Il racconto

Contro guerra e schiavitù della prostituzione

 Contro  guerra e schiavitù della prostituzione  QUO-095
27 aprile 2022

Sono gli sguardi gonfi di lacrime a “raccontare” in modo ancor più travolgente, più di mille parole, angosce, paure e speranze, degli undici bambini ucraini rimasti orfani, scappati da Ivano-Frankivs’k e dalla guerra e accolti lo scorso 5 marzo a Cattolica.

Ma da piazza San Pietro gli undici bambini (il più piccolo ha 7 anni) sono ripartiti con un sorriso in più. E a donarglielo è stato Papa Francesco, che ha commentato con loro i disegni che gli hanno portato — “mir” e cioè “pace” è il filo conduttore — condividendo, appunto, sorrisi e carezze. Paternamente.

Il Papa ha anche baciato la bandiera ucraina nel riconoscervi il dolore del popolo.

La follia del conflitto nel cuore dell’Europa ha fatto irruzione in piazza con le storie dei ragazzi venuti dall’Ucraina. Ma anche con le memorie dei militari croati che hanno mostrato al Pontefice — visibilmente toccato, come a dire che gli uomini non comprendono l’urgenza di uscire dagli schemi di guerra — un libro con i volti delle tantissime vittime nelle violenze che hanno insanguinato l’ex Jugoslavia. Ad accompagnare i militari erano il ministro croato della Difesa, Mario Banožić, con l’ordinario militare, monsignor Jure Bogdan.

E con gli undici bambini ucraini, ora ospiti a Cattolica, c’erano Irina Rochman, capo del dipartimento per la Difesa dei diritti dei minorenni nella divisione regionale di Ivano-Frankivs’k, e padre Volodymyr Medvid, cappellano e responsabile della Caritas della Chiesa greco-cattolica ucraina.

E sì, stamani all’udienza in piazza San Pietro il Papa ha ascoltato, pregato con i ragazzi ucraini e, in particolare, con tutti coloro che stanno vivendo esperienze di fragilità, incoraggiandoli a non perdere mai la speranza.

E così ha donato le corone del Rosario alle quattro persone transessuali che stanno cercando anche la strada per liberarsi dalla schiavitù della prostituzione. Sostenute dalla comunità cristiana di Torvaianica, con il parroco don Andrea Conocchia e suor Geneviève Jeanningros in prima linea. E tramite anche il Papa stesso e il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, che, nel recente passato, non hanno mancato di far sentire direttamente la vicinanza alla comunità parrocchiale della Beata Vergine Immacolata.

Sono quattro persone che «hanno sofferto nella loro identità e nel disprezzo della gente» fa presente suor Geneviève. Nel pieno dell’emergenza covid hanno bussato alla porta della parrocchia a Torvaianica. E a chi altro potevano rivolgersi se non alla parrocchia?

In piazza San Pietro particolarmente significativo l’abbraccio con i rappresentanti del paese di Vignale Monferrato: nel nome di John Badri. Della storia di questo giovane ghanese di 25 anni il Papa aveva parlato domenica 6 febbraio, durante la preghiera dell’Angelus: «John, migrante, che per arrivare qui ha sofferto tutto quello che soffrono tanti migranti, e alla fine si è sistemato nel Monferrato, ha incominciato a lavorare, a fare il suo futuro, in un’azienda vinicola» le parole di Francesco il 6 febbraio. «E poi si è ammalato di un cancro terribile, è in fin di vita. E quando gli hanno detto la verità», John ha risposto che voleva «tornare a casa per abbracciare mio papà prima di morire». Sì, ha insistito il Papa, raccontando all’Angelus la storia di John: «Morendo ha pensato al papà». E tutto il paese di Vignale Monferrato lo ha sostenuto, rendendo possibile il suo viaggio in Ghana, dove ora ha riabbracciato il padre e i suoi fratelli.

Un’esperienza di fraternità che ha coinvolto tutti, confermano il parroco, don Andrea Tancini, e il sindaco, Tina Corona, che stamani hanno presentato al Papa proprio la “comunità italiana” di John.

Francesco ha inoltre salutato con affetto la rappresentativa calcistica dell’Isola d’Elba che, a nome delle 87 piccole isole italiane, ha giocato “con” (non “contro”) la “Squadra del Papa - Fratelli tutti” (con quattro migranti e alcuni ucraini) ieri pomeriggio una partita “fraterna” di calcio al Trastevere Stadium. Gli sportivi dell’Isola d’Elba hanno scritto, tempo fa, al Pontefice per raccontargli la realtà sociale che vivono ogni giorno i 240.000 abitanti delle piccole isole d’Italia, domandandogli la possibilità di un incontro personale per essere incoraggiati a “investire” sul presente e sul futuro di questi “scogli” e far sì che il fenomeno dello spopolamento — soprattutto dei giovani — non metta in discussione i servizi essenziali per la sanità e per la scuola.

Francesco ha inoltre benedetto le corone per l’immagine della Madre Regina della Polonia venerata a Gdynia e il crocifisso ligneo, nello stile di San Damiano, per la comunità di Bisaccia.

Giulio Carlo Vecchini ha poi suonato per il Papa la chitarra costruita con i legni dei barconi dei migranti sbarcati a Lampedusa: l’hanno già imbracciata in tanti, anche Carlos Santana.

di Giampaolo Mattei