Intant0 Cpi e Osce denunciano gravi violazioni dei diritti umani in Ucraina

Svezia e Finlandia
si avvicinano alla Nato

TOPSHOT - In this picture taken on April 13, 2022, a Russian soldier stands guard at the Luhansk ...
14 aprile 2022

Stoccolma , 14. Se tra gli obiettivi di Vladimir Putin c’era quello di tenere lontana la Nato dai propri confini, accusata di essersi avvicinata troppo negli ultimi anni, l’invasione militare in Ucraina potrebbe ottenere alla fine un effetto contrario. Con l’incubo di fare la stessa fine dell’Ucraina, Svezia e Finlandia hanno infatti abbandonato la tradizionale neutralità militare — per quanto politicamente da sempre integrate nel blocco occidentale (fanno entrambe parte dell’Unione europea, anche se Stoccolma non aderisce all’euro) — accelerando le procedure per entrare a fare parte dell’Alleanza atlantica.

In una conferenza stampa congiunta a Stoccolma, le premier dei due Paesi scandinavi — partner, ma non membri della Nato — hanno annunciato in maniera decisa che l’adesione è sempre più probabile. Di fatto, quindi, la Russia potrebbe presto trovarsi altri due Paesi confinanti integrati nell’Alleanza atlantica. Uno scenario al quale il Cremlino ha subito risposto, quasi come un sinistro monito, inviando mezzi militari e soldati al confine con la Finlandia. Ad aumentare la tensione con Mosca sono state le dichiarazioni del capo del governo finlandese, la socialdemocratica Sanna Marin. Assieme alla collega svedese, Magdalena Andersson, la premier di Helsinki ha annunciato che il suo Paese — che condivide un confine di oltre 1.300 chilometri con la Russia, e nel 1939 aveva già subito un’invasione russa per molti aspetti simile a quella in corso in Ucraina — deciderà se candidarsi all’ingresso nella Nato «entro poche settimane». «Penso che accadrà abbastanza rapidamente», ha fatto sapere Marin, sottolineando di volere evitare che accada in Finlandia quanto successo in Ucraina. Per quanto riguarda Stoccolma, Andersson ha invece sottolineato che «ci sono argomenti da analizzare con molta attenzione. Bisogna soppesare tutti i pro e i contro. Allo stesso tempo, non vedo alcun motivo per rinviare la decisione. Avremo le elezioni a settembre e dobbiamo anche essere in grado di concentrarci su questo».

In attesa del dibattito in Parlamento la prossima settimana, il governo di Helsinki ha pubblicato un “libro bianco” commissionato dopo l’attacco all’Ucraina dove si sottolinea che «senza l’adesione alla Nato la Finlandia non gode di garanzie di sicurezza, nonostante sia un partner dell’Alleanza». Il rapporto insiste sul fatto che solo i membri dell’organizzazione beneficiano dell’ombrello di difesa collettiva del famoso articolo 5. L’adesione alla Nato — che si è detta pronta ad accogliere subito i due Paesi nordici — fornirebbe quindi una deterrenza «significativamente maggiore» contro un attacco alla Finlandia, afferma il documento.

Un vertice Nato è previsto per il 29 e 30 giugno a Madrid e la maggior parte degli analisti prevede l’annuncio di una candidatura di Helsinki in quella sede. Anche per Stoccolma, secondo alcune fonti, riferite dal quotidiano svedese «Svenska Dagbladet», l’obiettivo è di aderire proprio a giugno di quest’anno, in concomitanza con il summit nella capitale della Spagna. Mosca aveva già messo in guardia Stoccolma ed Helsinki, avvertendo che l’adesione avrebbe avuto «conseguenze politiche e militari». E ieri, come detto, veicoli militari russi sono stati avvistati vicino al confine con la Finlandia: un filmato mostra lo spostamento di uomini e mezzi, compresi sistemi di difesa costiera, in quello che sembra un chiaro monito del Cremlino. Il governo russo ha spiegato più volte che riterrebbe una minaccia alla propria sicurezza l’eventuale ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato.

Proprio per questo ci si chiede quale sarà la reazione di Mosca a questa rapida, doppia richiesta di adesione alla Nato, che Putin non considera più un’alleanza difensiva, ma una coalizione ostile a ridosso dei confini russi. Come hanno ricordato diversi analisti, la possibile adesione alla Nato da parte di Kiev è stato uno dei motivi principali alla base della guerra in corso. E una Ucraina neutrale, senza armi della Nato sul suo territorio, è uno dei punti imprescindibili presentati da Mosca ai negoziati. Negoziati che però sembrano essersi interrotti.

Intanto, nel cinquantesimo giorno di guerra, il procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Kahan, in visita a Bucha, ha descritto la situazione come «una gigantesca scena del crimine». Parole che seguono lʼallarme dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce): ci sono «prove credibili» che in Ucraina «i diritti umani più fondamentali siano stati violati», si legge in un rapporto. La missione dell’Osce, istituita a metà marzo su richiesta dell’Ucraina sull'intero territorio del Paese (incluse quindi le Repubbliche autonome di Donetsk e Luhansk e la Crimea, ndr) ha individuato «un chiaro disegno di violazioni del diritto internazionale umanitario da parte delle forze russe nel loro condurre le ostilità», in particolare, con uccisioni mirate, sparizioni forzate, rapimenti di civili, inclusi giornalisti e amministratori. Ovviamente, l’analisi si è svolta a tutto campo, prendendo in considerazione le azioni di entrambe le parti in conflitto, tanto che gli esperti hanno individuato «alcune violazioni e problemi relativi a pratiche imputabili all'Ucraina», con particolare riferimento al «trattamento dei prigionieri di guerra».

Hanno nel frattempo suscitato polemiche le accuse di Joe Biden, a Vladimir Putin sul genocidio in Ucraina. Una posizione, quella del presidente statunitense, che ha provocato l’irritazione di Pechino e di Mosca, mentre da Parigi Emmanuel Macron ha messo in dubbio l’utilità di una «escalation di parole» per porre fine alla guerra.

Di parere diverso, invece, il premier canadese Justin Trudeau, che per la prima volta ha evocato il «genocidio» in Ucraina.

Sul terreno, il sindaco di Mariupol, Vadym Boychenko, ha detto oggi che la situazione umanitaria è «davvero allo stremo». La strategica città portuale — obiettivo principale di Mosca e luogo simbolo del martirio dell’Ucraina — è vicina alla resa. «I russi hanno distrutto gli ospedali e tutta la città. Questo è un genocidio. Finché resisteremo, resisterà anche l’Ucraina», ha aggiunto.

Dalla città assediata, oltre metà della popolazione rimasta cerca ancora di fuggire. Almeno 100.000 persone intrappolate, secondo le autorità locali, con scarse prospettive di evacuazione, visto che i corridoi umanitari continuano a restare di fatto bloccati, se non per poche iniziative con mezzi privati.