Sette giovani e un sindaco

 Sette giovani e un sindaco  QUO-089
19 aprile 2022

Gli incontri di Papa Francesco con 7 giovani, che lui stesso ha battezzato, e con Ivan Fedorov, sindaco esule di Melitopol, in Ucraina, rapito l’11 marzo e poi per sei giorni nelle mani dei russi, hanno segnato — tra sabato 16 e domenica 17 aprile nella basilica e nella piazza di San Pietro — le celebrazioni della veglia e della messa di Pasqua, conclusa con il messaggio e la benedizione “urbi et orbi”.

La veglia

Prima della celebrazione della veglia, Francesco ha ricevuto, per circa dieci minuti, il sindaco Fedorov, con le deputate Mariia Mezentseva e Olena Khomenko. Nell’omelia il Papa stesso ha reso noto questo incontro, avvenuto nella Cappella di San Leone. Fedorov era presente anche alla Messa della domenica.

La celebrazione della veglia pasquale è stata presieduta, alle 19.30 nella basilica, dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio. Il Papa ha assistito alla celebrazione (prendendo posto accanto alla statua bronzea di san Pietro), ha tenuto l’omelia e ha, appunto, battezzato i sette giovani. È stato poi il cardinale Re ad amministrare ai giovani gli altri due sacramenti dell’iniziazione cristiana: la cresima e la comunione.

I nuovi cristiani sono gli italiani Alessio Grasselli, Alessandro Marchetti Tricamo, Morgana Pala, Giulio Papetti; la statunitense Taylor Pescante; l’albanese Miriana Vani e il cubano Luis Enrique Vargas.

Il solenne rito iniziale della veglia (lucernario), con la benedizione del fuoco e la benedizione del cero si è svolto nell’atrio. Durante la processione verso l’altare della Confessione, nella suggestiva penombra della basilica, alla prima sosta — al canto Lumen Christi — il Papa ha acceso il proprio cero. Alla seconda sosta sono state accese le candele dei concelebranti e dei presenti. E alla terza sosta si è accesa una parte delle luci della basilica. L’illuminazione completa è avvenuta infatti qualche minuto dopo, al canto del Gloria quando sono suonate a distesa le campane.

Dopo la terza sosta, il cero pasquale è stato collocato nel candelabro, posto accanto all’ambone. Il diacono, quindi, ha cantato il preconio pasquale (Exsultet).

Dopo l’omelia pronunciata davanti all’altare della Confessione, Francesco ha battezzato i sette giovani, accompagnati da padrini e madrine. Il battistero era stato collocato proprio davanti ai cancelli della Confessione. Il cardinale Re ha quindi amministrato loro la cresima.

Nella preghiera universale, sono state elevate suppliche per la Chiesa, per il Papa e i vescovi, perché i governanti siano «artigiani di dialogo e di pace tra i popoli». E, ancora, si è così pregato: «Dona ai popoli oppressi dalla guerra la speranza e la pace. Solleva la pietra del sepolcro di chi vive situazioni di sofferenza e di morte. Possa ogni famiglia essere chiesa ospitale e accogliente verso i poveri e gli scoraggiati. Fai maturare nelle nuove generazioni i semi del Vangelo. Concedi ai fratelli defunti l’eredità della vita senza fine promessa nel battesimo».

La celebrazione si è conclusa con il canto dell’antifona mariana Regina caeli.

Con il cardinale Re — che ha dato la comunione ai sette giovani appena battezzati e cresimati — hanno concelebrato numerosi porporati. Per la preghiera eucaristica si sono accostati all’altare i cardinali Leonardo Sandri e Francis Arinze. Hanno concelebrato numerosi vescovi e sacerdoti.

Con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano gli arcivescovi Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari generali, e Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati — che hanno concelebrato la Messa di Pasqua — e monsignor Stanisław Mirosław Wachowski, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati.

Erano presenti, tra gli altri, gli arcivescovi Khajag Barsamian, rappresentante della Chiesa apostolica armena; e Ian Ernest, direttore del Centro anglicano di Roma e rappresentante dell’arcivescovo di Canterbury presso la Santa Sede; il vescovo copto ortodosso Barnaba El Soryani; e il parroco greco-ortodosso di San Teodoro in Palatino, padre Symenon Katsinas.

Il servizio dei ministrati è stato prestato dai Legionari di Cristo. I canti sono stati eseguiti dal Coro della Cappella Sistina.

