Non siamo soli

«Scarp de’ tenis» : quando la parola scritta si trasforma in occasione di riscatto

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23 giugno 2022

Provate a immaginare il barbun in scarp del tennis cantato da Enzo Jannacci nella sua canzone più famosa. Sì, quello che parlava da solo, sullo stradone che portava all’Idroscalo. Provate a immaginarlo, oggi. A Milano, negli stessi luoghi ma anche, con un esercizio di fantasia, in una città qualunque del Paese. Quanto sono cambiati i luoghi in cui viviamo. Non ci sono più le fabbriche. Le osterie han lasciato il posto ai pub. Il cinema non c’è più, c’è il megastore del lusso. Ciò che resta drammaticamente vivo anche nelle città che il tempo ha trasformato, è quel fenomeno che risponde al nome di “esclusione sociale”. Un fenomeno difficile da sradicare, se non con risposte efficaci in grado di scuotere le nostre esistenze. E le nostre coscienze. L’Italia è cambiata profondamente e, in maniera altrettanto radicale, si è trasformato il mondo di chi nel nostro Paese vive ai margini. Anche per effetto delle migrazioni, è mutato l’identikit degli esclusi per antonomasia, i senzatetto, le persone senza dimora. Negli ultimi dieci anni, lo dicono i dati dell’Istat, la povertà in Italia è quasi raddoppiata. Lo raccontano anche i sismografi piazzati nei centri di ascolto della Caritas dove i volontari incontrano volti con storie di umanità indifesa, che sbattono contro la narrazione che ci viene proposta ogni giorno.

Ecco, un giornale di strada come Scarp de’ tenis ha il suo senso in queste immagini, in questi frammenti di vita. Un giornale capace di schierarsi sempre dalla parte degli ultimi, degli invisibili. Un giornale che si fa racconto di storie nascoste nelle pieghe della vita. Un giornale che è occasione di lavoro per persone emarginate. Un giornale, insomma, come occasione di riscatto sociale. Questo è Scarp de’ tenis, un progetto editoriale e sociale sostenuto da Caritas Ambrosiana, Caritas Italiana e promosso in tante diocesi e città italiane. Una formula vincente e originale che ha permesso in 26 anni di dare un lavoro a più di 700 persone ai margini, esclusi, emarginati, persone senza dimora. Una formula che ha consentito a queste persone di raccontare le loro storie: Scarp è una tribuna, un piccolo palco, dove la parola scritta si trasforma in occasione di riscatto, dove le vicende personali si trasformano in poesie, autobiografie. Diritto di parola per tutti e soprattutto per gli invisibili, per chi prova a raccontare le proprie parabole di vita, il proprio punto di vista, illustrando quei fenomeni di impoverimento e marginalizzazione che li vedono, loro malgrado, protagonisti.

Vorrei tornare sul valore delle storie raccontate. Perché un giornale come Scarp de’ tenis ha, nel suo spirito e nella sua missione, una certa forma di obbligo nel raccontare storie positive. E raccontare una buona notizia significa innanzitutto raccontare una storia vera. Un’affermazione, questa, che per chi fa il nostro mestiere parrebbe un’ovvietà. Ma non è sempre così, soprattutto in un’epoca come quella in cui viviamo, che è fatta di news usa e getta, di notizie che nascono e muoiono in pochi minuti. Scarp, per noi e per i nostri lettori che ci seguono da tanti anni, è altro. È il tentativo di valorizzare quel patrimonio di storie che per loro natura hanno in sé sfumature drammatiche ma che si trasformano in occasioni di riscatto per tante altre persone. Questo è il cuore di qualsiasi giornale di strada. Questa è la strada sulla quale camminare. Con gli altri, in scarp de’ tenis e, molto spesso, per citare un altro cantore degli ultimi, in direzione ostinata e contraria.

di Stefano Lampertico
direttore del giornale di strada
«Scarp de’ tenis»