Il carteggio fra Gadda e Piccioni nel libro «Col nuovo sole ti disturberò»

Quer nunsocché
che rissomija a la felicità

 Quer nunsocché che rissomija  a la felicità  QUO-133
11 giugno 2022
«Non sono “convenevoli” occasionali, sono il sincero augurio di una serenità e possibilmente di una felicità di cui tutti abbiamo bisogno per non disperare dei nostri destini». Il 31 dicembre del 1955 Carlo Emilio Gadda, in una missiva augurale di fine anno, saluta così il suo amico Leone Piccioni, suggerendo forse, con la doppia negazione («non disperare»), la precarietà — quasi l’ineffabilità — di quella speranza. Nel Pasticciaccio brutto de via Merulana — pubblicato per la prima volta in volume da Garzanti sessantacinque anni fa — la felicità è una sensazione misteriosamente evocata, per indefinita affinità, da una mattinata “splendidamente romana”: «un nunsocché, un quarche cosa che rissomija a la felicità»; il destino è ...

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