L’impegno dei Trinitari per il riscatto di uomini e donne ridotti in schiavitù

Un carisma
di flagrante attualità

 Un carisma di flagrante attualità  QUO-096
28 aprile 2022

L’impegno per il riscatto di uomini e donne ridotti in schiavitù è ancora oggi un «carisma di flagrante attualità». Papa Francesco lo ha ricordato lo scorso 25 aprile ricevendo in udienza i partecipanti al convegno promosso da Solidarietà internazionale trinitaria (Sit), un organismo dell’Ordine della Santissima Trinità e degli schiavi che si occupa di sostenere i cristiani perseguitati nel mondo attraverso la sensibilizzazione, la preghiera e la solidarietà.

Dedicato al tema della libertà religiosa, l’incontro — svoltosi lunedì 25 e martedì 26 presso l’Aula del Sinodo dei vescovi in Vaticano — ha visto la presenza di religiosi, religiose e laici provenienti da trenta Paesi e rappresentanti dell’intera famiglia dei Trinitari. Di grande conforto sono state le parole del Pontefice, che durante l’udienza ha manifestato apprezzamento per il modo in cui gli appartenenti all’ordine hanno saputo attualizzare il loro carisma rimanendo fedeli all’ispirazione originaria ma raccogliendo la sfida posta dalle numerose situazioni di schiavitù nel mondo contemporaneo e dagli attacchi alla libertà religiosa, un diritto sempre più calpestato e minacciato.

Ad introdurre i lavori è stato il presidente del Sit generale, padre Antonio Aurelio Fernández, il quale ha presentato la libertà religiosa come un diritto inseparabile dalla dignità della persona umana, che trova in Dio il suo fondamento e la sua piena realizzazione. Per questo si tratta di un diritto inalienabile e universale, che deve essere garantito a tutti. Alla libertà di Dio di donare la fede corrisponde la libertà dell’uomo di accoglierla. Non si dà fede senza libertà, come ricorda il decreto conciliare Dignitatis humanae.

Nella prima relazione, tenuta dal sottoscritto, è stato presentato il legame indissolubile tra libertà religiosa e pace, partendo dalle radici carismatiche dell’ordine dei Trinitari che sin dalle sue origini, nel contesto delle crociate, si presentò come ordine disarmato, scegliendo la strada evangelica della non violenza e instaurando con il mondo musulmano un dialogo fondato sulle opere di carità. È stato poi analizzato il magistero dei Pontefici post-conciliari sulla libertà religiosa come condizione di pace e infine ci si è soffermati sulla testimonianza dei martiri cristiani, che nella loro eroica fedeltà al Vangelo esprimono la libertà più grande che nasce da un amore disarmato e disarmante. Il martirio cristiano di ogni tempo rappresenta la più alta critica a ogni forma di strumentalizzazione violenta della religione: è la più grande conferma che la violenza è estranea alla fede e che l’esperienza di Dio vissuta anche in contesti drammatici porta sempre al perdono e alla pace.

Il secondo relatore, il giornalista spagnolo Fernando de Haro, ha parlato dei perseguitati di oggi — milioni di persone in diverse parti del mondo — presentandoli come testimoni liberi della bellezza dell’evento cristiano e raccontando la sua esperienza personale maturata nei numerosi viaggi durante i quali ha incontrato tanti cristiani perseguitati, rimanendo colpito per la semplicità e la profondità della testimonianza della loro fede in Cristo. I cristiani che subiscono discriminazioni e sono oggetto di violenza a causa del Vangelo insegnano a rimanere saldi nella fede che dà senso alla vita.

Successivamente John Bakeni, già vicario di Maiduguri, in Nigeria, e da pochi giorni nominato dal Papa vescovo ausiliare della stessa diocesi, ha presentato la difficile situazione dei cristiani nella nazione africana, soffermandosi sul drammatico impatto della violenza persistente sulla Chiesa nel Nord del Paese e presentando numerosi esempi concreti di persecuzione sistematica che i cristiani in questa terra sono costretti a subire. Si tratta di una vera e propria crisi umanitaria dimenticata dalla comunità internazionale.

La Chiesa, secondo il prelato, può affrontare questa difficile situazione, sia promuovendo una sana formazione dei giovani, sia impegnandosi in un dialogo sincero e costruttivo che promuova la riconciliazione, perché «la vendetta — ha affermato il presule — non può mai essere una risposta cristiana alla persecuzione». Da qui l’esortazione a non rimanere indifferenti di fronte alla drammatica situazione dei cristiani in Nigeria e l’augurio che il convegno possa diventare una opportunità per richiamare l’attenzione di tutti sul destino dei cristiani perseguitati e di altre minoranze religiose. Bakeni ha infine ringraziato i Trinitari che, tramite il Sit, portano avanti progetti di aiuto anche ai cristiani perseguitati della sua diocesi.

Il giorno seguente si è svolta una tavola rotonda alla quale hanno partecipato alcuni religiosi e laici trinitari che vivono e operano direttamente in luoghi di persecuzione. Hanno potuto raccontare le loro esperienze tra numerose difficoltà e piccoli spiragli di luce che in qualche parte si intravedono.

L’incontro si è concluso nella basilica di San Crisogono con una veglia di preghiera per i cristiani perseguitati e per le vittime della violenza e della guerra.

di Luigi Buccarello
Ministro generale dell’ordine della Santissima Trinità e degli schiavi