A novant’anni dalla Lettera Enciclica “Caritate Christi Compulsi”

Parole ancora profondamente attuali

  Parole ancora  profondamente attuali  QUO-103
06 maggio 2022

Il “disagio” di cui parla Pio xi nella Caritate Christi Compulsi è di un’attualità bruciante. Eppure è di quasi un secolo fa. Siamo nel ‘32, in un mondo attraversato da una crisi finanziaria ed economica mai vista prima, scoppiata come noto nel ‘29 proprio nel nuovo centro finanziario mondiale, gli Stati Uniti, e intrinseca a quello sviluppo altrettanto inedito che aveva reso l’Occidente e il mondo da esso guidato un posto più veloce, già allora più connesso, violentemente in espansione. Alle contraddizioni del modello dell’interdipendenza mondiale su base commerciale e finanziaria, che quella crisi rappresentava, si era risposto e si stava per rispondere in diversi modi: già si era affermato il corporativismo fascista, che si accompagnerà a un tentativo, l’ultimo in Europa, di nuovo imperialismo e punterà a una vagheggiata autarchia economica; si era appena concluso il primo Piano quinquennale staliniano, che aveva isolato (e reso immune alla crisi) l’Unione Sovietica, con enormi costi umani; si sarebbe affermato l’anno dopo il nazionalsocialismo militarista hitleriano; stava prendendo forma il “New Deal” di matrice keynesiana del presidente americano Franklin Delano Roosevelt, che sarà eletto proprio in quel 1932; nel mondo dilagherà sempre di più il protezionismo a base nazionalista, che si esaspererà negli anni successivi contribuendo in breve tempo a preparare la strada al secondo conflitto mondiale. La chiave interpretativa che sceglie il Pontefice in quel momento (ed è così anche oggi) guarda il problema da un punto di vista morale, riferendosi alla “cupidigia”.

Ma più che “impolitico” il suo è un paradigma “meta-politico”, cioè precedente alle singole declinazioni particolari di quel «disagio profondo» e «universale», «spirituale e materiale» che affligge l’umanità, e non solo il singolo popolo, tentato di cedere a un «esagerato nazionalismo», che è parte del problema e non soluzione. Tornare a quelle parole, oggi, in tempi insieme di crisi mondiali così diverse e così simili, può ancora dirci qualcosa.

di Andrea Monda


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