Il romanzo
«Le case dai tetti rossi» di Alessandro Moscè

Quel giardiniere che regala i fiori ai “matti”

 Quel giardiniere che regala i fiori ai “matti”  QUO-129
07 giugno 2022
Alessandro Moscè è un bravo poeta, uno dei migliori della sua generazione. Ed è anche un bravo romanziere. Nella sua scrittura, in versi e in prosa, c’è un tema molto forte, che è quello della memoria. La storia che si recupera, individuale e collettiva. Ma non è mai una memoria nostalgica, mai retorica. È invece il passato che si attualizza, riverbera sul presente e impone domande cardinali. La malattia, la vecchiaia, il tramonto della vanagloria. E il tutto sempre attinto a una fattualità senza sconti. Ogni cosa assume nelle pagine una concretezza solida che chiama il lettore a un coinvolgimento immediato, non solo nella narrazione, ma anche e soprattutto negli interrogativi che pone. Così è nel suo ultimo romanzo Le case dai tetti rossi (Roma, Fandango Libri, 2022, ...

Questo contenuto è riservato agli abbonati

paywall-offer
Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati