Incontro promosso dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita

Nessuno è escluso

 Nessuno è escluso  QUO-115
20 maggio 2022

Il contributo delle persone con disabilità al Sinodo


Tutta la Chiesa è in Sinodo, nessuno escluso. Lo dimostrano i volti di João dal Brasile, André da Parigi, Annunziata da Lamezia Terme, Delio da Rimini, Giulia da Roma, Michelangelo da Caltanissetta, Elena dalla Spagna, Carmen dal Cile, Nolan dal Kansas, Luz dal Messico, Matthew dall’Africa. Tutte persone che condividono una realtà: la disabilità. Proprio di questo tema trattava l’incontro online “Il contributo delle persone con disabilità al Sinodo sulla sinodalità”, svoltosi ieri pomeriggio, giovedì 19 maggio.

Promosso dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, e moderato da Vittorio Scelzo, incaricato per la pastorale degli anziani dello stesso dicastero, ha rappresentato la prima tappa della speciale consultazione delle persone con disabilità per consegnare alla segreteria generale del Sinodo dei vescovi un documento che raccolga le loro esperienze ecclesiali, richieste e attese. Tale documento sarà pronto alla metà di settembre e conterrà i contributi provenienti da più di venti Paesi.

Questo primo passaggio si è aperto con l’invocazione allo Spirito Santo, la preghiera dell’Adsumus, con la quale venivano introdotte le sessioni del concilio Vaticano ii . Poi, il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, ha introdotto i lavori, parlando anche della sua esperienza personale. Il porporato ha confidato che deve la sua vocazione sacerdotale a un disabile. Perciò, si considera in debito verso queste persone. Ha, quindi, sottolineato l’importanza del contributo “non piccolo” che può arrivare da quanti vivono con disabilità, dalle loro famiglie e da tutti quelli che ruotano intorno a loro. Da qui, il ringraziamento a Dio per il bene che possono offrire alla Chiesa. Poi, il cardinale ha sottolineato che fino a qualche anno il Sinodo era riservato ai pastori, ma Papa Francesco ha voluto che fosse partecipato da tutti, dall’intero Popolo di Dio.

Il cammino intrapreso verso la celebrazione dell’assemblea sinodale del 2023 serve per cercare qual è la volontà di Dio. Nessuno, ha aggiunto Grech, ha la pretesa di essere più bravo degli altri, tutti sono invitati a mettersi in ascolto per discernere la volontà del Signore oggi. Anche le persone disabili, ha fatto notare, «sono una risorsa per la Chiesa». Per questo, nell’esperienza umana ed ecclesiale, occorre stare attenti nel considerare i disabili non come destinatari dell’azione pastorale della Chiesa, ma soggetti attivi in essa. Da qui, l’esortazione ad aprire le porte per rendere accessibile la vita cristiana a chi ha disabilità.

Gli ha fatto eco padre Alexandre Awi Mello, segretario del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, il quale ha illustrato le finalità e le modalità di questa consultazione sinodale. Il Papa, ha spiegato il religioso brasiliano, parla di «discriminazione per la condizione di disabilità e invita a compiere una scelta coraggiosa» per “dare la voce”. È questo l’intento del Dicastero, ha aggiunto, per mettersi in «atteggiamento di ascolto di quello che avete da dire», che è, «a nostro avviso, la vera urgenza». È necessario «superare ogni atteggiamento paternalista, così come il pregiudizio — purtroppo molto diffuso e non estraneo alla vita della Chiesa — di chi ritiene che chi ha delle difficoltà ad esprimersi non abbia un pensiero proprio, né nulla di interessante da comunicare». Oggi, al contrario, ha evidenziato, c’è il desiderio di ascoltare la voce dei disabili, perché «siamo convinti che ciò che direte è rilevante per la vita della Chiesa e, in particolare, per il processo sinodale». Infatti, «sedersi insieme allo stesso tavolo — anche se per ora solo virtuale — è una maniera per riconoscere la nostra comune ed identica dignità».

La comune “dignità battesimale”, ha messo in luce il segretario, «ci vieta di fare differenze tra di noi, ci impone di identificarci nello stesso popolo e ci aiuta a dire “Noi”». È un noi che, con tutta la Chiesa, oggi «inizia un cammino il cui obiettivo è quello di portare un contributo concreto alla riflessione sinodale». In proposito padre Awi Mello ha raccomandato di riflettere come si realizza il “camminare insieme” nell’esperienza di Chiesa e quali passi lo Spirito chieda per crescere in questo cammino.

In pratica, tutti i contributi, ha spiegato, dovranno rispondere alla domanda fondamentale del Sinodo e per farlo verrà elaborato un documento comune a partire dalle esperienze e dalla conoscenza del mondo della disabilità maturato negli ambiti di provenienza. Il sacerdote ha fatto notare che i contributi arriveranno da persone che sperimentano la condizione di disabilità in maniera molto differente. Vista la complessità di questo variegato mondo e considerando che le persone del primo incontro parlavano ben 12 lingue, tra le quali tre lingue dei segni e il Lormen, la lingua dei segni tattile che si usa in Germania, è stato scelto di privilegiare lo scambio di testi scritti.

Successivamente, padre Justin Glyn, della provincia australiana della Compagnia di Gesù, collaboratore de «La Civiltà Cattolica», ha parlato di “Persone con disabilità nel percorso sinodale”. Sono seguite le testimonianze, tra le quali quella di Elena da Kharkiv in Ucraina, che ha raccontato i suoi problemi e la sua attività a favore di tante persone disabili che in tempo di guerra hanno ancora più difficoltà, ma che non perdono la speranza.

Le conclusioni dell’incontro sono state affidate a suor Nathalie Becquart, sotto-segretario del Sinodo dei vescovi, la quale ha chiesto un minuto di silenzio per ascoltare la voce dello Spirito e ha parlato del momento sinodale come di un’esperienza di ascolto e di condivisione. Lo scopo è raccogliere la voce di tutti.

L’appuntamento di ieri pomeriggio si inserisce in un percorso avviato nel dicembre 2021 dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita con la campagna video #IamChurch, sul protagonismo ecclesiale delle persone con disabilità e costituisce una risposta all’appello del Papa nell’enciclica Fratelli tutti (n. 98) laddove esorta le comunità a “dare voce” a quegli «“esiliati occulti”... che sentono di esistere senza appartenere e senza partecipare».

Il processo si concluderà nei prossimi mesi con un incontro in presenza a Roma.

di Nicola Gori