Con lo sguardo del buon samaritano L’Elemosineria apostolica

I poveri sono il Vangelo “celebrato” in strada

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23 giugno 2022

Sul volto del cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere del Papa, non ci sono segni di stanchezza. È appena tornato da una tappa dolorosa e lacerante in Ucraina, una Settimana Santa tra le strade deserte di Kiev, tra le persone nascoste nei bunker in cerca di salvezza, tra i racconti dell’orrore e la Via Crucis vissuta davanti le fosse comuni di Bucha, un Golgota dove il peso sul cuore porta solo ad inginocchiarsi e a invocare la consolazione di Dio. Il cardinale ha guidato per oltre 2600 km un’ambulanza poi donata alle autorità ucraine, è il secondo mezzo che porta nel Paese dell’est, è il suo terzo viaggio nelle zone di guerra. Viaggi sempre fatti in solitudine. «Non mi stanco — afferma il cardinale Krajewski — è un tempo utile per prepararsi ad incontrare le difficoltà. La strada aiuta a mettere ordine nei pensieri, a pregare il Rosario, a rendere lode al Signore quando cambia il paesaggio, la bellezza che osservo mi riposa». Il viaggio è una costante della vita dell’Elemosiniere: dalla Polonia a Roma, chiamato da Giovanni Paolo ii , dal servizio liturgico all’ufficio della carità del Papa per volere di Francesco.

Anche qui, in questo ufficio che si trova vicino l’ingresso di Sant’Anna in Vaticano, si viaggia ad alta velocità non solo per fare e consegnare le benedizioni apostoliche, che si possono richiedere anche on-line, ma soprattutto per destinare le offerte che ne derivano alle necessità dei poveri. Sono i più fragili il centro del magistero del Pontefice, «loro — afferma il cardinale Krajewski — sono il Vangelo celebrato in strada». «Per capirli un po’ — aggiunge — devi proprio fare la stessa strada», camminare anche a piedi nudi sui sampietrini, chiamarli per nome ed essere pronto a gioie inattese o a delusioni profonde. «Basta uscire per strada — afferma l’Elemosiniere — per incontrare Gesù nei senzatetto ed adorarlo».

Lui è lì, negli occhi di Lucas che scappa dalla mano tesa dei volontari delle docce, è nelle parole senza sosta di Gaspare, nel caffè macchiato con tanto zucchero che chiede Loredana ma anche nel voler morire di Adam che sprofonda nel buio dell’alcool. È un’umanità problematica ma se la si osserva «con lo sguardo del Vangelo — dice Krajewski — la si vede in un modo diverso, non ti pesa la fatica, diventa bella come la primavera». L’abbraccio e il sostegno ai poveri è nel dna dell’Elemosineria Apostolica, il cui lavoro è cresciuto negli anni. Esisteva già nel 1200 ma venne definita nelle sue competenze nel 1409 grazie ad una Bolla di Alessandro v e successivamente con Leone xiii che affidò all’Elemosiniere la facoltà di concedere la benedizione apostolica a mezzo di diplomi su carta pergamena con firma dello stesso Elemosiniere e il timbro a secco del suo Ufficio. L’occasione per cui si richiede va dal battesimo al matrimonio, dal compleanno di 18 anni ai 100. In poco tempo si è passati dalla richiesta fatta di persona o via fax attraverso un modulo ad un sistema informatizzato, tutto va ai poveri.

Krajewski lo ricorda spesso: «il Papa mi ha detto che ogni sera la cassa deve essere vuota». E così si cerca di fare anche affrontando piccole necessità come una ricarica telefonica, una bolletta da pagare, un contributo per le spese improvvise, un affitto da saldare in poco tempo perché altrimenti si verrà sfrattati. Il lasciapassare per ottenere il sostegno è la lettera di un parroco che attesta le reali necessità della persona ma c’è anche un centro ascolto portato avanti da 8 diaconi che si trova nella palazzina di fronte all’Elemosineria. Sono persone che servono la Chiesa in un modo capillare e silenzioso, offrono l’orecchio al dolore di tanti che si mettono in fila per cercare aiuto; il sostegno può essere emergenziale oppure passa per un sussidio che si può richiedere ogni sei mesi. I diaconi donano anche dei buoni pasto, il Circolo di San Pietro ne offre 300 al mese per le sue mense collocate a Roma. Ci sono poi buoni spesa che arrivano dal Nord Italia.

