Il tema della settimana

Mostrare il volto
della misericordia di Dio

 Mostrare il volto  della misericordia di Dio  QUO-096
28 aprile 2022

Dopo aver concelebrato con loro la messa, Papa Francesco ha ricevuto  nell’Aula Paolo VI mille missionari della misericordia  a Roma
per il terzo Incontro mondiale


«Spetta a noi, con il nostro ministero, dare voce a Dio e mostrare il volto della sua misericordia». E nel perseguire questo obiettivo bisogna astenersi da ogni forma di giudizio e anteporre sempre la volontà di comprendere la persona che sta dinanzi, perdonando tutto e sempre. Questa la raccomandazione che Papa Francesco ha rivolto agli oltre mille missionari della misericordia incontrati la mattina di lunedì 25 aprile nell’Aula Paolo vi, cui — come precisato nell’apertura del discorso — ha «affidato il ministero che più mi sta a cuore: essere strumento efficace della misericordia di Dio».

La maggior parte di loro erano giunti a Roma già dal sabato precedente per il loro incontro mondiale svoltosi nell’Aula nuova del Sinodo, inizialmente previsto nella primavera 2020 e poi sospeso a causa della pandemia. Si è trattato della terza edizione dopo quelle del 9 febbraio 2016 — anno in cui i missionari della misericordia furono istituiti — e del 10 aprile 2018. L’iniziativa, anche questa volta, è stata organizzata dal Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, cui peraltro spetta il compito di gestire e animare le attività dei missionari della misericordia.

Se nel primo incontro Francesco si era soffermato sulla figura di Noè — nello specifico sulla coperta che i suoi figli gli misero addosso per metterlo al riparo dalla vergogna per la sua nudità — e nel secondo aveva utilizzato le parole del profeta Isaia per chiedere ai missionari della misericordia di essere segno della consolazione per far cogliere il giusto sentimento che Dio non dimentica né abbandona alcuno, in questa occasione il Pontefice ha indicato come figura biblica di riferimento Rut la moabita, la quale, «pur venendo da un paese straniero, entra a pieno titolo nella storia della salvezza».

«Rut lascia trasparire i tratti della misericordia quando non lascia sola Noemi (la suocera), ma con lei condivide il suo futuro» ha spiegato il Papa, sottolineando come la sua storia sia di «grande insegnamento», in quanto «è davvero il volto della misericordia che si manifesta con la compassione e la condivisione».

La vocazione e la gioia della Chiesa è evangelizzare, ha ripetuto più volte il vescovo di Roma nel recente viaggio a Malta e nell’udienza generale ad esso dedicata, riprendendo le parole di san Paolo vi . Da questo punto di vista, nell’incontro di lunedì mattina Francesco ha ribadito che «l’evangelizzazione si attua in particolare attraverso l’annuncio della misericordia divina, mediante molteplici modalità ed espressioni». E «a tale fine contribuisce in modo peculiare l’azione specifica dei missionari della misericordia», così come sancito nell’articolo 59 §2 della Praedicate Evangelium, la costituzione apostolica sulla Curia romana e il suo servizio alla Chiesa nel mondo di oggi promulgata da Papa Francesco lo scorso 19 marzo e che entrerà in vigore il 5 giugno prossimo. Parole con cui il Pontefice ha evidenziato quanto li consideri pienamente «uno strumento privilegiato» nella struttura della Chiesa, soprattutto come ministri del sacramento della Riconciliazione. E il loro numero nel mondo è in costante aumento: al momento sono 1.040.

Prima dell’incontro nell’Aula Paolo vi , la mattina di domenica 24 il Papa aveva pronunciato l’omelia nella messa della Divina Misericordia, presieduta all’altare della Confessione della basilica di San Pietro dall’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, e concelebrata da oltre 400 missionari della misericordia, tra i quali anche alcuni sacerdoti ucraini. Questi, muniti di un visto particolare per lasciare la nazione per pochi giorni, sono arrivati dai territori occidentali del Paese: in particolare dall’oblast di Chmel’nyc’kyj, dall’oblast di Černivci, dalla regione di Ternopil e da Hnizdychiv nell’oblast di Leopoli.

Incentrando la propria riflessione sulle parole di saluto — presenti nel Vangelo del giorno — che il Signore risorto, apparendo ai discepoli, rivolge loro ben tre volte: «Pace a voi!» (Gv 20, 19.21.26), il Pontefice ha spiegato che «vi scopriremo tre azioni della divina misericordia in noi»: dà anzitutto una gioia speciale, poi suscita il perdono e infine consola nella fatica.

di Fabrizio Peloni