Messaggio del Pontefice per la presentazione del libro «Le Pape François et le “Missel Romain pour les Diocèses du Zaïre”»

Dall’Africa un rito promettente per le altre culture

 Dall’Africa un rito promettente per le altre culture  QUO-140
21 giugno 2022

«Propongo il rito congolese della celebrazione dell’Eucaristia come modello per le altre Chiese alla ricerca di un’espressione liturgica appropriata per portare a maturazione i frutti dell’impresa missionaria dell’evangelizzazione delle culture e dell’inculturazione del Vangelo». Lo ha scritto Papa Francesco nel messaggio per la presentazione, avvenuta ieri a Roma, del volume Le Pape François et le «Missel Romain pour les Diocèses du Zaïre», pubblicato — sotto la direzione di suor Rita Mboshu Kongo — dalla Libreria editrice vaticana (Città del Vaticano, 2022, pagine 260, euro 20) in vista del viaggio del vescovo di Roma nel Paese africano, programmato agli inizi di luglio e poi rinviato. Ecco, in una nostra traduzione dal francese, le parole del Pontefice.

Sono lieto di poter entrare in contatto con voi per questo evento importante della Chiesa Famiglia di Dio che è nella Repubblica Democratica del Congo. La presentazione della traduzione francese dell’opera Le Pape François et le «Missel Romain pour les Diocèses du Zaïre», sotto la direzione di suor Rita Mboshu Kongo, pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana, si situa nel quadro dei preparativi del mio viaggio nella Repubblica Democratica del Congo, sull’esempio del mio predecessore san Giovanni Paolo ii . Come non ricordare qui ciò che diceva san Giovanni Paolo in Ecclesia in Africa: «Nella vostra Patria africana, si è rinnovata la Pentecoste di Gerusalemme. I vostri antenati udirono il messaggio della Buona Novella, che è la lingua dello Spirito. I loro cuori accolsero per la prima volta questa parola ed essi chinarono il capo nell’acqua del fonte battesimale, in cui l’uomo, ad opera dello Spirito Santo, muore insieme a Cristo crocifisso e rinasce a nuova vita nella sua risurrezione [...]. Fu certamente lo stesso Spirito a spingere quegli uomini di fede, i primi missionari, che nel 1491 approdarono alla foce del fiume Zaire, a Pinda, dando inizio ad una vera e propria epopea missionaria. Fu ancora lo Spirito Santo, operante a modo suo nel cuore degli uomini, che spinse il grande re del Congo Nzinga-a-Nkuwu a sollecitare la venuta di missionari per annunciare il Vangelo» (Ecclesia in Africa, n. 32).

In effetti, che cosa avrebbe il cristiano di più prezioso della sua fede in Gesù Cristo? Questa fede non è forse il grande tesoro che ha ereditato dalle generazioni precedenti e che dovrà trasmettere intatto alle generazioni future? Si comprende allora l’apporto inestimabile della liturgia, «culmine e fonte dell’attività della Chiesa», nella trasmissione della fede; perché il suo contenuto modella la fede, allo stesso modo in cui la fede di un popolo determina il suo culto.

Il rito congolese della celebrazione eucaristica è certamente il frutto della predicazione missionaria sotto il sole d’Africa e che è stato raccolto all’alba. Nella sua triplice fedeltà alla fede e alla tradizione apostolica, alla natura intima della liturgia cattolica stessa, e infine al genio religioso e al patrimonio culturale africano e congolese, il Missel Romain pour les Diocèses du Zaïre è l’unico messale romano «inculturato», nato della riforma liturgica del Vaticano ii . È il frutto di lunghi anni di ricerca, di esperienza sul posto e di feconda collaborazione tra la Santa Sede e la Chiesa in Congo. Si potrebbe affermare a giusto titolo che questo messale ha raggiunto perfettamente gli obiettivi che gli sono stati assegnati. Di fatto permette al congolese di pregare nella sua lingua, con il suo corpo e la sua anima, e di utilizzare simboli che gli sono familiari.

Il 30 aprile 1988, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina de Sacramenti ha approvato e confermato l’ordinario della Messa in francese, con, come appendice, i preliminari, il calendario e le Messe.

Propongo il rito congolese della celebrazione dell’Eucaristia come modello per le altre Chiese alla ricerca di un’espressione liturgica appropriata per portare a maturazione i frutti dell’impresa missionaria dell’evangelizzazione delle culture e dell’inculturazione del Vangelo. «Non è bene ignorare la decisiva importanza che riveste una cultura segnata dalla fede, perché questa cultura evangelizzata, al di là dei suoi limiti, ha molte più risorse di una semplice somma di credenti posti dinanzi agli attacchi del secolarismo attuale. Una cultura popolare evangelizzata contiene valori di fede e di solidarietà che possono provocare lo sviluppo di una società più giusta e credente, e possiede una sapienza peculiare che bisogna saper riconoscere con uno sguardo colmo di gratitudine» (Evangelii gaudium, n. 68).

Vi esorto — come diceva san Giovanni Paolo ii il 23 aprile 1988 ai vescovi del Congo in visita “ad limina Apostolorum” — a impegnarvi allo stesso modo per l’insieme del rituale dei sacramenti e dei sacramentali che state preparando per completare questo rito.

Vi auguro una feconda lettura di questo libro, per comprendere che è bello celebrare insieme le meraviglie del nostro Dio in suo figlio Gesù Cristo Nostro Signore.

Francesco

Città del Vaticano,
4 giugno 2022.