«È una storia che ha dello straordinario — racconta il cardinale Krajewski — perché vengono da un luogo di lavoro e dalla disponibilità degli operai di cederli per aiutare i poveri». È la fantasia della carità che guida mente e cuore.

C’è poi il lavoro capillare con la diocesi del Papa, su 356 parrocchie romane l’Elemosineria ne ha aiutate 144, grazie ai parroci sono state infatti individuate situazioni di fragilità che sono state alleviate. «Lo scorso anno — sottolinea Krajewski — abbiamo elargito circa 6 milioni di euro, aiutando le famiglie ma anche diverse realtà nel mondo». In pandemia più volte il suo ufficio ha inviato, su iniziativa del Papa, respiratori e materiale sanitario nelle zone più in difficoltà in Italia come in Africa e in America.

Il 2016 è stato un anno di grazia per la Chiesa e per l’Elemosineria, il Giubileo della Misericordia ha portato all’apertura di un presidio medico sotto il Colonnato di San Pietro dove da allora prestano servizio i medici del Fas, il Fondo di assistenza sanitaria vaticano, e del Policlinico di Tor Vergata. Solo un anno prima, lì accanto erano state aperte le docce dove, tranne il mercoledì e la domenica, è possibile lavarsi, avere un cambio pulito, un caffellatte da bere. Circa 100 poveri usufruiscono del servizio ogni giorno, non solo chi vive in strada ma chi torna da lavorare e magari non ha acqua in casa o chi invece si lava prima di recarsi al lavoro perché è nel sentirsi puliti che passa anche la propria dignità. Un servizio che nemmeno in pandemia ha smesso di funzionare.

Sempre nel 2015 è stato aperto il dormitorio “Dono di Misericordia”, a via dei Penitenzieri. Completamente ristrutturato dall’Elemosineria offre una trentina di posti letto a soli uomini. Si usufruisce della cena, grazie alle suore di Madre Teresa di Calcutta, e anche della colazione. È un luogo dove si può stare per trovare tregua e ripartire per cercare un lavoro o una sistemazione dignitosa. Anche Palazzo Migliori funziona allo stesso modo. Inaugurato nel 2019, vicino il Colonnato, è affidato alla Comunità di Sant’Egidio, era destinato a diventare un albergo e invece il Papa lo ha voluto dedicare all’accoglienza delle persone più in difficoltà. Una nuova carezza di Francesco ai poveri per i quali ha fatto anche aprire delle lavanderie in diversi luoghi della diocesi di Roma. Il cardinale Krajewski ha una filosofia chiara: facciamo prima noi in Vaticano in modo che poi gli altri possano replicare. E in effetti è così. In tante parrocchie sono state aperte docce e servizi per gli indigenti, dalla Liguria alla Calabria. Nell’orbita dell’Elemosineria c’è pure il Dispensario Santa Marta che offre assistenza sanitaria a circa 450 bambini, da tempo c’è una stretta sinergia con l’ambulatorio di Piazza San Pietro per offrire farmaci ed esami specialistici ai poveri.

La lista delle iniziative dell’Elemosineria è davvero lunga: dal portare i fragili al mare, dalla visita alla Cappella Sistina, dal fare i panini ogni giorno per gli amici di strada. «È bello — ha detto il Papa alla Caritas un anno fa — allargare i sentieri della carità, sempre partendo dagli occhi del povero che ho davanti. Lì si impara. Sono i poveri che mettono il dito nella piaga delle nostre contraddizioni e inquietano la nostra coscienza in modo salutare, invitandoci al cambiamento. E quando il nostro cuore non si inquieta, fermatevi: qualcosa non funziona». Un cuore inquieto che genera bene, il cuore dell’Elemosineria.

di Benedetta Capelli