La bandiera che racconta l’orrore di Bucha

 La bandiera  che racconta  l’orrore di Bucha  QUO-079
06 aprile 2022

Danylo, Antalolij, Pavel, Viktor e Tymofil sono 5 fratelli, vengono da una casa famiglia di Odessa e sono stati accolti il 24 marzo a Cagliari. Con loro c’è la mamma, Valentyna Babenko. I loro sguardi di bambini — offuscati dal terrore, ma ora spalancati sulla speranza — raccontano storie a cui le parole non riescono a dare corpo. Vista con gli occhi di questi 5 fratelli la guerra è ancora più sacrilega.

Quando Papa Francesco fa loro segno di avvicinarsi — durante l’udienza generale nell’Aula Paolo vi — i bambini non esitano un istante. In pochi giorni la guerra gli ha vomitato addosso atrocità finora inimmaginabili. Ma ora il Papa, sì proprio il Papa, li chiama vicino a sé. E lo guardano, Francesco, mentre mostra una bandiera della loro Ucraina. Non conoscono l’italiano e non hanno idea, lì per lì, che quella bandiera stropicciata arriva proprio dalla città martoriata di Bucha. Ma quando vedono il Papa che la bacia... chiaro che non è una bandiera come le altre.

Danylo, Antalolij, Pavel, Viktor e Tymofil si schierano subito — quasi fossero una piccola squadra di calcio — attorno al Papa. Non prima di dargli due doni. Doni semplici, poveri. Soprattutto un disegno coloratissimo, come a scacciar via il nero della guerra. E sì, hanno lasciato tutto a Odessa. Non hanno più nulla, ma il valore del gesto del dono è straordinario. Ad accompagnarli, anche Cynthia Auyeroc, moglie del console onorario ucraino in Sardegna, con Annabella e Maria Belén, le sue due figlie. In Aula Paolo vi ci sono anche altri ucraini accolti a Cagliari tramite il consolato ucraino in Sardegna che, in collaborazione con il Gruppo interparlamentare di amicizia Ucraina-Italia, sta organizzando missioni umanitarie, in particolare nel Donbass e a Odessa, soprattutto per i piccoli che vivono in istituti e case famiglia.

«Questi bambini — ha detto il Papa — sono dovuti fuggire e arrivare a una terra straniera: questo è uno dei frutti della guerra. Non dimentichiamoli, e non dimentichiamo il popolo ucraino. È duro essere sradicati dalla propria terra per una guerra».

Danylo, Antalolij, Pavel, Viktor e Tymofil non capiscono le parole del Papa in italiano. Ma ne colgono l’essenza. Difatti sorridono. Un sorriso che si apre ancor di più quando Francesco offre a ciascuno — come già mercoledì scorso ai loro coetanei ucraini presenti in Aula — un uovo pasquale di cioccolato, donato dall’associazione Amitieé France-Italie.

di Giampaolo Mattei