Visita del cardinale Parolin nel terzo centenario di consacrazione della città al Sacro Cuore

Marsiglia ponte
tra Europa e Mediterraneo

 Marsiglia ponte  tra Europa  e Mediterraneo  QUO-144
25 giugno 2022

«Dall’alto di questa collina, volgi lo sguardo su tutti i popoli che vivono intorno al Mediterraneo, rafforza il loro desiderio di collaborare per la pace, la giustizia, la protezione del nostro pianeta. Intercedi presso Dio per porre fine a tutte le guerre»: è uno dei passaggi più significativi della preghiera mariana che il cardinale Pietro Parolin ha elevato ieri nel santuario di Notre-Dame-de-la-Garde a Marsiglia.

Primo segretario di Stato a visitare la città portuale francese, il cardinale Parolin è stato invitato dall’arcivescovo Jean-Marc Aveline (che riceverà la porpora nel prossimo Concistoro) in occasione del terzo centenario del voto fatto dalle autorità politiche nella solennità del Sacro Cuore per liberare Marsiglia dalla peste. E dal 1722 si rinnova ogni anno — interrotta solo dalla Rivoluzione francese e ripresa nel 1807 — la consacrazione della città, compiuta sotto l’impulso della venerabile suor Anne-Madeleine Rémusat, visitandina. Un appuntamento particolarmente sentito in questi ultimi tempi segnati dalla pandemia di Covid-19.

Nel corso della visita Parolin ha pronunciato due omelie: rispettivamente durante la messa celebrata al mattino nella cattedrale “de la Major” e nel tardo pomeriggio in occasione dell’Eucaristia presieduta nella basilica del Sacro Cuore.

«La liturgia, per farci contemplare il Sacro Cuore, ci fa ascoltare una parabola di san Luca che manifesta l’atteggiamento di Gesù, il buon Pastore» nei confronti dell’unica pecorella persa, ha detto il segretario di Stato commentando le letture in cattedrale. Infatti, ha spiegato attualizzandone il contenuto alla luce del magistero di Papa Francesco, essa assume un significato particolarmente incalzante in una città come Marsiglia, «porta d'Oriente e porta d'Occidente, europea e mediterranea allo stesso tempo», i cui abitanti sono chiamati a un’apertura generosa, che, invece di temere la distruzione dell’identità locale, è capace di creare nuove sintesi culturali, superando malsane sfiducie e integrando i diversi. Perché, ha aggiunto, «il Cuore di Cristo non può rimanere indifferente di fronte alla sofferenza, e nemmeno il nostro. Ci invita ad agire prontamente, a lenire, fasciare e sanare le ferite dei nostri fratelli, a cercare la pace e la giustizia sociale, tenendo come unica nostra bussola il Cuore divino e umano di Gesù».

Un tema, questo, rilanciato anche nella successiva celebrazione nella basilica del Sacro Cuore, cui ha partecipato anche l’arcivescovo Celestino Migliore, nunzio apostolico in Francia. Riproponendo i contenuti dalla nota parabola della “pecorella smarrita”, Parolin ha ricordato le «mille correnti di santità» che hanno contribuito alla diffusione della devozione al Sacro Cuore: da san Bonaventura a sant’Alberto Magno, da santa Gertrude a santa Caterina da Siena, da san Pietro Canisio a san Francesco di Sales; e poi santa Margherita Maria Alacoque, con le apparizioni di Paray-le-Monial, san Claude de la Colombière, e Pio XI con l’enciclica Miserentissimus Redemptor del 1928.

Ma l’intervento più articolato è stato proprio il discorso conclusosi con la preghiera a Notre-Dame-de-la-Garde nel santuario a lei intitolato nel punto più alto della città, dove il segretario di Stato ha incontrato il clero, i consacrati, le religiose, gli agenti pastorali e i laici impegnati dell’arcidiocesi. Nella circostanza ha sottolineato come «da qui» sia possibile immaginare di vedere «le imbarcazioni che dall’antica Grecia furono accolte dalla popolazione locale» nel settimo secolo a.C.. «La storia del matrimonio della figlia del re celtico con il marinaio greco venuto da lontano ci ricorda che la nascita di Marsiglia» racconta «di un’accoglienza che non teme l’incontro di culture diverse». Al punto che «se continuiamo a scrutare il mare», si può immaginare anche l’arrivo dei primi evangelizzatori che hanno portato «la fede negli inizi del cristianesimo» avviando «una comunità di martiri, santi, monaci, teologi»: da Lazare, il patrono, ai santi Vittore e Giovanni Cassiano, dal vescovo Eugenio de Mazenod ai beati Marie Deluil-Martiny e Jean-Baptiste Fouque.

Poi da Marsiglia «i cristiani risalirono il Rodano» facendone «un punto di partenza per l’evangelizzazione» dell’Europa. E successivamente, «quante barche hanno lasciato il porto per portare missionari in Africa e in Asia». Ecco perché, ha constatato, «la città merita il motto: “Risplende per le sue grandi opere”».

Dai richiami storici il cardinale è poi passato ad analizzare le sfide odierne della Chiesa marsigliese: dalla missione alla fraternità. E indicando un modello in san Charles de Foucauld, ha esortato alla collaborazione tra uomini e donne di buona volontà nell’impegno per l’integrazione, l’educazione, la giustizia sociale, la libertà, la pace. «La città e l’arcidiocesi di Marsiglia sono un esempio di collaborazione in questo ambito, concretizzatasi nel 2020 nell’incontro di Bari e lo scorso febbraio in quello di Firenze». E così anche grazie a Marsiglia, ha concluso, «i vescovi e i rappresentanti eletti delle città del Mediterraneo sono impegnati in un processo di dialogo e collaborazione a favore della pace e dello sviluppo in un contesto di conflitti, migrazioni di massa, povertà e sfide ecologiche».