In Brasile la positiva realtà carceraria promossa dalle associazioni di assistenza ai condannati

«Dall’amore nessuno fugge»

   «Dall’amore nessuno fugge»  QUO-079
06 aprile 2022
Esiste un carcere senza poliziotti né armi, in cui i detenuti hanno le chiavi delle celle. Quella che può sembrare un’utopia, è una realtà consolidata. Succede in Brasile, terzo Paese al mondo per numero di carcerati, con oltre ottocentomila persone ristrette in condizioni sempre più difficili e spesso disumane. Sono le Apac, associazioni per la protezione e l’assistenza ai condannati. In queste strutture le giornate trascorrono tra lavoro, studio e preghiera. Nessuna uniforme, i detenuti sono “recuperandi” e si chiamano per nome. «Qui entra l’uomo, il reato resta fuori», lo hanno scritto persino sui muri. La parola chiave è responsabilizzazione. Aiutati da volontari e operatori, gli ospiti delle Apac devono organizzare la loro vita: cucinano, provvedono alla manutenzione e alla ...

Questo contenuto è riservato agli abbonati

paywall-offer
Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati