Il racconto

Quando i bambini
guardano (e cantano)

 Quando i bambini guardano (e cantano)  QUO-101
04 maggio 2022

I bambini ci guardano. Non è “solo” il titolo del film, girato nel 1943 da Vittorio De Sica, che Francesco ha ricordato a conclusione della catechesi.

E non è “solo” l’incoraggiamento che, proprio anche attraverso l’azzeccato titolo di quella storica pellicola, il Papa ha rivolto — meglio, rilanciato — alle persone anziane con le quali sta condividendo ogni mercoledì un incalzante ciclo di meditazioni.

Ma i bambini ci guardano vale anche, e oggi soprattutto, per gli occhi di quella ragazzina ucraina che, mano nella mano con la nonna, ha passato più di metà udienza generale con la testa appoggiata alla transenna. Un gesto tra paura e disperazione. Hanno poca voglia di parlare, nonna e nipote. Hanno poca voglia di raccontare e raccontarsi queste donne venute dall’Ucraina accanto ad altre donne che da tempo vivono in Italia. In realtà parlano con gli sguardi e con la scelta di indossare gli abiti tradizionali della cultura del loro popolo, avvolgendosi nella bandiera.

Sì, i bambini ci guardano, guardano cosa fanno “i grandi”, ha affermato il Pontefice. E i bambini ucraini guardano “di più”. Così tanto da non trovare le parole per esprimere il dolore, il terrore, la mancanza di speranza. E restando in silenzio e appoggiando la testa a una transenna. Ma tenendo per mano la nonna.

Già, i bambini. Hanno sguardi puliti, non offuscati dagli schemi di violenza, i piccoli che stanno dando vita a Carpi all’esperienza del coro inclusivo della scuola primaria delle Figlie della Provvidenza. Stamani hanno incontrato — finalmente — Papa Francesco in piazza San Pietro. E sì, perché in questa stessa piazza, il 4 giugno 2017, solennità di Pentecoste, il coro dei bambini aveva intrecciato le voci con i cantori della Cappella Sistina durante la messa. Ma non riuscirono a salutare personalmente il Papa che, a sua volta, rivolse loro un ringraziamento caloroso a conclusione della celebrazione.

Motivo del mancato saluto? Fa un po’ sorridere e, forse, non da riportare sul giornale. Ma «L’Osservatore Romano» è “il diario di bordo della barca di Pietro” e racconta proprio le storie più piccole. Insomma, 5 anni fa non salutarono il Papa per un motivo... del tutto normale quando si ha a che fare con i bambini: l’urgenza di ricorrere alla toilette! Lo ricordano stamani, con un sorriso, suore e maestre che oggi hanno accompagnato nuovamente il piccolo coro da Francesco.

La caratteristica del coro — ciò che lo rende davvero speciale — è che i bambini non udenti accompagnano con il linguaggio dei segni (indossando guanti bianchi) le voci dei loro compagni di scuola. Perché nessuno resti escluso. A incontrare Francesco sono venuti anche perché hanno vinto un bando del dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri italiano.

E cantare, oltre che per l’inclusione dei bambini, serve anche per ritrovare la parola, ferita dall’ictus. Il coro degli afasici “Enrico Catelli” è venuto da Fossano proprio per presentare al Papa un’esperienza umana dirompente. È un progetto gratuito realizzato a Cuneo dall’associazione di volontariato Alice. Spiegano i promotori: «Il coro degli afasici significa speranza, tenacia, attaccamento alla vita e la musica dà una forza ancora maggiore se vissuta in gruppo».

Particolarmente significativi sono stati gli abbracci del Pontefice alle persone anziane, malate e con disabilità, e alle realtà impegnate in prima linea nell’assistenza a chi soffre. In particolare, Francesco ha accolto alcuni bambini colpiti da tumore, in cura nel reparto oncologico “Nadia Toffa” dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, accompagnati dai loro genitori e dall’associazione di volontariato Simba.

Un particolare saluto, intrecciando le mani nel gesto della preghiera, il Papa ha rivolto ad Allyson Zacharoff, studentessa di tradizione ebraica di Pittsburgh (Stati Uniti d’America) che diventerà rabbino nel mese di giugno. Inoltre la comunità brasiliana Canção Nova ha presentato un’offerta per la carità del Pontefice a conclusione di un singolare pellegrinaggio a cavallo da Assisi a Roma.

di Giampaolo Mattei