La Messa della domenica

La celebrazione della Messa della Domenica di Pasqua, in piazza San Pietro, ha avuto inizio alle 10 ed è stata preceduta e preparata, dalle 9.30, dalla preghiera del Rosario.

Salito il Papa all’altare, si è compiuto il rito del Resurrexit: “Pietro testimone della risurrezione”. Due diaconi ministranti hanno aperto le ante dell’Icona del Santissimo Salvatore che Francesco ha incensato mentre il diacono ha cantato l’annuncio pasquale. Il Pontefice ha quindi asperso i fedeli con l’acqua benedetta. Hanno fatto seguito il segno di croce e i riti d’introduzione.

Accanto all’altare era la statua della Madre di Dio, come anche nella veglia. Intorno il vero e proprio giardino allestito dai floricoltori olandesi e sloveni. Sulla facciata della basilica, significativamente, gli arazzi di San Giuseppe e San Michele arcangelo.

Le due letture sono state proclamate in spagnolo e in inglese, il salmo è stato cantato in italiano. Quindi, dopo la Sequenza, la proclamazione del Vangelo è avvenuta in latino e in greco.

Alla preghiera dei fedeli, sono state elevate suppliche per la Chiesa (in lingua cinese), per i nuovi battezzati (in tedesco). In inglese si è pregato perché «il Padre di tutti, che nutre pensieri di giustizia e di pace, conceda ai governanti delle nazioni di ricercare sempre il bene comune, il dialogo e la concordia tra i popoli». Quindi, in arabo, per tutti coloro che soffrono. E, infine, in ucraino, per i defunti.

All’offertorio i doni sono stati portati da quattro famiglie di diversi Paesi. Al termine è stata intonata l’antifona mariana Regina caeli.

Hanno concelebrato numerosi cardinali: al momento della preghiera eucaristica si sono accostati all’altare i cardinali Sandri e Arinze. Numerosi i vescovi e i sacerdoti concelebranti.

Il servizio dei ministrati è stato prestato dal Pontificio Collegio Americano del Nord. I canti sono stati eseguiti dal Coro della Cappella Sistina, con il coro guida e cori del venerabile Collegio Inglese e del Pontificio Collegio Germanico-Ungarico.

La benedizione
“urbi et orbi”

Terminata la Celebrazione — dopo la benedizione e il canto dell’antifona mariana Regina caeli — il Papa è voluto andare a salutare anche i più lontani fisicamente, arrivando a bordo della vettura scoperta fino a metà di via della Conciliazione. Un gesto che, come già nella Domenica delle Palme, ha suscitato un particolare calore, una forte emozione.

Quindi il Pontefice si è recato all’Aula delle Benedizioni per il messaggio pasquale “urbi et orbi”. Qui il Papa ha salutato coloro che hanno donato e realizzato (con la collaborazione dei giardinieri vaticani) le decorazioni floreali in piazza San Pietro. Con i fioristi olandesi era Karien van Gennip, ministro delle politiche sociali dei Paesi Bassi, con la delegazione governativa. E professori di floristica di biotecnologie di Naklo, in Slovenia.

A mezzogiorno in punto il Pontefice si è affacciato alla loggia centrale della basilica. Ricevendo gli onori militari da un gruppo interforze italiano e dalle guardie svizzere e ascoltando gli inni italiano e pontificio eseguiti dalla bande musicali dei carabinieri e vaticana.

Sulla loggia, accanto a Francesco, erano il cardinale protodiacono Renato Raffaele Martino e il cardinale Michael Czerny. Dopo il vibrante messaggio pasquale del Papa, il cardinale protodiacono ha pronunciato una formula che abbraccia proprio tutti, annunciando la concessione dell’indulgenza plenaria: «Il Santo Padre Francesco a tutti i fedeli presenti e a quelli che ricevono la sua benedizione, a mezzo della radio, della televisione e delle altre tecnologie di comunicazione, concede l’indulgenza plenaria nella forma stabilita dalla Chiesa. Preghiamo Dio onnipotente perché conservi a lungo il Papa a guida della Chiesa, e conceda pace e unità alla Chiesa in tutto il mondo».

Francesco ha impartito la benedizione “urbi et orbi”. Sono stati quindi nuovamente resi gli onori militari ed eseguiti gli inni. Il servizio di ministranti è stato prestato dagli alunni del Pontificio Collegio Urbano.