Con la comunità pastorale del Santuario di Treviglio il Papa ricorda che i conflitti distruggono il popolo sconfitto, il vincitore e anche i distratti

Le lacrime di Maria
sono anche segno
del pianto di Dio
per le vittime della guerra

 Le lacrime di Maria  sono anche segno del pianto di Dio  per le vittime della guerra  QUO-093
25 aprile 2022

«Le lacrime di Maria sono anche segno del pianto di Dio per le vittime della guerra che sta distruggendo non solo l’Ucraina... perché la guerra non solo distrugge il popolo sconfitto, no, distrugge anche il vincitore... anche coloro che la guardano con notizie superficiali per vedere chi è il vincitore, chi è lo sconfitto». Lo ha detto il Papa rivolgendosi ai 2.800 pellegrini delle sei parrocchie della comunità pastorale del Santuario “Madonna delle Lacrime” di Treviglio (in provincia di Bergamo e nell’arcidiocesi di Milano) ricevuti in udienza nella mattina di sabato 23 aprile nell’Aula Paolo vi . Ecco il discorso di Francesco.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Ringrazio il Parroco per le sue parole e ricambio di cuore il saluto del vostro Arcivescovo. Grazie di essere venuti così numerosi! Tanti! Forse a casa è rimasta… chi? La Madonna!

Madonna delle Lacrime. Non è l’unico Santuario con questo titolo. Viene in mente subito quello di Siracusa; ma il vostro è molto più antico, si celebrano i cinquecento anni. Poi è celebre il pianto della Vergine nell’apparizione a La Salette.

Le lacrime di Maria sono un riflesso delle lacrime di Gesù. Gesù ha pianto, il Vangelo ci riporta due episodi: sulla tomba dell’amico Lazzaro (cfr. Gv 11, 35) e davanti a Gerusalemme (cfr. Lc 19, 41). In entrambi i casi furono lacrime di dolore. Ma possiamo immaginare che Gesù abbia pianto anche di gioia, ad esempio quando vedeva i piccoli, gli umili del popolo accogliere con entusiasmo il Vangelo.

Maria, la Madre, è la prima discepola. È più discepola che Madre. Ha seguito il Figlio in tutto, anche nella santità dei sentimenti, delle emozioni, anche nel riso e nel pianto. Sicuramente dai suoi occhi scesero lacrime di gioia quando diede alla luce Gesù nella stalla di Betlemme, e quando vide i pastori e i Magi prostrarsi davanti a Lui. E pianse lacrime amare, alla fine, quando lo seguiva lungo la via dolorosa, e mentre stava sotto la croce. La Madonna che piange.

Le lacrime di Maria sono state trasformate dalla grazia di Cristo, come tutta la sua vita, tutto il suo essere, tutto in Maria è trasfigurato nella perfetta unione con il Figlio, con il suo mistero di salvezza. Perciò quando Maria piange, le sue lacrime sono segno della compassione di Dio. Dio ha compassione per noi, sempre; e Dio vuole perdonarci. E vi ricordo una cosa: Dio perdona sempre! Sempre! Siamo noi a stancarci di chiedere il perdono. E per questo le lacrime della Madonna sono un segno della compassione di Dio, che con questa compassione ci perdona sempre; sono un segno del dolore di Cristo per i nostri peccati, per il male che affligge l’umanità, specialmente i piccoli e gli innocenti, che sono coloro che soffrono.

Come Lei, don Norberto, giustamente ha detto, le lacrime di Maria sono anche segno del pianto di Dio per le vittime della guerra che sta distruggendo non solo l’Ucraina; siamo coraggiosi e diciamo la verità: sta distruggendo tutti i popoli coinvolti nella guerra. Tutti. Perché la guerra non solo distrugge il popolo sconfitto, no, distrugge anche il vincitore; distrugge anche coloro che la guardano con notizie superficiali per vedere chi è il vincitore, chi è lo sconfitto. La guerra distrugge tutti. Attenti a questo. Al suo Cuore immacolato abbiamo affidato la nostra supplica, e siamo certi che la Madre l’ha accolta e intercede per la pace, perché lei è la Regina della Pace. È la Madre della Pace. E domani sarà la Domenica della Misericordia. Lei è la Madre della Misericordia. Sa cosa significa misericordia, perché “l’ha tolta” da Dio.

Da cinque secoli la vostra terra è irrigata dalle lacrime di Maria; di generazione in generazione il vostro popolo è accompagnato dalla sua tenerezza materna. Lei, la Madre, vi insegna a non avere vergogna delle lacrime. No, non dobbiamo vergognarci di piangere, anzi, i santi ci insegnano che le lacrime sono un dono, a volte una grazia, un pentimento, una liberazione del cuore. Piangere vuol dire aprirsi, rompere il guscio di un io chiuso in sé stesso e aprirsi all’Amore che ci abbraccia, che sempre ci attende per perdonarci. Così è il cuore di Dio. Dio è in attesa. In attesa di che? Del perdono, di perdonarci. È un inquieto, è un incorreggibile: vuole perdonare, perdonare… Soltanto chiede che noi gli chiediamo il perdono. Aprirsi al Padre buono e anche aprirsi ai fratelli. Lasciarsi intenerire, lasciarsi commuovere dalle ferite di chi incontriamo lungo il cammino; saper condividere, saper accogliere, saper gioire con chi gioisce e piangere con chi piange.

