Messaggio per il Ramadan

Cristiani e musulmani: condividiamo gioie e dolori

Muslim devotees perform ablution prior to offer Friday prayers during Islam's Holy month of Ramadan ...
08 aprile 2022

Pubblichiamo la traduzione italiana del tradizionale messaggio di auguri inviato dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso alla comunità islamica in occasione del mese di Ramadan — iniziato il 1° aprile scorso — e di ’Id al-Fitr (1443 H. / 2022 A.D.), la festa che lo conclude. Firmato dal cardinale presidente Miguel Ángel Ayuso Guixot, comboniano, e dal segretario monsignor Indunil Kodithuwakku Janakaratne Kankanamalage, il messaggio — dal titolo «Cristiani e musulmani: condividiamo gioie e dolori» — è datato 18 febbraio ed è stato diffuso oggi, 8 aprile, in lingua inglese e anche nelle versioni in francese e arabo.

Cari fratelli e sorelle musulmani,

Come tutti sappiamo, la pandemia causata dal Covid-19 ha portato via la vita a milioni di persone in tutto il mondo, compresi membri delle nostre famiglie. Altri si sono ammalati e sono guariti, passando però per molto dolore e soffrendo a lungo per le conseguenze del virus. Mentre celebrate il mese di Ramadan che si conclude con ‘Id al-Fitr, il nostro pensiero è di gratitudine a Dio Onnipotente che ha protetto tutti noi nella Sua Provvidenza. Portiamo anche nella preghiera i morti e gli ammalati con dolore e speranza.

La pandemia con i suoi tragici effetti su ogni aspetto del nostro stile di vita ha attratto nuovamente la nostra attenzione su un aspetto importante: la condivisione. Per questo abbiamo ritenuto opportuno affrontare questo tema nel Messaggio che siamo lieti di inviare a tutti e a ciascuno di voi.

Tutti condividiamo i doni di Dio: aria, acqua, vita, cibo, riparo, i frutti del progresso in campo medico e farmaceutico, i risultati del progresso scientifico e tecnologico in diversi campi e la loro applicazione, la continua scoperta dei misteri dell’universo... La consapevolezza della bontà e della generosità di Dio riempie i nostri cuori di gratitudine verso di Lui e, allo stesso tempo, ci incoraggia a condividere i suoi doni con i nostri fratelli e sorelle che si trovano in ogni tipo di bisogno. La povertà e la situazione di precarietà in cui versano molte persone a causa della perdita di posti di lavoro e dei problemi economici e sociali legati alla pandemia rendono ancora più urgente il nostro dovere di condivisione.

La condivisione trova la sua motivazione più profonda nella consapevolezza che tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo è dono di Dio e che, di conseguenza, dobbiamo mettere i nostri talenti al servizio di tutti i nostri fratelli e sorelle, condividendo con loro ciò che abbiamo.

La migliore forma di condivisione ha la sua fonte in una genuina empatia e in un’efficace compassione verso gli altri. A questo proposito, troviamo una sfida significativa nel Nuovo Testamento: “Se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1 Gv 3, 17-18).

Tuttavia, la condivisione non si limita ai beni materiali, ma è soprattutto condivisione delle gioie e dei dolori reciproci, che fanno parte di ogni vita umana. San Paolo raccomandava ai cristiani di Roma di rallegrarsi con quelli che sono nella gioia; e piangere con quelli che sono nel pianto (cfr. Rom 12, 15). Papa Francesco, da parte sua, ha affermato che un dolore condiviso è dimezzato e una gioia condivisa è raddoppiata (cfr. Incontro con gli alunni di Scholas Occurrentes, 11 maggio 2018).

Dall’empatia nasce la condivisione degli atteggiamenti e dei sentimenti dei nostri parenti, amici e vicini, anche di coloro che appartengono ad altre religioni, in occasione di eventi importanti, gioiosi e tristi delle loro vite: le loro gioie e i loro dolori diventano nostri.

Tra le gioie condivise vi sono la nascita di un bambino, la guarigione da una malattia, il successo negli studi, nel lavoro o negli affari, il tornare sani e salvi da un viaggio e sicuramente altre circostanze. Vi è anche una gioia particolare per i credenti: la celebrazione delle principali feste religiose. Quando facciamo visita ai nostri amici e vicini di altre religioni o ci congratuliamo con loro in queste occasioni, condividiamo la loro gioia per la celebrazione della loro festa senza dover fare nostra la dimensione religiosa dell’occasione celebrata.

Tra i dolori condivisi, in primis, la morte di una persona cara, la malattia di un familiare, la perdita di un lavoro, il fallimento di un progetto o di un’impresa, una crisi in famiglia, che a volte provoca la sua divisione. È ovvio che abbiamo bisogno della vicinanza e della solidarietà dei nostri amici più nei momenti di crisi e di dolore che in quelli di gioia e di pace.

La nostra speranza, cari fratelli e sorelle musulmani, è che continuiamo a condividere gioie e dolori dei nostri vicini e amici, perché l’amore di Dio abbraccia ogni persona e l’universo intero.

Come segno della nostra comune umanità e della fraternità che ne scaturisce, vi auguriamo un pacifico e fruttuoso Ramadan e una gioiosa celebrazione di ‘Id al-Fitr.