La buona Notizia
Il Vangelo della solennità della Santissima Trinità (Gv 16, 12-15)

Dinamica e feconda circolarità

 Dinamica e feconda circolarità  QUO-129
07 giugno 2022

La festa, o meglio la solennità della Santissima Trinità, inaugura il tempo ordinario dopo la cinquantina pasquale che abbiamo visto concludersi con la celebrazione della Pentecoste. Nell’ampio orizzonte dell’anno liturgico, sembra non esserci cosa più sensata di questa: celebrare la discesa dello Spirito santo che apre le porte del tempo nuovo, ordinario e quotidiano, suscitando in noi le parole benedette «sia lode al Padre, al Figlio e allo Spirito santo».

Dobbiamo la diffusione di questa solennità a un’insistente devozione monastica già attestata nella tradizione di Cluny nell’ xi secolo e successivamente nell’ordine cistercense. Agli inizi del Duecento, Ruperto di Deutz, abate, può scrivere così sul suo Dei divini uffici: «Subito dopo aver celebrato la solennità della venuta dello Spirito Santo, cantiamo la gloria della Santissima Trinità nell’Ufficio della Domenica che segue, e questa disposizione è molto appropriata poiché subito dopo la discesa di quel divino Spirito cominciarono la predicazione e la fede e, nel battesimo, la fede, la confessione del nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».

Questa “disposizione molto appropriata” venne dunque recepita da Papa Giovanni xxii nella prima metà del Trecento e da allora la Chiesa lascia che sia Gesù a raccontare il mirabile e misterioso legame tra lui e il Padre con lo Spirito santo a cui il Signore stesso ci affida.

«Molte cose ho ancora da dirvi» (Giovanni, 16, 12) e, perché noi potessimo ascoltarle davvero, il Vangelo di Gesù è diventato, da quel suo ultimo discorso in poi, sempre più silenzioso ma sempre più eloquente.

Ciò che il Signore ancora deve dire ai suoi discepoli, a noi, ciò che ancora manca alla loro, e alla nostra comprensione, diverrà manifesto nella passione, morte e risurrezione.

Sono “parole” che dovranno e dovremo vedere per poter riconoscere nei fatti, nella realtà, la mirabile danza del Dio Trinità nella storia. E «Dio è amore» ( 1 Giovanni, 4, 16), amore dal principio (Genesi, 1, 2), amore sino alla fine (Giovanni, 13, 1): amore eterno (Geremia, 31, 3).

Di questo legame amoroso con il Padre nello Spirito, non è la prima volta che Gesù parla, ma in questa pagina di Vangelo, nei pochi versetti scelti per la solennità della Santissima Trinità, il racconto di Gesù sembra inserirci in un clima di familiarità, in una circolarità serena in cui Dio nulla trattiene ma tutto consegna e condivide, dona. Lo Spirito ascolta, annuncia, guida; il Padre non ha nulla per sé ma possiede ogni cosa per il Figlio; il Figlio lascia allo Spirito la sua parte e sa di avere tutto nel Padre. Nessuno di noi è lasciato solo ma Gesù stesso ci rassicura inserendoci in questa dinamica vitale.

I Padri della Chiesa, nel tentare di descrivere la relazione dinamica tra il Padre e il Figlio e lo Spirito santo, hanno immaginato un dinamismo, come una danza (pericóresi), un movimento circolare che vedrebbe le Tre Persone Divine inseparabili ma non confuse, in movimento ovvero in una dinamica che tutto mette in movimento, capace così di creare, di generare (San Giovanni Damasceno).

L’invito è per noi, a lasciarci trascinare in questo dinamismo d’amore, dove tutto è comunione e annuncia comunione; noi, fatti a immagine e somiglianza di Dio, portiamo impresso nel più profondo di noi questo anelito alla comunione, sola sorgente di fecondità. 

di Fulvia Sieni