Bailamme

Siamo seri, giochiamo!

 Siamo seri, giochiamo!  QUO-132
10 giugno 2022

Nel 1938, alla vigilia dello scoppio della Seconda guerra mondiale, uno dei più grandi storici del xx secolo, l’olandese Johan Huizinga (Groninga 1872 – Arnhem 1945), pubblicò un volume dal titolo Homo ludens, per documentare come in tutte le culture, e anche nel mondo animale, il gioco costituisca uno degli elementi fondamentali dell’organizzazione sociale, ivi comprese le relazioni internazionali: «Un sistema di diritto internazionale è retto dal reciproco riconoscimento di principi e di norme che nella pratica agiscono come regole di gioco, qualunque possano essere stati i loro fondamenti. La constatazione formale del pacta servanda sunt esprime in fondo il riconoscimento che l’integrità del sistema è affidata alla volontà a collaborare, a con-giocare» (J. Huizinga, Homo ludens, Einaudi, Torino 1946, p. 257).

Huizinga sottolinea come, nella storia, ciò sia stato possibile grazie al rispetto di alcuni irrinunciabili principi etici: «Il mantenimento del diritto internazionale è sempre stato molto dipendente dalla validità dei concetti di onore, convenienza e bon ton. Non per nulla nello sviluppo del diritto di guerra europeo aveva avuto una parte importante il codice dei concetti cavallereschi dell’onore» (p. 257).

Al contrario, il mancato rispetto di queste regole costituisce, sempre e per tutti, un grave pericolo: «Non appena una delle parti in questione si sottrae alle regole del sistema, si vede che il violatore o rovina tutto il sistema del diritto internazionale o deve venir espulso dalla collettività come guasta-gioco» (p. 257). E presto «una volta trasgredite le regole, la collettività decade nella barbarie e nel caos» (p. 259).

Lo storico olandese intuiva anche la crisi del suo tempo: «Proprio la guerra moderna sembra aver perduto ogni contatto col gioco. Stati giunti ad alta cultura si ritirano completamente dalla comunanza del diritto internazionale, e confessano senza vergogna un pacta non sunt servanda» (p. 259). 

di Claudio Stercal