Il naso per la fede

L'olio profumato

 Il naso per la fede  QUO-088
16 aprile 2022

Profumo prezioso come la mirra è regalato a Gesù bambino. Con la fragranza pregiata del nardo vengono profumati i piedi del Signore, ormai prossimo alla morte. La vita di Cristo è racchiusa da due aromi. Del resto, il suo stesso nome, “Cristo”, significa “Unto” con l’olio, a cui veniva aggiunta un’essenza per renderlo odoroso. Cristo è il Profumato. Tenere il naso fuori dalla fede significa perdere qualcosa della fede e di Cristo. Non per nulla Papa Francesco ha più volte, anche recentemente, parlato del «fiuto del popolo di Dio».

È noto che l’olfatto è, col tatto, il senso più primitivo e il primo dotato di discernimento. Al tatto e alla vista, il neonato non sa distinguere la mamma dalle altre donne, ma il suo naso la individua subito dal profumo della sua pelle e dall’aroma del latte. Al piccolo basta odorare il corpo e il latte della mamma per smettere di piangere e sentirsi abbandonato. Ecco perché il naso è anche sinonimo di intuito circa quanto è vitale: “Aver fiuto per…”. In latino chi ha l’animo acceso e sveglio è detto “sagax”, “sagace”, vale a dire uno “dall’olfatto fine”; insomma: un cane da caccia, capace di scovare il cibo, anche se nascosto alla vista; cercarlo nonostante gli occhi e il gusto neghino la sua esistenza.

Tuttavia, non è scontato che l’olfatto accenda l’anima, fiutando quanto è vitale nel mondo. Infatti, si può attraversare la vita “con la puzza sotto il naso”, come se tutto il mondo esalasse solo odori insopportabili. Si vive la vita tappandosi il naso (se lo si fa troppo a lungo, si muore, perché profumi e odori sono fratelli del respiro). Si tiene un portamento arrogante e altezzoso, col “naso in alto”, come allude il tedesco hochnäsig e l’inglese snooty. Ciò che è temuto da chi ha la puzza sotto il naso è il carattere misto di ogni profumo. Non esiste fragranza pura, ma sempre mescolata. Perfino il profumo del corpo amato, voce della sua pelle, risente degli ambienti e delle persone che ha incontrato, dei cibi che ha mangiato, del suo umore e dei suoi sentimenti, del clima, della fatica o della quiete, del lavoro o della festa, della possibilità di lavarsi o meno. E questo vale anche per l’odore che identifica la nostra casa. Chi ha la puzza sotto il naso continua a profumarsi e a spargere deodoranti per disinfettarsi dalla vita.

Quale sarà stato il profumo di Cristo? La voce della sua pelle? Sicuramente sapeva di mirra e nardo, ma anche del profumo fresco dei bambini che ha accarezzato, dell’odore acre dei lebbrosi che ha toccato, delle fragranze delle ricche case che ha frequentato, della puzza dei poveri che non si lavavano, sapeva di folla e dell’acqua pura del Giordano, sapeva del cattivo odore dei corpi morti, sapeva di pulito, come ogni pio israelita che faceva il bagno rituale; sapeva del profumo di quell’adultera triste e del deodorante altrettanto triste dei suoi accusatori, sapeva delle piante e dei fiori della Galilea, sapeva di lago e di pesce, di campagna e di pecore, sapeva di legno, sapeva di deserto, della variegata Gerusalemme e dell’incenso del Tempio; aveva addosso l’odore della tristezza, della paura e dell’angoscia della gente e sue, era intriso dell’atmosfera felice delle nozze di Cana, sapeva di sporco, come sporco è un corpo martoriato di un crocifisso. Aveva addosso l’odore del mondo; di esso s’era impregnata la sua pelle. Altrimenti come avrebbe potuto essere il suo Salvatore?

Il giorno del Battesimo, bambini e bambine, uomini e donne vengono cosparsi col profumo di Cristo, col Crisma, da quel giorno sanno di Cristo, hanno il suo odore. Tra i misteri di profumi e odori è che sono efficaci, ma invisibili, sia a chi li porta sia a chi li fiuta. Inoltre, il loro effetto va ben al di là della presenza fisica di chi li indossa: arrivano prima della persona profumata, come un annuncio, e permangono anche quando se n’è andata, come una memoria. Si espandono per tutto l’ambiente e impregnano i vestiti e la pelle degli altri che, a loro volta, li trasportano. Si diffondono al di là della consapevolezza e del controllo di chi si è profumato. Spesso, chi si è cosparso di profumo non lo avverte più ed è convinto d’aver perso la sua buona fragranza; invece, l’aroma permane ed è chiaramente percepito dagli altri. Il profumo (e l’odore) supera gli stretti confini della piena avvertenza e del deliberato consenso.

Dal Battesimo quel profumo di Cristo l’abbiamo addosso; fa parte della voce della nostra pelle. La sua intensità e la sua fragranza perdurano ben più di quanto immaginiamo o pensiamo, anche quando siamo convinti d’averlo perduto. La questione è che, per fiutarlo, non bisogna aver la puzza sotto il naso.

di Giovanni Cesare Pagazzi

Leggi anche:

Aromi per il corpo di Gesù

Il profumo del Risorto