La preghiera dell’arcivescovo Gallagher a Bucha

Davanti all’orrore
delle fosse comuni

 Davanti all’orrore  delle fosse comuni  QUO-115
20 maggio 2022

«Non dimenticherò mai la mia visita a Boucha». Con queste parole monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, si è congedato dai religiosi della chiesa ortodossa d’Ucraina di Sant’Andrea a Boucha, che ospita una delle più grandi fosse comuni con oltre 100 vittime civili, molte delle quali ignote. In mattinata monsignor Gallagher ha voluto visitare nel suo terzo giorno di missione alcuni luoghi simbolo di questo conflitto a poca distanza da Kiev. I racconti e le immagini che gli sono stati presentati testimoniano gli orrori della guerra e le sofferenze della popolazione civile.

La prima tappa è stata a Vorzel, dove si trova il Seminario cattolico romano, depredato durante il tentativo di invasione delle truppe russe e colpito da alcuni missili grad nei giorni dell’attacco. Nonostante i danni limitati all’interno della struttura, resta la dolorosa testimonianza di una statua della Madonna la cui testa è andata distrutta, dopo essere stata colpita dalle schegge delle bombe.

In programma, nel pomeriggio, gli incontri istituzionali con gli organi di presidenza e di governo dell’Ucraina e la successiva conferenza stampa.

Quella che vi proponiamo è la testimonianza a caldo che l’arcivescovo Gallagher ha voluto rilasciare ai media vaticani dopo aver visitato alcuni dei luoghi più colpiti durante l’assedio a Kiev.

Eccellenza, oggi abbiamo visitato i luoghi del martirio dell’Ucraina: intorno a Kiev, Bucha, Irpen, Vorzel, tutti luoghi colpiti e con grandi massacri; ha potuto anche vedere i luoghi delle sepolture di massa, dietro la chiesa ortodossa ucraina…

Chiaramente, sono profondamente toccato da questa esperienza, perché uno va in un Paese, a Bucha, per esempio, super-moderno, moderno come in tutte le altre parti d’Europa, e ti trovi di fronte a questa realtà, qui sono state seppellite centinaia di persone. Non si può immaginare… Poi abbiamo visto le immagini nella cripta della chiesa ortodossa, le fotografie fatte nel momento dell’esumazione… questo, ovviamente, strazia il cuore. È un orrore perché queste cose sono state fatte da uomini a altri uomini, e fatte gratuitamente, fatte ai civili, fatte in maniera completamente barbara. E questo veramente è un orrore. Siamo testimoni di questo, delle sofferenze e del martirio di questo Paese.

Come è possibile trovare la pace in un Paese che ha visto tutto questo?

Gli ucraini troveranno la pace tra di loro, ma le ferite sono profonde e ci vorrà molto, molto più tempo per trovare la pace con la Russia, con la gente che è stata coinvolta in questo terribile conflitto, in questa guerra. Le ferite sono profonde: è difficile parlare adesso di pace, di riconciliazione, perché nei cuori delle persone le sofferenze, le ferite sono così profonde che bisogna dare tempo. Bisogna dare tempo, bisogna lasciare che la gente parli, esprima anche tanti sentimenti negativi nei confronti di altri. Per questo bisogna pregare tanto, che il Signore, che è in realtà l’unica salvezza, ci dia la grazia di guarire queste ferite e che la gente possa andare avanti. Una cosa che mi ha toccato profondamente, in questi giorni, è con quanto coraggio, con quanta grinta il popolo ucraino stia cercando di fare di questa primavera che si vede nei campi e nei boschi e nelle foreste, che questa sia una rinascita per questo Paese. Stanno cercando di ricostruire, di pulire, di ripristinare le cose, con grande spirito, con grande coraggio. E meritano tutto il nostro apprezzamento e la nostra stima. 

di Stefano Leszczynski