La buona Notizia
Il Vangelo della V domenica di Pasqua (Gv 13, 31-33a.34-35)

Così amatevi anche voi

 Così amatevi anche voi  QUO-106
10 maggio 2022

Cala il buio sull’ultima cena. Ma nel Cenacolo si continua a parlare d’amore. Giuda è uscito nelle sue tenebre. Ed era notte. Ma attorno a Gesù gli occhi restano spalancati sulla gloria di Dio. Il piombo del tradimento scende a soffocare l’umanità. A schiacciarla con il suo carico oscuro. Solo nel cenacolo si respira la vita. Undici uomini nutriti di eterno restano immersi nel glorioso splendore della Trinità. Attorno le ombre. In profondità una luce sconosciuta che in quelle ombre penetra e risplende.

«Cosa disse il giorno, non appena fu uscita la notte?» — Si chiede sant’Agostino.

Parlava di gloria. «La gloria di colui che tutto move». La gloria che «per l’universo penetra, e risplende». Penetra in quanto essenza di tutte le cose, risplende nell’esistenza delle sue creature. Una drammatica bellezza è in atto nel Cenacolo. Sentono ardere in sé tutto l’universo, gli apostoli che ascoltano il giorno parlare della sua luce. Ma come credere che quella gloria li riguardi, se proprio da loro si è staccato il buio che è appena uscito nella notte? La luminosa bellezza di Cristo li attrae irresistibilmente. Il buio serpeggia e li respinge nell’oscurità della paura.

La gloria di Dio — dice Dante — «penetra, e risplende in una parte più e meno» altrove. Cristo, l’uomo divino. Giuda, l’uomo perduto. Sono quel più e quel meno. Al massimo grado. Anche l’uomo che ha scelto il male si muove nel gran mare dell’essere. Nella gloriosa e luminosa bellezza che l’esistenza conferisce ad ogni creatura. Ma per allontanarsene fino a raggiungere l’abisso. E nel suo movimento contrario attraversa, ferisce, flagella, inchioda, crocifigge e trafigge la luminosa bellezza dell’essere. Ma ne svela il volto più glorioso: l’amore. Che desidera lasciarsi attraversare, per soccorrere e salvare. E donare un esistenza nuova. «Ecco io faccio nuove tutte le cose». Anche i comandamenti. Anche l’amore.

Cosa disse il giorno, non appena fu uscita la notte? «Ora è stato glorificato il figlio dell’uomo». Il buio è fuori, ma ad ogni passo dilata le sue tenebre. Il cuore di Cristo è già spezzato. La sua vita offerta. È il momento della più profonda intimità fra Dio e suo Figlio. Fra Dio e la creatura umana. «E anche Dio è stato glorificato in lui». Uno scambio di gloria, una comunicazione di vita. Eterna. Che non passa. Stabile, per sempre. Su quella Gesù fissa lo sguardo e ne svela il mistero. Della inalterabile bellezza il palpito, il ritmo immutabile, il respiro senza fine: la carità. L’amore accende la gloria e sul mondo si riversa la tenerezza. «Figli miei, — filioli, — ancora per poco sono con voi». Poi sarete con me, membra di un corpo glorioso. Tenerezza, che è riflesso del Padre: Figlio, ancora un poco. Poi sarai con me, capo di un corpo glorioso. Ecco l’esultanza del Padre, ecco la gloria del Figlio. «Ancora per poco» — è così breve il tempo della notte. Così stretto lo spazio del buio. «Poco» — modicum. μικρὸν. La gloria di Dio si fa piccolezza che salva. Perché è «la gloria di colui che tutto move» e chi «move il sole l’altre stelle» è l’amore.

Il Cenacolo è uno squarcio su quell’amore. Che attraversa l’universo. E lo rende splendente di vita. E l’amore è uno squarcio nel cuore di Gesù. Che attraversa la natura umana. E la rende immortale.

Cosa disse il giorno, non appena fu uscita la notte? «Come io vi ho amato, così amatevi anche voi». Come io vi ho amato. Radicato nella vita del Padre. Trafitto dal buio della morte. Risorto nel palpito della Trinità. Amatevi. Anche quando il buio della vostra umanità ferita vi trafigge. Anche se la notte vi dilania. Da questo si saprà che siete miei discepoli. Si vedrà che siete radicati nella tenerezza del Padre. Se non vi inghiottirà il buio, ma risorgerete nella luce. E darete vita alla morte. Splendore alle tenebre. In questo è glorificato l’uomo. E anche Dio è glorificato in lui.

Perché la gloria di Dio è l’uomo che ama. Come Lui. (enza ricciardi)

di Enza Ricciardi