Quei sacerdoti venuti apposta dall’Ucraina

 Quei sacerdoti venuti  apposta dall’Ucraina  QUO-093
25 aprile 2022

Hanno concelebrato alcuni sacerdoti arrivati apposta dall’Ucraina, con un visto particolare per lasciare il Paese per pochi giorni. Questi sacerdoti provengono dalle regioni dell’Ucraina occidentale: in particolare dall’oblast di Chmel’nyc’kyj, dall’oblast di Černivci, dalla regione di Ternopil e da Hnizdychiv nell’oblast di Leopoli.

E, in lingua polacca, alla preghiera universale si è pregato proprio perché la misericordia del Signore «raggiunga i popoli della terra dilaniati dalla guerra, perché il dono della pace, che scaturisce dal Crocifisso risorto, giunga al cuore di ogni uomo e si ristabilisca la concordia e la giustizia fra le Nazioni».

È anche grazie ai sacerdoti ucraini, presenti tra la loro gente nel teatro di guerra, che il numero dei missionari della misericordia nel mondo — da quando sono stati istituiti da Papa Francesco nel 2016 — è in costante aumento: al momento sono 1.040.

La concelebrazione eucaristica per la Domenica della Divina Misericordia, il 24 aprile alle 10 nella basilica di San Pietro, e poi l’udienza con Francesco a mezzogiorno di lunedì 25 aprile, sono stati i due appuntamenti culminanti del terzo Incontro mondiale dei missionari della Misericordia, svoltosi a Roma a partire da sabato 23. L’iniziativa è stata promossa dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, il Dicastero vaticano che ha la competenza di gestire e animare le attività dei missionari della misericordia.

La messa, domenica mattina in San Pietro, è stata presieduta dall’arcivescovo presidente del Pontificio Consiglio, monsignor Rino Fisichella.

Papa Francesco ha assistito alla celebrazione, alla quale hanno partecipato circa 40o missionari della misericordia, insieme a nove cardinali e undici tra arcivescovi e vescovi. Per la preghiera eucaristica si sono accostati all’altare il cardinale Giovanni Battista Re, decano del collegio cardinalizio, e il vescovo Franz-Peter Tebartz-Van Elst, delegato del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione.

«In questa domenica che conclude l’Ottava di Pasqua — sono le parole che hanno introdotto l’atto penitenziale — il Signore ci insegna a diventare veri apostoli della sua misericordia toccando le sue piaghe, segno permanente dell’amore di Dio per noi; piaghe che oggi sono visibili nel corpo e nell’anima di tanti nostri fratelli e sorelle che soffrono e che chiedono di essere guariti. Con la fiducia nella misericordia di Dio, riconosciamo i nostri peccati».

Alla prima lettura in inglese, al salmo in italiano e alla seconda lettura in spagnolo ha fatto seguito la Sequenza in latino (Victimæ paschali laudes). E la proclamazione in italiano del passo evangelico di Giovanni (20, 19-31).

Papa Francesco ha tenuto l’omelia, davanti all’altare della Confessione.

Alla preghiera universale si è pregato, in francese, perché «la misericordia del Signore renda tangibile la maternità della Chiesa perché le ferite di ogni uomo e di ogni donna possano ricevere sollievo e guarigione». In cinese perché la misericordia del Signore «doni ai ministri della riconciliazione la grazia di essere uomini contemplativi delle piaghe di Cristo, perché siano testimoni gioiosi della grazia». In portoghese perché la misericordia del Signore «orienti i pensieri e le scelte dei politici, perché promuovano la dignità umana attraverso la condivisione dei beni e la cura del creato». E in tedesco — dopo la supplica per la pace in lingua polacca — si è pregato perché la misericordia del Signore raggiunga coloro «che vivono nel bisogno».

Al termine, dopo la benedizione, è stata intonata l’antifona mariana Regina Caeli. Prima di lasciare la basilica, il Papa ha salutato numerosi presenti.

Il servizio dei ministranti è stato prestato dai sacerdoti teatini. I canti sono stati eseguiti dal coro della Cappella Sistina.

E lunedì mattina oltre mille persone hanno rilanciato i contenuti della Celebrazione partecipando all’udienza con Papa Francesco nell’Aula Paolo vi . Un momento di grande significato che ha concluso l’Incontro mondiale, rilanciando il ruolo dei missionari della misericordia a servizio della Chiesa, soprattutto come ministri del sacramento della Riconciliazione: anche in luoghi dove la presenza di cattolici è più contenuta percorrono molti chilometri per raggiungere le varie comunità.

A Roma i missionari della misericordia sono arrivati da Argentina, Brasile, Colombia, Costa Rica, Venezuela, Libano, Filippine, India, Vietnam. Consistente anche la presenza dall’Africa: Nigeria, Mali, Malawi, Kenya, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea e Camerun. Un gran numero di partecipanti è arrivato, poi, dagli Stati Uniti e dall’Europa.

Durante l’Incontro, iniziato sabato 23 nell’Aula del Sinodo, attraverso “laboratori” i missionari hanno condiviso esperienze e prassi pastorali sviluppate durante la pandemia. Quindi l’arcivescovo Fisichella ha tracciato il profilo del missionario della misericordia come «uomo dell’accoglienza». Il 2022, è stato rilevato, vedrà anche il ventesimo anniversario del solenne affidamento del mondo alla Divina Misericordia da parte di san Giovanni Paolo ii , avvenuto sabato 17 agosto 2002, nel corso della sua visita pastorale al Santuario della Divina Misericordia di Cracovia-Łagiewniki, in Polonia.

Quindi nella serata di sabato, nella chiesa di Santa Maria in Vallicella, si è svolta la liturgia penitenziale con l’adorazione eucaristica e i missionari della misericordia hanno avuto l’opportunità di confessarsi con altri missionari della misericordia.

Dopo la giornata di domenica, incentrata sulla celebrazione eucaristica e la preghiera del Regina Caeli con Papa Francesco, i lavori sono ripresi stamani e sono appunto culminati con l’udienza con il Pontefice nell’Aula Paolo vi.

Relatori durante i lavori della mattina sono stati il cardinale Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia («Il missionario della misericordia e la chiamata alla santità») e padre Damián Guillermo Astigueta, professore nella Facoltà di diritto canonico della Pontificia Università Gregoriana («Il missionario della misericordia: il foro interno e esterno»).