Tra polvere e oro in cerca di un futuro

Tanzanian miners belonging to an only-women miners association walk together at sunset after their ...
09 giugno 2022

L’estrazione artigianale dell’oro può diventare in Tanzania un’opportunità di riscatto al femminile. La pensano così Regina Daud e le altre donne che a Nyarugusu, nella regione di Geita, lavorano nelle miniere a cielo aperto del nord del Paese africano, non lontano dal Lago Vittoria.

Nelle loro vite s’intrecciano fatica, polvere, caldo, bassa remunerazione, mancanza o addirittura assenza di diritti, ma attraverso le associazioni di minatrici che sono nate nel tempo queste donne cercano di trasformare quelle giornate passate a setacciare terra rossa o a spaccare e trasportare pietre in un’occasione di riscatto dalla povertà in un futuro non troppo lontano.

La Tanzania è una terra che abbonda di minerali e l’oro rappresenta oltre il 90% delle proprie esportazioni minerarie.

Storicamente il settore estrattivo è stato dominato dagli uomini. Per le donne, l’accesso alle terre ricche di minerali ha significato anche l’impegno contro molestie, abusi sessuali, discriminazioni, malattie.

Spesso le attività estrattive sono associate all’uso di sostanze chimiche pericolose, come il mercurio e il cianuro. Lo scarico malsano di acqua tossica ha portato all’inquinamento delle falde acquifere, anche quelle più profonde, e al degrado del territorio, a danno di abitanti e lavoratori locali.

Tra i progetti che sostengono i diritti e l’inclusione femminile nell’industria estrattiva c’è il Clarity (Collective action for rights realisation in extractives industry), portato avanti da un gruppo di ong della società civile che si occupa anche di programmi per giovani e disabili.