso, di comprendere in modo meno superficiale la figura di Papa Francesco. Lo stile con cui il Papa racconta e presenta, cioè «rende presenti» quei volti, rivela molto dell’uomo, della sua fede e del suo amore per Gesù e la sua parola. Questo risultato avviene perché il Vangelo ha questo potere: di rivelarci il volto di Dio e al contempo il nostro volto. Vedendo il volto di Gesù si scorge insieme il volto umano di Dio e il volto divino dell’uomo. Ecco perché sant’Agostino, che aveva paura di perdere il passaggio del volto di Gesù, pregava spesso e con insistenza: Noverim te, noverim me, Domine, «Fa’, o Signore, che io ti conosca, fa’ che mi conosca».

Conoscere Gesù, questo permette di conoscerci, anche (e soprattutto) quando il volto di Gesù si fa duro per salire su a Gerusalemme e affrontare la sua ora decisiva, quella più drammatica. (andrea monda)

di Andrea Monda