Io credo che noi, il nostro tempo — parlo in genere —, abbiamo perso l’abitudine di piangere “bene”. Forse piangiamo quando succede qualcosa che ci tocca o quando tagliamo la cipolla. Ma il pianto che viene dal cuore, il pianto vero come quello di Pietro quando si pentì, come quello della Madonna… La nostra civiltà, i nostri tempi, hanno perso il senso del pianto. E noi dobbiamo chiedere la grazia di piangere davanti alle cose che vediamo, davanti all’uso che si fa dell’umanità, non solo le guerre — ne ho parlato — ma lo scarto, i vecchi scartati, i bambini scartati anche prima di nascere… Tanti drammi di scarto: quel povero che non ha da vivere è scartato; le piazze, le strade piene di persone senza fissa dimora… Le miserie del nostro tempo dovrebbero farci piangere e noi abbiamo bisogno di piangere. C’è una Messa nella Liturgia cattolica per chiedere il dono delle lacrime. Ma voi, che avete la Madonna “alla mano”, chiedere questo dono. E la preghiera di quella Messa dice così: “O Signore, Tu che hai fatto uscire dalla roccia l’acqua, fa’ che dalla roccia del mio cuore sgorghino le lacrime”. Il cuore di pietra che ha dimenticato come si piange. Per favore, chiediamo la grazia di piangere. Tutti.

E per questo, le lacrime di Maria ci aiutino. È importante che il nostro io non sia chiuso, che sia aperto agli altri, soprattutto al Padre che perdona e ai fratelli. Dobbiamo lasciarci intenerire, commuovere dalle ferite di chi incontriamo lungo il cammino, saper condividere, saper accogliere, saper gioire con chi gioisce e piangere con chi piange.

La vostra Comunità porta proprio questo nome: “Madonna delle Lacrime”. È bello questo! In questo titolo c’è tutta una pastorale: una pastorale della tenerezza, della compassione, della vicinanza. Tenerezza, compassione e vicinanza. Questo è lo stile di Dio. C’è uno stile pastorale che riguarda tutti: i preti, i diaconi, i fedeli laici, i consacrati… Tutti vicini, compassionevoli e teneri. E tutte le età, tutte le stagioni della vita. Tutti dobbiamo sempre imparare da Maria a seguire Gesù, a lasciare che il suo Spirito plasmi i nostri sentimenti, i nostri desideri, i nostri progetti e le nostre azioni secondo il cuore di Dio. Perché, come dice una bella orazione liturgica, «non prevalga in noi il nostro sentimento, ma l’azione del suo Santo Spirito».

Cari amici, vi ringrazio di questa vostra visita! Grazie di averci riportato a meditare sulle lacrime della nostra Madre. Ne abbiamo tanto bisogno! Abbiamo tanto bisogno di piangere. Benedico di cuore tutti voi, le vostre famiglie e la vostra comunità. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!


Rilanciando la speranza tra il Covid e il conflitto 


«Oggi, della nostra comunità sono in pochi a essere rimasti a casa!»: così il parroco, don Norberto Donghi, ha presentato a Francesco, all’inizio dell’udienza, i 2.800 pellegrini che fanno riferimento alla spiritualità della Madonna delle Lacrime a Treviglio. «Questo è un anno speciale per noi: ricordiamo il quinto centenario di quando un affresco rappresentante Maria e il Bambino ha pianto per sei ore, salvando la nostra città da sicura distruzione». Ma, ha rilanciato don Donghi, «come non pensare che anche oggi, in tanti luoghi, perdura la violenza della guerra. Siamo qui anche per sostenere la sua preghiera, come sempre ci invita a fare, e per dirle che siamo con lei nell’invocare la Regina della pace».

«Davanti a lei — ha detto al Papa — ci sono le nostre sei parrocchie, le cinque di Treviglio e Castel Rozzone. Siamo in provincia di Bergamo e vogliamo nuovamente ringraziarla per le parole di vicinanza che più volte ha espresso per il nostro territorio così segnato dalla pandemia. Siamo bergamaschi ma apparteniamo alla diocesi di Milano». 

«Sentiamo che questo incontro con lei, e questo anno giubilare che stiamo celebrando, ci spingono ad assumere ancor di più la gioia e la bellezza della nostra fede e del nostro essere Chiesa» ha affermato il sacerdote. E, ha concluso: «Oggi è San Giorgio: accolga i nostri sinceri auguri di buon onomastico, per quel nome che le è stato dato nel giorno del suo battesimo».