Colpito un centro della Caritas: sette i morti

La battaglia per Mariupol

Residents stand with their belongings on a street near a building burnt in the course of ...
12 aprile 2022

Kiev, 12. È sempre più drammatica la situazione a Mariupol, assediata da oltre quaranta giorni dall’esercito russo e in gran parte distrutta. Nella strategica città ucraina che si affaccia sul mare di Azov si attende da un momento all’altro l’assalto finale delle truppe russe per prenderne il controllo. Secondo il consigliere presidenziale ucraino, Mykhaylo Podolyak, a Mariupol sono morte decine di migliaia di civili. Il 90 per cento delle case «è stato distrutto», ha scritto su Twitter.

Colpito anche un centro della Caritas Ucraina. L’attacco, ha confermato il presidente dell’organizzazione, Tetiana Stawnychy, ha provocato sette vittime, tra cui due membri dello staff. Al momento dell’attacco, all’interno dell’edificio si trovavano diverse persone che si nascondevano dai bombardamenti e cercavano un posto sicuro. Dall’inizio del conflitto, le due organizzazioni Caritas presenti in Ucraina, Caritas Ucraina e Caritas-Spes Ucraina, sono state al fianco della gente e finora, anche con la collaborazione della Confederazione Caritas, hanno fornito assistenza umanitaria a circa 600.000 persone.

Il vicesindaco della città, Sergei Orlov, ha confermato alla Bbc che «la lotta per Mariupol continua». «I russi hanno occupato temporaneamente parte della città, ma i soldati ucraini continuano a difendere il centro e il sud della città, così come le aree industriali», ha affermato. La conquista di Mariupol permetterebbe alla Russia di ottenere un corridoio di terra tra la Crimea e l’area di Kherson, unica grande città ucraina finora in mano agli invasori, e il Donbass dove, secondo Vadym Denysenko, consigliere del ministro degli Interni ucraino, l’offensiva russa «è già iniziata», anche se non ci sono ancora le grandi battaglie annunciate.

Sullo sfondo resta la preoccupazione per il ricorso dei russi alle armi chimiche. In una nota del battaglione Azov, a Mariupol un drone avrebbe lanciato delle sostanze tossiche sui difensori della città. Tre persone hanno evidenziato «chiari segni di avvelenamento chimico», per nessuno di loro tuttavia ci sono «gravi conseguenze» per la salute. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha ribadito la «preoccupazione per un possibile attacco con armi chimiche nella nuova fase del terrore», senza confermare il loro utilizzo a Mariupol da parte dei russi.

Secondo la procuratrice generale dell’Ucraina, Iryna Venediktova, al momento sono oltre 5.800 i casi di crimini di guerra commessi dalle truppe russe. «Qui stiamo ancora riesumando cadaveri dalle fosse comuni» per quelli che «non sono solo crimini di guerra, ma anche crimini contro l’umanità».

Nel distretto di frontiera di Shebekinsky tra Russia e Ucraina, nella regione Belgorod, il binario ferroviario è stato danneggiato. Lo ha comunicato il governatore locale, come riporta la Tass. Restano da chiarire le cause. Fonti ucraine hanno detto che si è trattato di un attentato per impedire l’accesso sul territorio di truppe e mezzi russi.

Dal punto di vista diplomatico la situazione rimane in fase di stallo. Ieri, il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, si è recato in Russia — primo leader europeo a farlo dall’inizio dell’invasione — per incontrare il presidente Vladimir Putin, cui ha chiesto la fine delle ostilità. «Non ho impressioni positive anche perché Putin è entrato in una maniera massiccia nella logica della guerra e agisce di conseguenza», ha dichiarato Nehammer a margine della conferenza stampa tenuta successivamente presso l’ambasciata austriaca di Mosca. Il colloquio ha avuto luogo nelle sale della residenza di Putin a Novo-Ogaryovo, località immersa nel verde, a ovest della capitale.

Il cancelliere, nel dirsi «piuttosto pessimista» sul successo dei negoziati tra Mosca e Kiev , ha precisato che «i colloqui di pace richiedono sempre molto tempo, mentre la logica militare dice di non spendere troppo tempo e andare direttamente in battaglia».

Secondo Nehammer, la reazione è apparsa «poco collaborativa», con Putin che ha sempre definito l’attacco in Ucraina come «operazione speciale» e solo una volta, ed indirettamente, ha pronunciato la parola «guerra».

E mentre dal terreno continuano inesorabilmente ad arrivare notizie e immagini di orrori, il ministro della Difesa russo, Sergej Lavrov, in un’intervista al canale televisivo Rossiya-24 ripresa dall’agenzia di stampa Interfax, ha affermato che non ci sarà nessuna tregua nella guerra prima del prossimo round di colloqui di pace con l’Ucraina.

Lavrov ha poi attaccato l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell. «Le dichiarazioni di Borrell cambiano significativamente le regole del gioco», ha precisato Lavrov. Il riferimento è alle parole dette da Borrell al rientro dalla missione diplomatica in Ucraina, a proposito del «sostegno» da dare a Kiev e alla strategia da adottare nella prossima fase, in particolare fornendo all’Ucraina «quello di cui ha bisogno», cioè armi. La guerra in Donbass, aveva aggiunto Borrell, «è una guerra di posizione». Un sostegno che anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, si è detto determinato a «rafforzare».