A colloquio con monsignor Visvaldas Kulbokas, nunzio a Kiev

I «veri negoziati» presuppongono
la conversione dei cuori
dei potenti

 I «veri negoziati» presuppongono  la conversione dei cuori dei potenti  QUO-129
07 giugno 2022

Nella domenica di Pentecoste il Papa è tornato ad appellarsi ai responsabili delle Nazioni perché facciano tutti gli sforzi possibili per porre fine alla guerra in corso in Ucraina e si adoperino per mettere in atto «veri negoziati, concrete trattative per un cessate-il-fuoco e per una soluzione sostenibile». Monsignor Visvaldas Kulbokas, il nunzio che non ha mai abbandonato Kiev mentre infuriavano i bombardamenti russi, commenta l’appello del Pontefice nel contesto del conflitto in corso e del rischio di un’ulteriore aggravarsi della guerra: «Dalle parole e da tutto l’atteggiamento di Papa Francesco emerge in maniera inequivocabile che farebbe qualsiasi cosa per mettere fine a questa guerra il prima possibile. Quando il Papa parla di «veri negoziati» e di «trattative concrete» non bisogna commettere l’errore di interpretarle da un punto di vista politico o strategico-militare. Nessuna delle due parti in conflitto ha infatti conseguito obiettivi che possano portarli al negoziato: la Russia, Paese aggressore, non ha conseguito ancora quella che considera una posizione di forza; l’Ucraina, giustamente, esige la fine dell’aggressione e il ritiro russo. Da questo punto di vista non si può certo essere ottimisti per degli spazi di trattativa».

Continua l’arcivescovo: «Quando però il Papa parla di “veri negoziati” — e lo fa nel giorno di Pentecoste — fa riferimento all’assunzione di responsabilità che i leader delle Nazioni devono fare di fronte all’umanità, un’umanità che rischia di essere distrutta dalla negazione del “sogno di Dio”, che è un sogno di pace e fraternità». In realtà, aggiunge il nunzio, «il vero negoziato è possibile quando non si parte dalla logica militare o politica, ma dalla comprensione di questo dovere morale e di responsabilità di fronte Dio e all’umanità».

Papa Francesco ha parlato anche della ricerca di una «soluzione sostenibile», a tale riguardo, monsignor Kulbokas spiega che «nella situazione attuale questo obiettivo supera le sole forze umane. Qui abbiamo veramente bisogno del grande aiuto di Dio affinché i cuori dei responsabili delle Nazioni, a partire da chi ha cominciato la guerra, si convertano di fronte a Dio».

Nel ricordare quello che è solo l’ultimo di molteplici interventi del Pontefice, l’arcivescovo sottolinea come sia i media ucraini che quelli russi riservino sempre molta attenzione alle parole che il Papa pronuncia sulla guerra. In particolare «in Ucraina, pur non essendo questo un Paese a maggioranza cattolica, tutti si rendono conto dell’autorevolezza e dell’importanza internazionale della voce del Papa. Si percepisce chiaramente come il Pontefice valuti ogni parola, conoscendo il peso che assumeranno, e con quanta attenzione scelga ogni frase in cui fa riferimento a questa guerra».

di Stefano Leszczynski